La difesa europea e la sua necessaria riforma

La dipendenza dall'America non beneficia la difesa dello spazio europeo al suo attuale (e allarmante) stato

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  Riccardo Carboni
  13 marzo 2023
  5 minuti, 37 secondi

L'invasione russa dell'Ucraina nel febbraio 2022 sembrava poter rappresentare un'opportunità, per quanto triste, di trasformazione della sicurezza europea che, ad oggi, non è stata colta. Le responsabilità di questo stallo appartengono a numerosi attori, tra cui i governi degli Stati europei, la NATO, l'Unione Europea e persino gli Stati Uniti d'America.

Sebbene ci siano stati dei progressi nel settore, come il sostegno pubblico europeo all'Ucraina e l'aumento della spesa per la difesa, questi sembrano essere poco utili se i problemi strutturali della difesa europea restano irrisolti. Invece di catalizzare gli sforzi per affrontare tali problemi, la guerra non ha fatto altro che rafforzare quest'ultimi: le condizioni delle forze europee sono in condizioni peggiori di quanto si pensasse e gli sforzi per coordinare gli acquisti europei non bastano. Inoltre, gli Stati Uniti hanno dimostrato di essere talmente indispensabili per la sicurezza dell'Europa che molti leader europei hanno accettato ciò come uno stato naturale delle cose, voltando così le spalle alla cooperazione con gli altri Paesi della comunità europea. 

Non solo quindi esistono problemi nelle fondamenta ma la propensione alle riforme dimostrata nell'ultimo decennio sembra essersi dissolta: sebbene esistano delle proposte miranti ad affrontare questi problemi, nessuna di queste è in grado di avviare un'azione concreta e radicale necessaria per risolverli. Eppure, la situazione attuale è insostenibile e richiede un intervento deciso in quanto, con il passaggio a una nuova generazione di leader politici americani, la politica estera degli Stati Uniti potrebbe spostarsi verso il Medio Oriente, la lotta al terrorismo e la Cina mentre l'attenzione sulla sicurezza europea diminuirebbe. Gli europei dovrebbero quindi riformare le forze di difesa e i sistemi di approvvigionamento per evitare di trovarsi in una posizione di vulnerabilità nel caso di un'ulteriore minaccia russa all'Ucraina. È quindi innegabile che la politica estera degli Stati Uniti stia subendo un cambiamento e che si nutrano dubbi e perplessità sulla sicurezza europea in un contesto geopolitico globale sempre più complesso.

Come dimostrato dalla mancanza di basi necessarie per affrontare la guerra convenzionale, è possibile affermare che la difesa europea è in uno stato disarmante. Negli ultimi venti anni l'Europa non ha investito abbastanza nelle forze armate e il poco che vi ha destinato è stato utilizzato per le missioni umanitarie, contro-insurrezionali e antiterroristiche lontano dal continente. Si consideri anche che molti Paesi europei non hanno scorte di munizioni di base e le flotte di carri armati si sono ridotte sia in numero che in efficacia. Nonostante la Francia e la Danimarca abbiano inviato gran parte delle loro risorse di artiglieria in Ucraina, si hanno timori sul tempo necessario a renderle pronte al combattimento. Inoltre, l'assenza di un mercato comune della difesa europea per soddisfare le esigenze di sicurezza interna rende la cooperazione sull’acquisto di armamenti un'impresa politica e burocratica. Infatti, il budget dei singoli Stati membri destinato alla difesa è altamente frammentato e spesso mira a sostenere i complessi militari industriali a livello nazionale.

In questo contesto, gli Stati Uniti sembrano porsi come ostacolo agli sforzi dell'UE di migliorare la cooperazione industriale nella difesa poiché le aziende americane del settore beneficiano in Europa di contratti di cui le aziende europee non possono godere. Anche l'amministrazione Biden ha fatto pressioni sull'UE per le iniziative di difesa, insistendo sull'accesso degli Stati Uniti a un mercato della difesa europea. Tutto ciò ha influito sui sempre più rari tentativi di migliorare la coordinazione della cooperazione europea nell'ambito della difesa, come dimostrato negli ultimi dieci anni: nel 2021, secondo l'Agenzia europea per la difesa, la spesa cooperativa per l'equipaggiamento militare, ovvero la raccolta di denaro dei membri dell'UE per acquisire congiuntamente armi, rappresentava solo il 18% della spesa totale per l'acquisto di equipaggiamento militare dei paesi coinvolti rispetto all’obiettivo UE del 35%. Ciò ha determinato una grande differenza tra il settore della difesa europea e gli altri settori, fortemente integrati in seguito alla creazione del mercato unico. Di conseguenza, le forze dei 27 Stati Membri utilizzano attrezzature diverse tra di loro, rendendo molto più difficile la realizzazione di operazioni congiunte.

