Il mercato della disinformazione

Le rivelazioni del caso Team Jorge

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  Giorgio Giardino
  18 marzo 2023
  5 minuti, 14 secondi

In un mondo in cui i social network rivestono un ruolo centrale nella formazione delle opinioni pubbliche il controllo della narrativa è centrale. Ogni giorno infatti si combatte una guerra anche nelle arene digitali, e la disinformazione è un’arma preziosa. Come in tutte le guerre, anche in questa esistono mercenari che forniscono i loro servizi al miglior offerente. Per la prima volta un’inchiesta coordinata da Forbidden Stories ha mostrato da vicino come funziona l’industria della disinformazione e come la realtà sia particolarmente preoccupante.

Disinformazione e hackeraggio

L’inchiesta coordinata da Forbidden Stories - Ong francese attiva dal 2017 che si occupa di portare avanti il lavoro di giornalisti minacciati e assassinati nel mondo- e portata avanti da un consorzio di diverse testate giornalistiche è iniziata nell’estate dell’anno scorso, quando un potenziale cliente è riuscito a entrare in contatto con una società israeliana, cioè il Team Jorge. Da quel momento in poi, sono iniziati una serie di incontri, prima online e poi di persona, per discutere sui metodi e sui costi di un potenziale servizio. Il cliente infatti si era presentato come intermediario di un uomo di affari interessato a rimandare o addirittura annullare le elezioni che si sarebbero dovute tenere in un Paese africano.

Ciò che però gli uomini del Team Jorge non sapevano è che dietro lo schermo, e poi nel loro ufficio a Modiin – piccola città israeliana a meno di 40 chilometri da Tel Avivi –, non c’erano degli uomini interessati realmente a interferire con la vita democratica di uno Stato, ma tre giornalisti in incognito, di Radio France, Haaretz e TheMarker. È in questo modo che sono stati svelati alcuni fra strumenti e metodi che utilizza il Team Jorge, ma soprattutto è così che è stata svelata l’identità dello stesso “Jorge”. Il suo vero nome è Tal Hanan, ex membro delle forze speciali dell’esercito di Israele, che a partire dagli anni ’90 ha deciso di avviare una propria attività nel settore della sicurezza.

Durante questi incontri, di cui sono stati pubblicati anche alcuni video, Hanan ha provato a “vendere” i propri servizi. Le tattiche che avrebbe poi mostrato ai giornalisti sarebbero infatti state utilizzate in “33 campagne presidenziali, 27 delle quali hanno avuto successo”. I giornalisti non sono stati in grado di verificare se questa affermazione fosse vera o se si trattasse piuttosto di una tattica per vendere i suoi servizi. Ciò che però emerge abbastanza chiaramente è che il Team Jorge è in grado di portare avanti campagne capaci di interferire con la vita pubblica dei Paesi, grazie a strumenti sofisticati.

Uno di essi, mostrato durante l’incontro, si chiama Aims, acronimo che sta per Advanced Impact Media Solutions. È grazie a questo software che Hanan è stato in grado di dar vita al proprio esercito virtuale: decine di migliaia di avatar virtuali che grazie all’intelligenza artificiale appaiono come persone reali. Si tratta di account falsi e automatizzati che si muovono su tutte le maggiori piattaforme digitali, da Facebook a Twitter, da YouTube a LinkedIn. È da qui che nascono le campagne di disinformazione che vengono guidate a seconda dell’obiettivo richiesto dal cliente, creando la narrativa più adatta alla situazione.

L’attività del Team Jorge non si limita però solo alla diffusione di fake news, ma anche all’hackeraggio. Difronte ai finti clienti, Hanan entra tranquillamente nella casella di posta di funzionari di governo di diversi Paesi africani, riuscendo anche a scrivere dal loro account Telegram. I giornalisti hanno scoperto che questo genere di servizi sarebbe stato offerto anche a Cambridge Analytica, la società inglese accusata di aver influenzato il voto sulla Brexit e le presidenziali americane del 2016 che avrebbero poi portato Donald Trump alla Casa Bianca. Non è stato possibile stabilire se la trattativa sia andata a buon termine, anche se sono emerse prove di collaborazione fra le due società nel caso delle elezioni presidenziali nigeriane del 2015.

