Il Medio Oriente brucia e l’Europa ha tutto da perdere da questa situazione

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  Tiziano Sini
  21 giugno 2025
  2 minuti, 42 secondi

L’offensiva “Leone nascente” lanciata contro l’Iran da Israele negli ultimi giorni è stata l’ennesimo scossone che ha destato il Medio Oriente.

Dopo mesi di guerra a Gaza e l’operazione contro Hezbollah, adesso Israele - con una mossa a sorpresa, resa tale anche dall’appoggio americano - ha di fatto iniziato una guerra contro la Repubblica Islamica dell’Iran. L'Iran è il vero e principale nemico strategico di Israele nell’area, reo di aver portato avanti negli ultimi anni un processo di arricchimento dell’uranio a un livello superiore a quello civile. Anche se il livello non è ancora utile ad armare delle testate nucleari, la finalità resta probabilmente questa.

L’esplosione dello scontro avviene durante un brusco rallentamento delle trattative fra Iran e Stati Uniti, finalizzate proprio alla ricerca di un compromesso sul programma nucleare iraniano. Questo compromesso prenderebbe il posto del Joint Comprehensive Plan of Action (JCPOA), faticosamente raggiunto dai vertici europei e dall’amministrazione Obama - ma mai approvato dal Congresso americano - che proprio Trump durante il suo primo mandato fece naufragare.

Questo scontro, è importante ricordare, non avrà solamente ripercussioni belliche, ma anche rilevanti impatti economici, che arriveranno a colpire con molta probabilità anche l’Unione Europea. Di fronte a una situazione in rapido deterioramento, molto probabilmente l'UE dovrà affrontare scenari negativi.

Il punto che pare subito essere stato attenzionato, anche a seguito di minacce ritorsive da parte di esponenti di spicco iraniani, riguarda le implicazioni che questa guerra potrebbe generare in primo luogo sul commercio globale, anche di idrocarburi.

Lo scontro sta configurando il serio rischio di un nuovo aumento del prezzo del carburante, con implicazioni importanti sui consumi dei cittadini europei. Va, tuttavia, ricordato, che già adesso l’export di greggio e di altri prodotti derivati è soggetto a misure sanzionatorie occidentali; ma è altrettanto importante ricordare che forti scompensi del settore genererebbero automaticamente impatti a livello globale.

Il vero tema dirimente riguarda le probabili rappresaglie che l’Iran potrebbe svolgere nello stretto di Hormuz, tratto commercialmente strategico nel Golfo Persico.

In prima battuta, rispetto anche a quanto trattato in precedenza, è rilevante evidenziare il suo ruolo nel passaggio di grandissime quantità di petrolio, ma anche di GNL. Questo lo rende di fatto la prima arteria petrolifera globale, condensando circa il 20% del volume del mercato. Le conseguenze che questo potrebbe generare a livello globale sono piuttosto chiare, soprattutto se messe in relazione con la situazione di difficoltà e instabilità generata dallo scoppio della guerra in Ucraina.

A questo, poi, si collega anche un secondo aspetto: l’arteria assume, infatti, una valenza strategica non solamente nel trasporto di idrocarburi, ma nel commercio in generale, con il passaggio di circa 3.000 navi al mese. Un numero estremamente elevato, la cui interruzione potrebbe generare una crisi delle catene di approvvigionamento nell'area.

Si tratta di scenari che fanno riflettere in maniera considerevole sui potenziali rischi per l’Europa con l’acutizzarsi dello scontro, i cui impatti potrebbero scuotere nuovamente il mercato energetico, facendo aumentare l’inflazione in maniera significativa.

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Tiziano Sini

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