La guerra in Ucraina ha gettato ombre sulla transizione energetica europea, aumentando la dipendenza da gas e petrolio in diversi paesi del continente. Anche la Grecia, sebbene con un basso consumo energetico, è stata influenzata da questa tendenza. Nel 2021, l'82% del suo fabbisogno energetico era ancora coperto da combustibili fossili, mentre le fonti rinnovabili rappresentavano solo il 17%. La dipendenza dal gas naturale importato è cresciuta, passando dal 68% nel 2010 al 74% nel 2021, con la Russia come principale fornitore.
Tuttavia, con lo scoppio della guerra in Ucraina, la Grecia ha avviato una diversificazione delle sue fonti energetiche. Oltre alle importazioni russe, ha iniziato a ricevere gas anche dalla Turchia e dall'Azerbaigian attraverso nuovi gasdotti, riducendo così la sua dipendenza dalla Russia. Gli Stati Uniti sono emersi come principale fornitore di gas naturale liquefatto (GNL), seguiti da Algeria e Qatar.
Inoltre, l'Iraq sta guadagnando rilevanza nel mercato energetico greco, diventando il secondo maggior fornitore di petrolio dopo il Kazakistan e prima della Russia. Nel 2021, l'Iraq ha soddisfatto il 30% del fabbisogno energetico greco e nel 2022 le sue esportazioni verso la Grecia hanno raggiunto un valore di 6,27 miliardi di dollari, consolidando ulteriormente la sua posizione nel mercato energetico europeo.
La domanda energetica della Grecia
La Grecia è stata protagonista di una corsa al gas sin dagli anni '90, guidata da una combinazione di politica energetica, cambiamento climatico e ambizioni geopolitiche che avrebbero voluto posizionare la Grecia come hub energetico per l’Europa sudorientale.
Negli ultimi anni, la domanda di gas naturale è cresciuta notevolmente, specialmente nel settore della produzione di energia elettrica, che ha ampiamente sostituito la lignite, uno dei carboni fossili nel mix energetico. Tra il 2005 e il 2021, la sua quota è passata dal 14% al 40%, mentre quella della lignite è scesa dal 59% al 10%. Anche le fonti rinnovabili hanno visto un aumento significativo, contribuendo al 41% del mix elettrico.
Nel 2021, quasi il 69% delle importazioni di gas naturale, pari a 4,2 miliardi di metri cubi, è stato utilizzato per la produzione di energia elettrica. L'industria ha consumato solo il 12,5%, mentre gli utenti domestici, inclusi quelli per il riscaldamento, hanno assorbito circa il 19%.
Il petrolio, importato principalmente via mare, rappresenta circa la metà del mix energetico della Grecia, con il settore dei trasporti che ne utilizza circa il 44%. I prodotti petroliferi derivanti dal petrolio greggio importato costituiscono il principale settore di esportazione del Paese, superando del doppio il volume dei prodotti consumati internamente nel 2021, con un valore di oltre 10 miliardi di euro.
Nonostante gli alti numeri di esportazioni di combustibili fossili, la politica energetica e climatica greca è stata formalizzata nel Piano Nazionale per l'Energia e il Clima (NECP) del 2019, su cui si basa la prima legge sul clima del Paese nel maggio 2022. Gli sforzi per raggiungere gli obiettivi stabiliti sono stati ulteriormente sostenuti dal Recovery and Resilience Facility (RRF) dell'UE, che include oltre 10 miliardi di euro per la transizione verde e per il raggiungimento dell’obiettivo "Zero Emissioni Nette" entro il 2030. La maggior parte delle misure è stata attuata tramite legislazione d'emergenza nel luglio 2022, con obiettivi chiave che includono un aumento della quota di energia rinnovabile al 35% del consumo finale lordo entro il 2030 e una riduzione delle emissioni di gas serra del 55% nello stesso arco di tempo.
L’offerta petrolifera dell’Iraq
Le risorse energetiche irachene, incluse le consistenti riserve di petrolio, gas e il potenziale nell'energia solare, stanno rapidamente emergendo come un punto focale nel panorama energetico globale. Il governo iracheno ipotizza che entro sei anni il Paese sarà uno dei principali produttori di petrolio al mondo, mentre entro il 2030 prevede che il 5% del suo mix energetico sarà costituito da energia solare.
Questi sviluppi posizionano l'Iraq come un potenziale fornitore chiave di petrolio e gas per l'Europa, con recenti investimenti nel settore energetico che puntano a ridurre la dipendenza da forniture esterne e sfruttare totalmente le risorse di gas per la produzione di elettricità. Ad esempio, la costruzione dell'impianto di trattamento del gas nel giacimento petrolifero di Halfaya, prevista per quest'anno, segna un importante passo avanti verso questo obiettivo. Questo progetto, gestito dalla China Petroleum Engineering & Construction Corporation per conto di PetroChina, sottolinea l'interesse crescente degli investitori internazionali nel settore energetico iracheno.
L’Iraq ha chiaramente manifestato l'ambizione di diventare un fornitore significativo di energia per l'Europa, cercando di colmare il deficit energetico del continente. Tuttavia, per raggiungere questo obiettivo, il paese deve affrontare diverse sfide, tra cui l'instabilità politica interna, le tensioni geopolitiche regionali e la minaccia del terrorismo. La stabilità politica e la cooperazione internazionale saranno cruciali per l'Iraq nel realizzare il suo potenziale energetico e diventare un partner affidabile per l'Europa.
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L'Autore
Federica Luise
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