Un mercato in espansione

Se ormai da tempo siamo consapevoli dell’utilizzo della disinformazione da parte di attori statali, tanto come strumento di politica estera – come evidente ad esempio nel caso della Russia – che interna, quello delle aziende private rimane ancora un mondo più in ombra, ma non per questo meno preoccupante. Aziende di questo genere sono capaci di portare avanti campagne in grado di influenzare notevolmente l’opinione pubblica, interferendo in maniera rilevante sui processi democratici in tutto il mondo.

E in un mondo in cui social media hanno un peso importante nella circolazione delle notizie e nella formazione delle opinioni all’interno delle società, se anche l’inchiesta dovesse portare il Team Jorge a smettere di operare, è difficile pensare che questo vuoto non verrebbe presto colmato da qualcun altro. Una ricerca dell’Oxford Internet Institute mostra come nel 2020 società private fossero attive in almeno 48 Paesi e che dal 2009 sono stati spesi almeno 60 milioni di dollari per ingaggiarle. Si tratta di cifre enormi, secondo molti destinate a crescere.

Non si può quindi più negare l’esistenza di un grande mercato per questo genere di servizi, ed esiste un elemento comune fra le diverse aziende finora note: molte di esse nascono e si sviluppano nell’industria hi-tech israeliana. Come il gruppo di Hanan infatti, anche la Nso Group, l’azienda produttrice dello spyware Pegasus, la Percepto, altra azienda che sembrerebbe impegnata nel business della disinformazione, sono israeliane. Molto spesso si tratta di società che nascono dalla fusione fra il mondo della tecnologia israeliana, industria trainante dello sviluppo del Paese, e quello militare, come dimostra ad esempio il passato di Hanan.

La vittima di questa guerra digitale, combattuta da mercenari al servizio del miglior offerente, è la verità. E non è un caso se giornalisti in tutto il mondo subiscono attacchi per il loro lavoro. La possibilità di informarsi, di formarsi una propria opinione, rappresenta un requisito essenziale per la democrazia. Quando però la piazza digitale viene invasa da notizie false questo diritto viene meno.

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Fonti utilizzate per la stesura dell’articolo:

https://forbiddenstories.org/story-killers/team-jorge-disinformation/

https://www.theguardian.com/world/2023/feb/15/revealed-disinformation-team-jorge-claim-meddling-elections-tal-hanan

https://www.ilpost.it/2023/02/15/team-jorge-inchiesta-disinformazione/

https://www.internazionale.it/magazine/holger-stark/2023/02/23/dietro-le-quinte-della-disinformazione

https://www.internazionale.it/magazine/louis-imber/2023/02/23/dall-esercito-al-privato

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https://www.rawpixel.com/image/6029969/photo-image-public-domain-hand-person

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L'Autore

Giorgio Giardino

Giorgio Giardino, classe 1998, ha di recente conseguito la laurea magistrale in Politiche europee ed internazionali presso l'Università cattolica del Sacro Cuore discutendo un tesi dal titolo "La libertà di espressione nel mondo online: stato dell'arte e prospettive". Da sempre interessato a tematiche riguardanti i diritti fondamentali e le relazioni internazionali, ricopre all'interno di MI la carica di caporedattore per la sezione Diritti Umani.

Giorgio Giardino, class 1998, recently obtained a master's degree in European and international policies at Università Cattolica del Sacro Cuore with a thesis entitled "Freedom of expression in the online world: state of the art and perspectives". Always interested in issues concerning fundamental rights and international relations, he holds the position of Editor-in-Chief of the Human Rights team.

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