La guerra in Ucraina mette a rischio il legame decennale tra Europa e Stati Uniti

  Articoli (Articles)
  Silvia Pasetto
  11 marzo 2025
  5 minuti, 35 secondi

Fin dall’inizio del suo mandato a gennaio 2025, il presidente statunitense Donald Trump si è proposto come intermediario tra il presidente russo Vladimir Putin e il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, affermando di voler porre fine alla guerra nel più breve tempo possibile, arrivando ad un accordo tra le parti. Dopo aver parlato con Putin, e in seguito a colloqui tra le delegazioni statunitensi e quelle russe in Arabia Saudita, Trump ha accolto Zelensky a Washington per un incontro diplomatico che sarebbe dovuto andare come molti altri. Dopo l’accoglienza di Zelensky alla Casa Bianca, era previsto infatti un rituale incontro con i giornalisti nello Studio Ovale, seguito da un pranzo e infine dalla firma del discusso accordo sulle terre rare.

Ciò che però è accaduto in mondovisione è senza precedenti nella storia diplomatica recente dei Paesi occidentali. Durante l’incontro con i giornalisti i due presidenti hanno innanzitutto discusso dell’accordo sulle terre rare. In questo contesto, Zelensky chiedeva ripetutamente garanzie di sicurezza per l’Ucraina in cambio della sua firma, mentre Trump ribadiva la sua posizione di intermediario tra Zelensky e Putin, due persone che “non si piacciono vicendevolmente”.

I colloqui si sono conclusi con un duro scontro verbale tra Zelensky, Trump e JD Vance, il vicepresidente americano. Incalzato da Vance, il presidente ucraino ha ribadito come sia impossibile per gli Stati Uniti capire le difficoltà dell’Ucraina e che anche oltreoceano si avvertiranno le conseguenze di un accordo di pace con Putin che non dia vere garanzie di sicurezza a Kiev. A questo punto Zelensky è stato accusato di comportarsi in modo irrispettoso e di non essere abbastanza riconoscente nei confronti del Paese che, come sostenevano i due americani, più di tutti ha aiutato l’Ucraina contro la Russia. Infine Trump ha sostenuto come Zelensky stia "giocando d’azzardo con la Terza guerra mondiale", mentre il presidente ucraino ha ribadito di non stare “giocando a carte”, ma che in gioco c’è la vita delle persone.

Trump ha quindi suggerito a Zelensky di accettare l’accordo, per permettere un futuro cessate il fuoco e quindi la pace, e soprattutto per continuare ad avere il sostegno degli Stati Uniti. Dopo questo acceso scambio, Zelensky ha lasciato subito la Casa Bianca, senza firmare l’accordo, mentre Trump lo ha invitato a tornare “quando sarà pronto per la pace”.

Non è necessario essere grandi politologi o analisti internazionali per comprendere che Zelensky si è subito trovato in una condizione di profondo svantaggio. Da una parte l’Ucraina necessita degli aiuti americani, dall’altra cedere alle condizioni di Trump significa per Kiev uscire moralmente sconfitta da queste prime trattative, oltre a non ottenere garanzie di sicurezza contro la Russia. D’altronde, come ricordava anche Zelensky durante il colloquio, dopo la prima invasione russa del Donbass e l’annessione della Crimea nel 2014, c’era stato un accordo di pace tra Russia, Ucraina, Germania e Francia, ma quanto accaduto nel 2022 ha dimostrato che si tratta di una soluzione fragile se priva di garanzie di sicurezza militari e politiche.

Molti ucraini in patria hanno espresso sostegno e fiducia nei confronti del loro presidente per non essersi piegato. Nel caso in cui gli Stati Uniti smettessero veramente di sostenere Kiev, la speranza degli ucraini è che il loro Paese riesca comunque a vincere la guerra con un aiuto più sostanzioso da parte dell’Europa.

Ed è proprio l’Europa ad avere accolto con profonda preoccupazione l’esito – disastroso – del colloquio tra Trump e Zelensky. Il giorno successivo Zelensky si è recato a Londra per incontrare il primo ministro britannico Keir Starmer e per un successivo vertice con i leader europei che si è tenuto il 3 marzo, in cui questi ultimi hanno ribadito il loro sostegno a Kiev. Starmer ha comunque suggerito a Zelensky di ricucire i rapporti con Washington, perché Kiev non può permettersi di perdere il suo alleato più forte, nonostante abbia l’Europa dalla sua parte. Inoltre, al termine del vertice, Zelensky si è detto pronto a firmare l’accordo economico sulle terre rare, una dichiarazione preceduta da diversi tentativi di smorzare i toni con la Casa Bianca. In risposta, Trump ha annunciato poco dopo una “pausa” agli aiuti statunitensi destinati a Kiev, almeno finché Zelensky non dimostrerà di volere davvero la pace.

Queste vicende sono servite a far capire all’Europa il prezzo di ottant’anni di dipendenza dagli Stati Uniti. Dalla fine della Seconda guerra mondiale, Europa e Stati Uniti si sono tendenzialmente trovati allineati nelle varie questioni geopolitiche, non solo per gli stretti rapporti commerciali che si sono via via intensificati, ma anche in virtù della retorica che li dipinge come protettori della democrazia a livello mondiale. L’Europa, che fino ad adesso ha sempre potuto contare sul supporto statunitense, rischia di trovarsi sola a sostenere l’Ucraina contro la Russia, una condizione estremamente pericolosa senza il supporto militare statunitense, che però non è più da dare per scontato.

D’altronde, se l’Ue in questi decenni non ha investito in spesa militare, è per la sua stessa natura, quella di unione economica e poi politica creata dopo la tragedia della Seconda guerra mondiale proprio per far tacere le armi. Tuttavia, ora, insieme all’Ucraina, è l’Europa tutta a correre il rischio di essere schiacciata dai più forti. È probabilmente questo rischio ad aver spinto la presidente della Commissione europea Ursula Von der Leyen a lanciare ReArm Europe, un piano di riarmo dei Paesi dell’Unione europea. Il piano prevede di concedere agli Stati membri un maggiore margine di manovra fiscale per aumentare la spesa per la difesa, permettendo di non rispettare i limiti posti dal Patto di stabilità e crescita. Un progetto che sicuramente apre interrogativi importanti, sia sul futuro dell’Ucraina, che sul futuro dell’Europa tutta.

L’Europa sa bene che nei rapporti attuali tra Stati Uniti e Russia per non rimanere esclusa è necessario essere forte, spiegando così questa decisione della Commissione europea. Bisognerebbe però essere forti avendo un piano condiviso per la difesa, e non semplicemente permettendo agli Stati membri di aumentare le spese militari. L’istituzione di una difesa comune europea è un tema estremamente dibattuto fin dagli anni ’50, in quanto si tratta di una questione in cui sembra impossibile per gli Stati membri trovare un accordo. Dimostrare unità e coesione è proprio quello che l’Europa dovrebbe fare, non solo per non rimanere schiacciata ed esclusa, ma anche per essere coerente con gli stessi valori su cui è fondata.




Mondo Internazionale APS - Riproduzione Riservata ® 2025

Condividi il post

L'Autore

Silvia Pasetto

Tag

Ucraina USA Russia Unione Europea Riarmo