La Comunità economica degli Stati dell’Africa Occidentale (in inglese ECOWAS: Economic Community of West African States; in francese CEDEAO: Communauté économique des États de l’Afrique de l’ouest) è un’organizzazione regionale che coinvolge quindici paesi Africani: Benin, Burkina Faso, Capo Verde, Costa d’Avorio, Gambia, Ghana, Guinea, Guinea-Bissau, Liberia, Mali, Niger, Nigeria, Senegal, Sierra Leone e Togo. Tutti i membri appartengono all’area geografica dell’Africa Occidentale e confinano tra di loro. L’ECOWAS nasce nel 1975 con il trattato di Lagos – all’epoca aveva aderito anche la Mauritania, che ha recesso nel 2000, mentre Capo Verde è entrato a farne parte l’anno successivo. L'obiettivo principale era quello di gestire i conflitti civili dei Paesi membri, ma nei decenni successivi ha iniziato a puntare oltre: lo sviluppo e l’integrazione economica tra gli Stati.
Grazie ai successi ottenuti dalla cooperazione tra paesi e alla maggiore stabilità raggiunta, alcuni membri stanno sviluppando un progetto ambizioso: un'unione monetaria. La moneta si dovrebbe chiamare Eco e per la sua emissione verrà istituita la Banca centrale dell’Africa occidentale. Analogamente all’Eurozona nell’Unione Europea, non coinvolge tutti i membri dell’ECOWAS, ma soltanto alcuni, ovvero quelli della Zona monetaria dell’Africa Occidentale (WAMZ: West AfricanMonetary Zone). Ne fanno parte Gambia, Ghana, Guinea, Liberia, Nigeria, Sierra Leone e Burkina Faso. I paesi che vogliono farne parte devono cercare di raggiungere dieci criteri:
- tasso d’inflazione a una sola cifra alla fine di ogni anno;
- deficit di bilancio non oltre il 4% del Pil;
- finanziamento del deficit statale da parte della banca centrale inferiore al 10% delle entrate dello Stato nell’anno precedente;
- riserve esterne lorde non inferiori al valore delle importazioni dei tre mesi precedenti;
- non trovarsi in situazioni di default nazionale;
- gettito fiscale uguale o superiore al 20% del Pil;
- investimenti pubblici derivanti dal gettito fiscale pari o superiore al 20%;
- il totale dei redditi salariale da tassare massimo al 35%;
- tasso di cambio reale stabile;
- tasso di interesse reale positivo.
L’obiettivo iniziale era quello di introdurre la moneta nel 2009, ma la data è stata più volte posticipata a causa del mancato raggiungimento dei criteri – il Ghana nel 2011 era l’unico paese in grado di soddisfare almeno i primi quattro.
Nello scorso decennio è aumentato sempre di più il desiderio di attuare questo progetto, soprattutto tra i cittadini dei paesi appartenenti alla zona franco. Benin, Burkina Faso, Costa d’Avorio, Guinea-Bissau, Mali, Niger, Senegal e Togo hanno come valuta il Franco CFA, ovvero il Franco delle Colonie Francesi d’Africa. Questa moneta ha la particolarità di essere stata ancorata prima al franco francese, poi all’euro. Ciò significa che il tasso di cambio è rigido e dipende da quello dell’euro. Il suo vantaggio sarebbe quello di evitare che le monete di questi paesi si svalutino esageratamente e quindi garantire loro una certa stabilità. Lo svantaggio è che i governi e le banche centrali nazionali hanno scarsissimo margine di controllo sulla politica monetaria. L’introduzione dell’Eco per i paesi del Franco CFA sarebbe l’occasione per ottenere maggiore controllo sulla propria moneta, attraverso la Banca centrale dell’Africa Occidentale.
L’ultimo vertice tra i paesi dell’ECOWAS, concluso a giugno, ha fissato come prossima scadenza il 2027. Considerando le continue posticipazioni, non è possibile affermare che la moneta entrerà in circolazione quell’anno. I governi sono comunque motivati al coordinamento economico; infatti, il prossimo forum ECOWAS, che si terrà dal 14 al 16 settembre, riguarderà l’industria mineraria e petrolifera: settori molto importanti per l’economia dell’Africa occidentale.
https://www.infoafrica.it/2021/06/24/a-settembre-forum-minerario-e-petrolifero-ecowas/
https://allafrica.com/stories/200906230222.html
https://amp24.ilsole24ore.com/pagina/ACrwyu7
https://www.africarivista.it/west-africa-ancora-un-rinvio-per-eco/173035/