Il Nutriscore: i pro e i contro

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  Valeria Fraquelli
  13 marzo 2024
  3 minuti, 58 secondi

Il Nutriscore, il famoso (e per alcuni famigerato) semaforo, con i colori che vanno dal verde acceso al rosso intenso e con lettere dalla A alla E, usato per aiutare i consumatori a scegliere gli alimenti più sani, ad esempio, con meno sale o meno zuccheri.

Di per sé l’intento è veramente ottimo: preservare la salute dei consumatori e anche l’ambiente, poiché il Nutriscore premia tutti quei prodotti alimentari che sono più sani e più ecosostenibili, con meno coloranti e conservanti. Nonostante ciò, come spesso accade, anche in questo caso non è tutto oro quel che luccica: alcune persone pensano che dietro ci siano sempre gli interessi delle grandi aziende multinazionali e sottolineano come alcuni dei nostri prodotti di eccellenza siano indicati con la lettera E in rosso intenso, mentre prodotti industriali e molto lavorati siano contrassegnati con lettera A in verde acceso. Ovviamente, nessuno vuole che i propri prodotti di punta finiscano per essere considerati nemici della salute e dell’ambiente.

Ma sappiamo davvero cosa sia e come funzioni il Nutriscore? Sembra che ci sia un po’ di confusione, quindi proveremo a fare chiarezza. Il Nutriscore, come già accennato, è un'etichetta che dovrebbe aiutare i consumatori a scegliere i cibi più sani ed equilibrati dal punto di vista nutrizionale, grazie a un'indicazione che assegna la lettera A di colore verde brillante ai prodotti più genuini e così via fino alla lettera F in rosso acceso per tutti quegli alimenti con più sale, zuccheri o, semplicemente, più grassi.

Come in tutte le cose, anche nel Nutriscore esistono pro e contro.
Da una parte, il Nutriscore potrebbe ridurre le spese per la salute, migliorare la qualità della vita, aumentare il numero di ore di lavoro e diminuire l’obesità, la quale sta diventando un problema grave nei Paesi più industrializzati come il nostro.
Alcuni esperti fanno presente che il Nutriscore è “già stato adottato da sei Paesi dell’Unione Europea – Francia, Belgio, Germania, Paesi Bassi, Lussemburgo e Spagna – più la Svizzera”, quindi se ben sette Paesi lo hanno scelto vuole dire che pensano che potrebbe avere dei benefici sulla salute dei cittadini.
Come ha spiegato l’ideatore del Nutriscore, Serge Hercberg, professore emerito di nutrizione all’Università Sorbona Parigi Nord: “Anche in Francia la lobby dei produttori rifiutava il Nutri-score per difendere i propri interessi, e spesso era appoggiata dai politici. Ma di fronte alle evidenze scientifiche, nel 2017 l’etichetta con il semaforo è stata introdotta in Francia, anche se in modo volontario. Difatti ancora oggi alcune multinazionali come Ferrero, Lactalis, Coca Cola continuano a rifiutarlo”.

Dall’altra parte, produttori italiani, e non solo, vogliono evitare che questa etichetta diventi obbligatoria e vincolante per tutti i Paesi dell’Unione Europea, poiché temono che penalizzi i loro prodotti più tipici. 

Il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri, dice chiaramente: “Se il Nutri-score venisse approvato dall’Unione Europea sparirebbero dalle tavole le eccellenze locali che caratterizzano i nostri territori e con la loro la storia e le tradizioni che li accompagnano. (…) I sistemi di etichettatura a colori come il Nutri-score escludono paradossalmente dalla dieta alimenti sani e naturali, che da secoli sono presenti sulle tavole per favorire prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta. L’etichetta nutrizionale a colori boccia ingiustamente quasi l’85% in valore del Made in Italy a denominazione di origine (Dop/Igp), che la stessa Unione Europea dovrebbe invece tutelare e valorizzare”.

Mentre il dibattito sul Nutriscore si infiamma, bisogna ricordare che la cosa migliore da fare è sempre leggere molto bene le etichette per imparare a capire cosa sia sano e cosa no, stare attenti a quello che mettiamo nel nostro carrello e portiamo sulle nostre tavole, perché solo essendo ben consapevoli di quello che si mangia, potremo salvare il nostro pianeta e anche la nostra salute.


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L'Autore

Valeria Fraquelli

Mi chiamo Valeria Fraquelli e sono nata ad Asti il 19 luglio 1986. Ho conseguito la Laurea triennale in Studi Internazionali e la Laurea Magistrale in Scienze del governo e dell’amministrazione presso l’Università degli Studi di Torino. Ho anche conseguito il Preliminary English Test e un Master sull’imprenditoria giovanile; inoltre ho frequentato con successo vari corsi post laurea.

Mi piace molto ascoltare musica in particolare jazz anni '20, leggere e viaggiare per conoscere posti nuovi ed entrare in contatto con persone di culture diverse; proprio per questo ho visitato Vienna, Berlino, Lisbona, Londra, Malta, Copenhagen, Helsinki, New York e Parigi.

La mia passione più grande è la scrittura; infatti, ho scritto e scrivo tuttora per varie testate online tra cui Mondo Internazionale. Ho anche un mio blog personale che tratta di arte e cultura, viaggi e natura.

La frase che più mi rappresenta è “Volere è potere”.

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