Il naufragio di Cutro e la rotta Turchia-Italia

Prospettive di gestione dei flussi migratori

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  Flora Stanziola
  22 marzo 2023
  6 minuti, 20 secondi

Lo scorso 26 febbraio un’imbarcazione di legno proveniente dalla Turchia si è spezzata naufragando sulle coste calabresi. A bordo erano presenti almeno 170 persone che erano partite 4 giorni prima da Izmir in Turchia di cui si stima ne siano morte circa 78. I sopravvissuti hanno ricevuto sostegno e assistenza dalle principali organizzazioni non governative come Medici Senza Frontiere ed è stato grazie a loro che si è cercato di ricostruire cosa fosse accaduto. L’imbarcazione, a causa del cattivo tempo ha probabilmente preso una secca e le onde molto alte hanno provocato la rottura dell’imbarcazione.

La rotta dalla Turchia all’Italia

La tratta percorsa da questa imbarcazione che parte dalla Turchia, costeggia la Grecia per poi arrivare in Calabria o Puglia, è una delle più calcate per l’arrivo in Italia, e sulla costa calabrese solo nel 2022 sono sbarcate almeno 18mila persone. Questa rete è gestita da cittadini di origine turca, siriana e spesso anche libanesi ed egiziani. In particolare, in Turchia esistono delle organizzazioni criminali, anche con ramificazioni internazionali in Europa e in altri paesi del Medioriente, che gestiscono le partenze dei migranti e i loro spostamenti verso le destinazioni finali una volta giunti in Italia. Le barche che affrontano questa traversata sono quasi tutte di piccole e medie dimensioni e il viaggio dei migranti viene organizzato dalle autorità turche le quali agiscono indisturbate. Coloro che fuggono provengono perlopiù da paesi in guerra, come Afghanistan, Iraq, Pakistan e Siria, nella speranza di un futuro migliore. In ogni caso si tratta di persone che generalmente posseggono i requisiti previsti dalle normative dell’Unione europea per ottenere la protezione umanitaria per lo status di rifugiato, una volta giunte in Europa in cerca di asilo e alle quali dovrebbe essere garantito un arrivo in sicurezza. Lo status di rifugiato secondo il diritto internazionale, infatti, non è paragonabile a quello di qualunque migrante.

I soccorsi

Secondo quanto ricostruito dalla Guardia di Finanza, l’imbarcazione era stata avvistata da un velivolo di Frontex (Agenzia europea della guardia di frontiera e costiera) la sera prima del naufragio ma senza dare le coordinate esatte dell’avvistamento. La segnalazione da parte di Frontex permetteva l’avvio di un’operazione, sia da parte della Guardia di Finanza, la quale nella notte ha tentato un intervento ma a causa del maltempo non le è stato possibile proseguire, sia da parte della Guardia Costiera, che invece non è intervenuta. È giusto notare che le normative sull’obbligo di soccorso in mare però, non prevedono chi debba poi accogliere il migrante soccorso, una volta trasportato sulla terraferma. Inoltre, come conseguenza della campagna di criminalizzazione delle ONG iniziata nel 2017, la realtà è che a soccorrere ormai non c’è quasi nessuno, anche perché la tratta in questione non è coperta dalle navi delle organizzazioni umanitarie.

La rotta dalla Turchia all’Italia e la crescente frequenza con cui il nostro paese si è trovato a dover far fronte a tragedie di questo tipo, sono imputabili parzialmente anche al rafforzamento delle barriere all’entrata della Grecia che, nonostante sia anch’essa beneficiaria dei fondi europei per la gestione della migrazione ha aumentato il numero dei militari al confine e programma l’ampliamento di un muro di confine lungo il fiume Evros.

Dal 2004 sono almeno 20.000 le persone che hanno perso la vita nel mediterraneo secondo le ONG che monitorano questo fenomeno, senza considerare le morti invisibili. Un singolo paese non è in grado di prendersi carico della responsabilità di salvare, prevenire e tutelare la vita di queste persone, le quali rischiano tutto nella speranza di un futuro migliore. È necessario che tutti i paesi si facciano carico della responsabilità di queste vite. Nel Nuovo patto sulla migrazione e l'asilo, che dovrebbe poter essere approvato entro il 2024 si parla di responsabilità europea per i salvataggi così come per la redistribuzione dei migranti.

L’inchiesta della procura di Crotone

La Procura di Crotone ha aperto un’inchiesta per omicidio e disastro colposi e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina nei confronti di tre presunti trafficanti di uomini che avrebbero condotto il barcone dalla Turchia all’Italia. In realtà, come approfondito nel Report di Arci Porco Rosso e Alarm Phone con la collaborazione di Borderline Sicilia e borderline-europe, “Dal mare al carcere. La criminalizzazione dei cosiddetti scafisti”, i veri organizzatori di questi viaggi non condividerebbero mai gli altissimi rischi della traversata con i propri “clienti”. I veri scafisti andrebbero quindi individuati e severamente puniti per imbarcare esseri umani ben oltre ogni ragionevole capienza, senza tenere conto delle condizioni metereologiche o di qualunque altra logica che garantisse la sicurezza dei naviganti. La povertà, l'instabilità sociale e politica, così come la limitata disponibilità di percorsi migratori legali, spingono le persone verso le reti criminali che li aiutino a facilitare l'ingresso, il transito o il soggiorno non autorizzati nell'UE. Secondo i primi accertamenti di polizia, carabinieri e finanzieri, gli scafisti richiederebbero almeno 8mila euro a ciascun migrante per essere trasportati, se tutto va bene, in Italia.

