La guerra in Ucraina riguarda il futuro dell’Europa

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  Redazione
  06 febbraio 2024
  6 minuti, 35 secondi

A cura del Dott. Pierpaolo Piras, studioso di Geopolitica e componente del Comitato per lo Sviluppo di Mondo Internazionale APS

L’Unione Europea ha il dovere di aumentare rapidamente il proprio sostegno militare e politico all’Ucraina per garantire il successo di Kiev. Il fallimento di questo intento metterebbe a repentaglio non solo l’esistenza stessa dell’Ucraina come Stato sovrano, ma l’intero impianto della sicurezza e la credibilità internazionale sia dell’Unione Europea che degli Stati Uniti. Non in ultimo, scoraggerebbe in via riflessa l’ostinata e sanguinaria aggressività della leadership attualmente al Cremlino. Nessuno dei governi europei può permettersi che la guerra in Ucraina si trascini indefinitamente.

E’ anche vero che più a lungo continuerà il confronto armato in Ucraina, con il naturale quanto elevatissimo seguito di vittime civili e militari, meno spazi ci saranno per l’elaborazione di una soluzione politica concreta ed unanimemente accettata. Interi villaggi, paesi e città sono già stati ridotti in macerie. Alcuni milioni di ucraini sono stati sfollati in territori interni oppure hanno lasciato il loro paese diretti verso altre nazioni, Italia compresa. Vaste aree delle regioni orientali rimarranno a lungo impraticabili in quanto trasformate in estesi e fitti campi minati.

L’Unione Europea

Mentre le istituzioni dell’UE continuano ad essere attive, i suoi leader e i governi europei non devono accettare la guerra in Ucraina come se si trattasse di una nuova e “accettabile” normalità. Né l’Occidente – e questo include anche la NATO – può prendere in considerazione il momento giusto per avviare negoziati, seri e diretti, tra Kiev e Mosca, anche se potrebbe manifestarsi una certa “stanchezza” bellica. I negoziati potranno iniziare solo se il presidente ucraino, Volodymyr Zelenskyj, sarà in una posizione sufficientemente forte da fissare buona parte dei termini. I quali non riguardano solo il ripristino dell’integrità territoriale dell’Ucraina: si tratta di assicurare le giuste garanzie che la Russia non attacchi o minacci nuovamente Kiev.

Porre fine alla guerra significa porre fine alle ambizioni egemoniche della Russia in questa parte d’Europa. Tertium non datur. Senza questi obiettivi in ​​mente, il continente europeo rimarrà sempre instabile, diviso e debole e quel che è peggio è che non sarà in grado di agire strategicamente. Ancora, non sarà in grado di affrontare le enormi sfide esacerbate dalle due invasioni dell’Ucraina già avvenute da parte della Russia nel 2014 e nel 2022.

Una di queste sfide è come affrontare il deficit di sicurezza già oggi esistente in Europa.

Esso si era già rivelato di rilevanza consistente nel corso delle passate guerre nell’ex Jugoslavia – in primis Croazia e Kosovo - , che suscitarono una risposta europea diplomatico-militare, risultata poi debole e costantemente divisa tra i vari protagonisti del vecchio continente. Allora gli europei semplicemente non possedevano la capacità militare tattica per porre termine al conflitto. In aggiunta, nonostante provenissero le continue lamentele da parte degli Stati Uniti sulla riluttanza dell’Europa a spendere maggiormente per la difesa e a integrare le proprie strutture militari con quelle degli alleati, da allora è cambiato davvero ben poco.

In effetti, anche i capi del Pentagono, sia che prestassero servizio sotto la presidenza repubblicana che democratica, non hanno usato mezzi termini nel definire lo stato insufficiente e precario della difesa militare europea. Il mandato di Trump avrebbe dovuto offrire agli europei l’opportunità ideale per iniziare a prendere sul serio la propria sicurezza. Poi, la guerra della Russia in Ucraina sta dimostrando ancora una volta che alcuni paesi europei ancora non riescono a concepire che la loro stessa sicurezza è attualmente a rischio.

Il risvolto negativo

L'altro aspetto della guerra in Ucraina è proprio questo: ha lasciato gli europei sempre più dipendenti dagli Stati Uniti per il sostegno all’Ucraina. E non ha ancora inculcato tra gli europei una consapevole e proficua cultura geopolitica e geostrategica credibile e basata sulla sicurezza e sul cosiddetto ”hard power”. Il che fa pensare che siano davvero pochi i decisori politici europei in grado di capire ed essere all’altezza del loro compito, facendo proprie queste elementari e indispensabili conoscenze, indispensabili per gestire l’Europa di oggi.