La responsabilità va sicuramente attribuita ai governi stessi seppur l’Alleanza Transatlantica abbia avuto un peso non indifferente: la NATO ha dominato la difesa europea negli ultimi vent’anni, privandola di capacità indipendenti in materia. Per cui, esistono un coordinamento e un’integrazione delle forze, ma non dei Ministeri della Difesa europei, il che richiede maggiori investimenti per scaricare ancora più la responsabilità su Washington. In tutto ciò, Bruxelles sembra dare priorità agli investimenti interni in aziende nazionali o fornitori di terze parti come gli USA invece di ridurre la propria dipendenza dagli stessi.

Insomma, l'UE dovrebbe guidare, incentivare e assicurarsi che i Paesi acquistino sistemi interoperabili e non che ignorino le aziende di difesa interne a favore di fornitori di paesi terzi, poiché la sua struttura è fatta per integrare, coordinare e supportare la spesa per la difesa europea. Tuttavia, finora la comunità europea non è riuscita a farlo e gli Stati membri cercano di rifornire rapidamente i loro arsenali acquistando sistemi di difesa da produttori di Paesi fuori dal continente europeo, ritardando la prossima opportunità di optare per fornitori interni e consolidando la frammentazione dell’Europa stessa. Quest’ultima necessita di un piano per favorire l'integrazione della difesa e avviare la propria base industriale. 

A seguito della creazione del Fondo europeo per la difesa (EDF), la Commissione europea ha stanziato 500 milioni di euro per i prossimi 2 anni al fine di incentivare i paesi ad acquistare lo stesso equipaggiamento e, se acquistato da fornitori europei, l'UE compenserà parte dei costi della cooperazione. La comunità europea ha bisogno di maggiori finanziamenti per la difesa, ma il bilancio attuale non è sufficiente e gli Stati membri non sono entusiasti di aumentare gli investimenti, nemmeno se si tratta di risolvere problemi tecnici. Nel frattempo, gli Stati Uniti stanno esercitando pressioni per poter accedere ai finanziamenti europei invece di sostenere gli sforzi comuni e la NATO si sta concentrando su obiettivi irrealistici.

In sostanza, l'UE ha delle buone idee ma non fornisce abbastanza finanziamenti, gli Stati Uniti stanno guadagnando prestigio e sabotando gli sforzi europei, mentre la NATO si pone obiettivi al di fuori delle effettive capacità di cooperazione.

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Fonti utilizzate per il presente articolo:

Immagine: https://www.pexels.com/photo/crop-person-showing-toy-pistols-5217921/

Salmoni F., “La difesa comune europea come pilastro della NATO. Un esercito senza Stato per un’Europa senza sovranità”. Costituzionalismo.it, Agosto 2022, Fascicolo n° 2, pp. 63-70. URL: https://www.costituzionalismo....

Marrone A., Muti K., “Europe’s Missile Defence and Italy: Capabilities and Cooperation”. Istituto Affari Internazionali, Aprile 2021, pp. 34-40. URL: https://www.iai.it/sites/defau...

https://www.geopolitica.info/difesa-europea-nato-natalizia/

https://it.euronews.com/my-europe/2022/06/11/come-la-nato-l-ue-ha-una-clausola-di-difesa-reciproca-ma-quasi-solo-sulla-carta

https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/nato-aspettando-la-difesa-europea-16403

https://www.foreignaffairs.com/ukraine/why-european-defense-still-depends-america

https://www.affarinternazionali.it/da-martedi-28-a-giovedi-30-giugno-2022-vertice-nato-di-madrid/

https://altreconomia.it/linvestimento-senza-precedenti-dellue-su-difesa-e-frontiere-a-uguaglianza-e-diritti-le-briciole/

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L'Autore

Riccardo Carboni

Classe 1999, laureato in Scienze internazionali e Diplomatiche presso l’Università di Bologna e da sempre appassionato di affari internazionali. Studente all’ultimo anno di Master in International Relations presso la LUISS, ha approfondito tematiche riguardanti la sicurezza internazionale seguendo forum e partecipando a programmi di pianificazione militari secondo la dottrina NATO. Autore all’interno di Mondo Internazionale per l’area tematica “Organizzazioni Internazionali”.

Born in 1999, he holds a bachelor’s degree in International and Diplomatic Sciences from the University of Bologna and have always been passionate about international affairs. Currently a final-year student in the Master's degree program in International Relations at LUISS, he has delved into issues related to international security by following forums and participating in military planning programs based on NATO doctrine. Author and contributor to Mondo Internazionale for the "International Organisations” section.

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