Gestire l'emergenza

Dopo il naufragio del 26, febbraio, il più disastroso degli ultimi dieci anni, sono partite da diversi membri del governo italiano alcune proposte per evitare che in futuro succedano di nuovo eventi del genere. Quella che è stata più portata sul tavolo è quella del potenziamento dei cosiddetti corridoi umanitari: cioè programmi speciali di trasferimento in Italia e altri paesi europei di richiedenti asilo e rifugiati in particolari condizioni di vulnerabilità, organizzati da ONG e associazioni del terzo settore in collaborazione con lo Stato italiano. Le persone vengono individuate dall’Agenzia ONU per i Rifugiati (UNHCR) nei principali paesi di transito, vengono sottoposti a controlli di sicurezza compiuti dal Ministero dell’Interno per poi trasferirli con voli messi a disposizione dal governo italiano. Al loro arrivo in Italia le persone vengono inserite nella società attraverso un programma di accoglienza. La Von Der Leyen ha sempre elogiato il governo italiano nell’offrire percorsi sicuri e legali alle persone in fuga dalla sofferenza grazie ai corridoi umanitari, ma il fenomeno migratorio è una sfida che va affrontata a livello europeo; come prevede il Nuovo Patto sulla Migrazione e l’Asilo.

Secondo gli ultimi dati forniti dalla Comunità di Sant’Egidio, da febbraio 2016 al maggio 2022, attraverso i corridoi umanitari sono state trasferite in Italia 3.955 persone, in Francia 546, in Belgio 150, l’Andorra ha accolto 16 persone dal Libano, mentre Germania e Svizzera hanno accolto 9 e 3 persone dalla Grecia; ma le richieste d’asilo solo nel 2021 nei paesi UE ammontano a circa 535mila, come riportato nelle statistiche europee annuali sulle domande d’asilo. La maggior parte se non la totalità di queste domande proviene invece da persone probabilmente entrate irregolarmente in territorio europeo via mare o via terra. Il problema è che questi numeri sono ingestibili dai meccanismi dei corridoi umanitari. Anche il potenziamento dei corridoi umanitari potrebbe condurre ad un rischio talvolta maggiore ovvero affidare stabilmente ad associazioni private un compito di cui dovrebbe farsi carico lo stato.

I corridoi umanitari non possano essere quindi considerati una soluzione strutturale per scoraggiare il fenomeno degli arrivi irregolari di migranti, via mare o via terra. È necessaria una risposta collettiva e complessiva in quanto è evidente che l’unico modo per scoraggiare questi rischiosi viaggi via mare o via terra per mano di trafficanti sarebbe l’apertura di maggiori canali legali per chi arriva da paesi fuori dall’Unione.

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Fonti utilizzate per il presente articolo:

https://ec.europa.eu/eurostat/statistics-explained/index.php?title=Annual_asylum_statistics#First-time_applicants_.E2.80.93_535_000_in_2021

https://www.internazionale.it/essenziale/notizie/annalisa-camilli/2023/02/27/calabria-naufragio

https://www.corrieredellacalabria.it/2023/02/26/strage-al-largo-di-crotone-per-un-naufragio-morti-almeno-40-migranti-molti-bambini-tra-le-vittime/

https://www.wired.it/article/migranti-naufragio-calabria-rotta-turchia-italia/

https://www.italiaoggi.it/news/naufragio-il-decreto-ong-non-c-entra-nulla-2594537

https://euractiv.it/section/migrazioni/news/naufragio-di-cutro-ursula-von-der-leyen-elogia-la-posizione-dellitalia-sullimmigrazione/

https://www.ilpost.it/2023/03/03/corridoi-umanitari-naufragi/#:~:text=Una%20delle%20pi%C3%B9%20citate%20%C3%A8,collaborazione%20con%20lo%20Stato%20italiano.

https://www.ilriformista.it/la-norma-antiscafistinon-fa-neanche-il-solletico-ai-trafficanti-di-esseri-umani-347669/

https://www.quicosenza.it/news/calabria/naufragio-a-cutro-8mila-euro-ai-trafficanti-di-esseri-umani-per-il-viaggio-della-morte

Immaginehttps://pixabay.com/it/photos/giubbotto-di-salvataggio-sospeso-4509307/

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L'Autore

Flora Stanziola

Autrice da giugno 2022 per Mondo Internazionale Post. Originaria dell'Isola d'Ischia e appassionata di lingue e culture straniere ha conseguito nel 2018 il titolo di Dott.ssa in Discipline per la Mediazione linguistica e culturale. Dopo alcune esperienze all'estero e nel settore turistico, nel 2020 ha intrapreso la strada delle relazioni internazionali iscrivendosi al corso di laurea magistrale in Politiche per la Cooperazione Internazionale allo Sviluppo, appassionandosi alle tematiche relative alla tutela dei diritti umani. Recentemente ha concluso il suo percorso di studi con la tesi dal titolo: "L'Uganda contemporaneo: dalle violenze ai processi di sviluppo".

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Migranti