L'inquinamento da plastica

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  Valeria Fraquelli
  25 agosto 2023
  3 minuti, 53 secondi

Ultimamente si parla molto dell’inquinamento da plastica: tutti abbiamo visto gli oceani colmi di rifiuti e le specie marine letteralmente strangolate dai rifiuti che gettiamo in mare. Decine e decine di volontari di varie associazioni ambientaliste tentano di ripulire i nostri mari, recuperando quanti più rifiuti possibili sebbene non sia facile. Sembra un fattore di poco conto, ma abbandonare sacchetti di plastica dopo aver consumato il cibo in spiaggia comporta un enorme danno all'ambiente: infatti, la plastica impiega centinaia di anni per degradarsi e il suo abbandono in acqua genera le microplastiche, sicuramente dannose per la nostra salute, che inaliamo quando facciamo il bagno al mare e mangiamo insieme al pesce senza neanche accorgercene. I pesci mangiano le loro prede naturali e si riempiono di particelle di plastica; in alcuni casi rimangono vittime di quella stessa plastica che sta deturpando e devastando il loro habitat naturale; alla fine, noi mangiamo i pesci ed ecco che è come se anche noi mangiassimo la plastica.

"L'inquinamento da plastica in natura ha superato il limite planetario oltre il quale non c'è la sicurezza che gli ecosistemi garantiscano condizioni favorevoli alla vita". A certificarlo è il WWF, che lancia l’allarme sulle condizioni di salute dei nostri mari. "Fino a 22 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica entrano in mare e altrettanti sono abbandonati sulla terra ogni anno, in gran parte plastica monouso, e l'Italia è tra i peggiori Paesi inquinatori che si affacciano sul Mediterraneo, contribuendo all'inquinamento soprattutto in qualità di secondo più grande produttore di rifiuti plastici in Europa" si legge sul loro rapporto. L'ong chiede inoltre al governo "di estendere la raccolta differenziata ai prodotti in plastica di largo consumo". Quindi, non posiamo certamente stare tranquilli se pensiamo che la maggior parte della plastica si trova dispersa in mare, lì dove ogni estate tutti noi andiamo a nuotare e a rilassarci. Quello stesso mare che dovrebbe essere sicuro e privo di tutti i materiali potenzialmente contaminanti.

Insomma, stiamo facendo diventare mari e oceani le nostre discariche, e così facendo impediamo alle generazioni future di goderne come facciamo noi. Il mare è una fonte di sostentamento, di svago: abbiamo mai pensato a che cosa succederebbe se un giorno tutti i pesci si rivelassero inquinati e non potessimo più nutrircene? Purtroppo, questo non è uno scenario troppo lontano dalla realtà quando si considera che a finire gettati in mare sono gli oggetti più impensabili tra frammenti di plastica (10,9%), tappi e coperchi (8,6%), mozziconi di sigarette (6%), materiale da costruzione (5,8%), bastoncini cotonati in plastica (4%), frammenti di polistirolo, bottiglie e contenitori per bevande (3,9%), altri oggetti di plastica (3,1%), stoviglie di plastica usa e getta (3%) e bottiglie di vetro (3%). Dovremmo dire un chiaro no all’usa e getta e scegliere tutti quei materiali riutilizzabili non inquinanti perché solo così potremo sperare di salvare il nostro pianeta dai nostri rifiuti.

Si calcola che nel 2050 ci sarà più plastica che pesci. Ciò vuol dire che saremo ostaggio di un mare di rifiuti, sterile, incapace di donare vita e cibo a tutti noi. Non bisogna dimenticare che la vita è nata nel mare e riempire il mare di plastica vuol dire ignorare la storia, negare che quasi tutto il nostro sostentamento viene dall’acqua. Se non smettiamo di produrre plastica, porteremo il nostro pianeta alla rovina, ad essere invivibile per tutti, incluse le generazioni future. Inoltre, le plastiche si trovano anche nei cosmetici, entrano nella nostra pelle, ci intossicano dall’interno e rendono più fragile il nostro organismo.

La plastica ormai è dappertutto, ci ha resi schiavi del suo utilizzo. All'inizio sembrava che fosse il materiale del futuro, indistruttibile ma poi si è rivelato il grande inquinatore che è: un materiale incapace di degradarsi se non dopo centinaia di anni, dando origine a particelle invisibili che entrano a fare parte del nostro cibo e della nostra aria. Dobbiamo impegnarci tutti a utilizzare materiali diversi dalla plastica, davvero sostenibili e più sicuri, così salvando il nostro pianeta e noi stessi.

Mondo Internazionale APS - Riproduzione Riservata ® 2023 

Fonti di riferimento per il presente articolo:

Immagine: Garbage Pollution Dump - Photo gratuite sur Pixabay - Pixabay

Tutto quello che c'è da sapere sull’inquinamento da plastica | National Geographic

Inquinamento da plastica: un trattato globale è la soluzione per salvare il pianeta? | National Geographic

Plastica in mare, la prima causa di inquinamento | WWF Italia

Inquinamento da plastica: cause e conseguenze (quifinanza.it)

Inquinamento da plastica — Agenzia europea dell'ambiente (europa.eu)

Emergenza plastica: entro il 2050 in mare ci saranno più rifiuti che pesci - YouTube

Plastica e ambiente: un'emergenza globale - YouTube

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L'Autore

Valeria Fraquelli

Mi chiamo Valeria Fraquelli e sono nata ad Asti il 19 luglio 1986. Ho conseguito la Laurea triennale in Studi Internazionali e la Laurea Magistrale in Scienze del governo e dell’amministrazione presso l’Università degli Studi di Torino. Ho anche conseguito il Preliminary English Test e un Master sull’imprenditoria giovanile; inoltre ho frequentato con successo vari corsi post laurea.

Mi piace molto ascoltare musica in particolare jazz anni '20, leggere e viaggiare per conoscere posti nuovi ed entrare in contatto con persone di culture diverse; proprio per questo ho visitato Vienna, Berlino, Lisbona, Londra, Malta, Copenhagen, Helsinki, New York e Parigi.

La mia passione più grande è la scrittura; infatti, ho scritto e scrivo tuttora per varie testate online tra cui Mondo Internazionale. Ho anche un mio blog personale che tratta di arte e cultura, viaggi e natura.

La frase che più mi rappresenta è “Volere è potere”.

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