Senza un’infrastruttura militare e di sicurezza potente e integrata con gli altri paesi e sistemi bellici, l’Unione Europea rimarrà fatalmente vulnerabile alle minacce indipendentemente dall’esito delle prossime elezioni presidenziali degli Stati Uniti nel 2024. È difficile prevedere quale paese dell’UE prenderà l’iniziativa nel portare avanti questa cultura che di fatto è di natura (anche) strategica ai fini della tutela e conservazione dell’integrità continentale europea.

Sicuramente non lo farà la Germania, visto che la coalizione del cancelliere Olaf Scholz sta annacquando la sua linea politica sotto lo slogan nazionale “Zeitenwende” (punto di svolta) che mirava a fare di Berlino un serio attore della difesa e della sicurezza, propria ed europea, attraverso maggiori e cospicui finanziamenti insieme ad una profonda modernizzazione tecnologica ed organica delle proprie forze armate. È anche difficile capire e preoccupano non poco le motivazioni per le quali l’Unione Europea – ad eccezione di Polonia, i tre Stati baltici, Repubblica Ceca e Romania – non si accorge delle ragioni per le quali una vittoria ucraina renderebbe l’Europa decisamente più stabile e sicura. Questo è vero anche in una proiezione futura.

Come si otterrà questo risultato se a questo paese non verranno fornite tutte le attrezzature militari e logistiche essenziali che gli occorrono?

Non è sufficiente che leader e ministri della Difesa dicano fino alla nausea che sosterranno l’Ucraina “per tutto il tempo necessario” o che l’Ucraina “deve vincere” o altre formulazioni del tutto scontate e di circostanza.

Se in alcune capitali europee e a Washington si mormora che l’offensiva ucraina non è stata abbastanza rapida o abbastanza efficace, una delle ragioni principali è che l’Ucraina non ha avuto il sufficiente sostegno militare per realizzarla in toto.

Qui entra in gioco il ruolo della convinzione.

Se la NATO e l’UE sono impegnate nei confronti dell’Ucraina, allora dovrebbero far corrispondere le loro parole ai fatti. Durante l’ultimo vertice di Vilnius, la NATO ha sprecato l’opportunità di agire con coraggio e convinzione. All’Ucraina si sarebbe dovuto offrire l’adesione subito alla NATO. Le garanzie di sicurezza offerte per il momento non sono state accettate e risolte. Gli Stati Uniti e la Germania si sono opposti all’adesione dell’Ucraina alla NATO sulla base del fatto che ciò avrebbe portato a una maggiore escalation militare da parte della Russia, o addirittura a una guerra mondiale. Allo stato attuale, l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ha già implicazioni di ordine globale in ordine all’energia, le forniture alimentari e alle alleanze internazionali, compreso il sostegno politico ed economico della Cina alla Russia.

Apertis verbis, già oggi la guerra in Ucraina non è per niente limitata alla sola Ucraina.

La seconda più grande sfida

Questa guerra rappresenta una indistinguibile prova di affidabilità politica e decisionale per l’UE e per l’Occidente in generale. La recentissima deliberazione di Bruxelles di destinare a Kiev un enorme finanziamento di 50 miliardi di euro costituisce sicuramente un aiuto che farà pesare l’efficacia delle forze armate dell’Ucraina sul campo di battaglia, ma questo non basterà: si tratta anche di definire e concordare, in qualche caso di riformulare per intero, parametri esiziali come la sicurezza in tutta la sua ampiezza e sfumature, le convinzioni dei protagonisti e non in ultimo il tentativo di sostenere tutti quei valori che stanno alla base dei sistemi democratici.

Non bisogna dimenticare che, in fondo alle loro coscienze, è proprio in forza di tali forti motivazioni che combattono gli indomiti cittadini ucraini. Nessuno può illudersi sul perseguimento di un inefficace compromesso tra i due contendenti, dai contorni parziali e sfumati in quanto esso danneggerebbe l’intero impianto politico-militare dell’alleanza occidentale. Esso incoraggerebbe in maniera miope e gratuita ma determinante il disegno egemonico e imperiale dell’élite politico-militare al potere a Mosca e a San Pietroburgo.

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