La nuova ascesa politica di Orban

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  Tiziano Sini
  22 luglio 2024
  2 minuti, 40 secondi

Non è sicuramente una novità vedere il leader ungherese Orban ritagliarsi un ruolo internazionale forte, spesso destreggiandosi fra equilibri europei e globali piuttosto fragili, attraverso una politica che spesso, in maniera provocatoria e forte, va esplicitamente a contrapporsi a quella dell’Unione europea stessa. Non è, infatti, un caso isolato che queste scelte sfocino in episodi di aperta rottura, come quello relativo allo sblocco dei fondi europei spettanti all’Ungheria, avvenuto attraverso una complessa negoziazione sugli aiuti all’Ucraina[1].

Nel giro di pochissime settimane, però, la situazione attuale pare essere mutata ulteriormente. Se, infatti, già prima delle elezioni europee il ruolo di Orban sembrava molto attivo, così è stato anche nelle settimane successive, rispettando le aspettative intorno alla sua figura.

Un primo atto è stato quello di ricoprire un ruolo da federatore, cucendo rapporti fra i partiti conservatori e di estrema destra europei, che ha consentito la costituzione del terzo gruppo, per numero di rappresentanti, all’interno del Parlamento europeo, con il nome di Patrioti per l’Europa. Una mossa importante, che è servita non solo a compattare potenziali alleati, che al momento si trovano all’opposizione, ma anche a primeggiare come leader all’interno della galassia delle destre europee, sfilando di fatto questo ruolo a quella che sembrava la grande vincitrice delle elezioni europee: Giorgia Meloni, leader di Fratelli di Italia e del gruppo europeo dei Conservatori e Riformisti.

Questa forte proattività si è inoltre sommata ad un altro importante elemento: l’inizio del semestre europeo a guida ungherese, cioè l’assegnazione della Presidenza del Consiglio dell’Ue all’Ungheria[2]. È la seconda volta che questo accade e sembra proprio che Orban non si voglia far sfuggire questa occasione per accrescere il suo ruolo politico, tanto da porsi in aperta contrapposizione con le istituzioni europee.

Il caso particolarmente eclatante che ha generato numerosi malumori e forti critiche riguarda l’autonomia strategica assunta da Orban su temi molto importanti, quali la questione Ucraina, ma che soprattutto si spinge oltre le prerogative che il ruolo gli consente e anche oltre qualsiasi mandato europeo. Infatti, il viaggio diplomatico che ha portato il Premier ungherese a visitare l’Ucraina, e successivamente la Russia e gli USA, con annessi colloqui con il leader russo Putin e il candidato repubblicano Trump e la presentazione di proprie proposte per la pace, hanno mandato su tutte le furie i vertici europei[3].

Un terremoto che ha aperto una faglia fra la Commissione e il nuovo Presidente del Consiglio dell’Ue, tanto che la prima, prendendo una forte posizione, ha minacciato di inviare solo alti funzionari duranti le riunioni informali del Consiglio, che si terranno in Ungheria. Una rottura in parte rientrata grazie alla disponibilità di Ursula von der Leyen, riconfermata Presidente della Commissione, a partecipare al vertice informale dei leader, anche se il messaggio simbolico di boicottaggio alla base resta.



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