Il presidente eletto Donald Trump ha annunciato chiaramente la scorsa settimana le tariffe doganali che intende applicare: 60% per la Cina, e un range tra il 10% e il 20% per il resto del mondo. In risposta, il presidente della Banca Centrale Europea, Christine Lagarde, ha rilasciato il 25 novembre un'intervista al Financial Times, spiegando le mosse future che l'Unione Europea dovrebbe attuare per non soccombere alle tariffe americane.
"Un conflitto commerciale non sarebbe nell'interesse di nessuno, né degli Stati Uniti né dell'Unione Europea, ma porterebbe solo a una contrazione del PIL", ha dichiarato Lagarde. Intraprendere una guerra commerciale potrebbe risultare dannoso per entrambe le economie, se non addirittura scatenare una forte inflazione globale. Tuttavia, la presidente della BCE ha sottolineato che il linguaggio utilizzato da Trump suggerisce l'opportunità di negoziare, dato che il presidente americano ha indicato una fascia di tariffe possibili (10-20%) per il mercato europeo.
Lagarde ha anche ribadito che l'Unione Europea deve essere pronta a fare concessioni con gli Stati Uniti per evitare pesanti ripercussioni economiche dovute ai dazi. "Potremmo discutere l'acquisto di una maggiore quantità di gas naturale liquefatto dagli Stati Uniti", ha affermato, aggiungendo che "la categoria dei beni per la difesa, che non siamo in grado di produrre in Europa, potrebbe essere acquistata a livello collettivo dagli Stati membri dell'Unione."
Anche l'ex presidente Joe Biden ha preso posizione riguardo alla questione dei dazi, avvertendo che danneggiare i rapporti con gli alleati, in particolare con Canada e Messico, è controproducente. La sua speranza è che Trump riveda la sua posizione.
In passato, Lagarde aveva definito Trump una "minaccia per l'Europa". Oggi, però, questa minaccia è diventata realtà: per l'Europa, si tratta di una sfida commerciale con gli Stati Uniti che non si può vincere con la forza, ma solo attraverso la diplomazia e gli accordi. L'Europa deve risvegliarsi e adottare i cambiamenti necessari, poiché nel frattempo il resto del mondo è andato avanti, mentre l'Unione Europea è rimasta troppo a lungo ferma. È importante sottolineare che tentativi di ampliamento del mercato europeo, anche tra paesi diversi dell'Unione, sono stati fermati in quanto non considerati "di valore aggiunto".
In conclusione, l'offensiva economica degli Stati Uniti rappresenta senza dubbio una sfida negativa per il mercato europeo, ma può anche essere vista come un'opportunità per reagire, per comprendere che è giunto il momento di agire, dopo un lungo periodo di silenzio.
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L'Autore
Cecilia Boni
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Donald Trump Economy duties