La terra continua a tremare e ora la sua vittima è il Marocco. Si contano circa 3000 morti e più di 5000 feriti in seguito al terremoto che ha sconvolto questo paese, nella notte dell’8 settembre 2023, alle 22.11 UTC con una scossa di magnitudo 6.8, che ha trovato il suo epicentro nella catena montuosa dell’Alto Atlante.
La distruzione
Ad oggi sembra impossibile determinare il numero delle vittime, in costante aumento e così il numero dei danni. Una delle zone più colpite dal terremoto è stata Marrakech, in quanto si trova a 71 km dall’epicentro del terremoto.
La popolosità di Marrakech e quindi l’elevato numero di persone che si trovavano nella zona di alto rischio sismico, unita alla difficoltà di raggiungere alcuni punti dell’Alto Atlante hanno reso i soccorsi difficili e i bilanci dei danni terribili. E’ proprio nella zona montuosa, che il terremoto ha causato la maggiore devastazione: l’isolamento delle città e le case fatte di argilla e pietra hanno portato questi paesaggi ad apparire come un cumulo di macerie.
Oltre alla perdita di vite umane sono stati molto pesanti, i danni al patrimonio culturale, in quanto, vari edifici come la moschea Kharbouch e il minareto della Koutoubia sono praticamente, un cumulo di macerie; stessa situazione vale anche per la Medina e un altro importante edificio, la moschea di Tinmel risalente al XII secolo, ora non è altro che polvere.
La paura, la distruzione, la sofferenza ma anche la speranza e la rinascita è stata documentata in particolare da un fotografo Yassine Alaoui Ismaili, che racconta attraverso le sue foto e le sue parole pubblicate su internet cosa sta succedendo in Marocco.
La ricostruzione
Seppur la situazione sia drammatica, il popolo marocchino dimostra la propria solidarietà e collaborazione l’uno con l’altro. Sono tutti uniti da un’espressione: Inshallah (se Dio vuole).
Se da una parte la fratellanza ha aiutato e sta aiutando questa Nazione a rialzarsi, dall’altra parte il ruolo dello Stato, che è rappresentato da Mohammed VI, non è stato tempestivo. Infatti, l’assenza del Sovrano ha portato al sollevamento di malumori e perplessità sia all’interno dello Stato, che davanti alla Comunità Internazionale.
Il Re si trovava in Francia nel momento del disastro ed è tornato il giorno seguente. Nonostante questo c’è stato silenzio da parte sua e di tutti i funzionari; è solo stato pubblicato un video muto in cui si mostrava il Re e i suoi collaboratori seduti a un tavolo.
La lentezza di Rabat ha impedito sia lo stanziamento di risorse e aiuti dall’interno, ma anche dall’esterno.
Solo dopo una settimana, il 12 settembre 2023, il Sovrano si è mostrato ai terremotati facendo visita nelle varie aree colpite. Oltre a questo, c’è stato un incontro il 14 settembre 2023 complementare a quello del 9 settembre 2023, che ha portato allo stanziamento di 31 miliardi di euro e alla creazione di un piano di aiuti diviso in quattro punti. Ricostruzione, rialloggiamento degli sfollati, incoraggiamento attività economica, riduzione del deficit sociale. E’ infatti un’urgenza per lo Stato riallocare i terremotati soprattutto, in vista delle piogge che sono solite colpire questa regione.
La stessa premura non è stata dimostrata sul piano internazionale. Se già il comportamento del sovrano in ambito interno aveva destato delle perplessità, le sue decisioni nei confronti delle richieste internazionali hanno sicuramente sollevato una polemica in vari paesi.
Il giorno successivo al terremoto sono arrivate le prime richieste da vari paesi, alleati o non, del Marocco. Secondo il Diritto Internazionale però, i vari Stati non possono intervenire senza la richiesta dello Stato sovrano, motivo per cui i soccorsi internazionali, non sono stati immediati. Effettivamente, il Re ha accettato le richieste di Spagna, Regno Unito, Qatar ed Emirati Arabi soltanto successivamente, mentre ha invece lasciato in sospeso le richieste dei vari altri Paesi, tra cui la Francia e Algeria.
Il motivo per cui la stampa internazionale pensa che Mohammed VI abbia fatto questa scelta è la questione del Sahara Occidentale, ma Rabat ha sostenuto di voler gestire gli aiuti internazionali in maniera efficace e quindi di non accettare troppe risorse.
I paesi che non sono potuti intervenire con le loro risorse hanno quindi devoluto degli aiuti economici alle ONG che si trovavano già sul posto, ma ancora una volta il modo in cui il Marocco ha deciso di gestire questa emergenza ha lasciato qualche incertezza.
Ad oggi la questione del Marocco sembra dimenticata da tutti i giornali nazionali e non, come spesso purtroppo succede.
Il futuro sembra incerto ma se c’è una cosa che questa vicenda ha dimostrato è stata la forza del popolo marocchino e la loro voglia di collaborare tra di loro.
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L'Autore
Maria Pol
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