La Polonia vuole sospendere il diritto di asilo

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  Angela Sartori
  25 ottobre 2024
  4 minuti, 51 secondi

Il primo ministro polacco Donald Tusk ha annunciato che la Polonia avrebbe smesso di esaminare le richieste dei richiedenti asilo a partire dal 15 ottobre 2024. Questa decisione è stata presentata dal governo come un modo per proteggere la sicurezza contro le strategie russe e bielorusse volte a destabilizzare il paese utilizzando i flussi migratori. Questo provvedimento non è stato condiviso dall’UE.

I flussi migratori in Polonia

La Polonia ha sempre avuto un rapporto conflittuale con la gestione dei flussi migratori ed è stato spesso criticata dai gruppi di diritti umani e dall’Unione Europea per questo. Da paese di immigrazione, negli ultimi dieci anni ha iniziato ad essere un punto d’arrivo, con circa 2,5 milioni di stranieri che soggiornano a lungo termine. Tuttavia, Varsavia si è sempre dimostrata molto ritrosa nell’accettare migranti provenienti da contesti culturali diversi da quello polacco. Ciò è dovuto anche alla grande omogeneità che caratterizza il paese e che ha favorito una certa chiusura verso quello che viene considerato “altro”. La Polonia, infatti, insieme a Repubblica Ceca, Slovacchia e Ungheria (con cui forma il cosiddetto gruppo di Visegrad) si è scontrata spesso con le scelte dell’UE in merito alle migrazioni, come ha dimostrato il suo voto contrario al nuovo Patto sulla Migrazione ed Asilo. Il patto, di cui si discute dal 2020, vuole mettere in pratica una “rete di solidarietà” per contrastare possibili crisi migratorie che possono compromettere gli equilibri UE, come già avvenuto con la crisi dei rifugiati nel 2015. Anche il Patto è finito al centro di critiche da parte degli attivisti. Sebbene, quindi, lo stato polacco non sia ben disposto ad accogliere persone culturalmente diverse, la Polonia si dimostra invece disponibile a ricevere richiedenti asilo e lavoratori considerati simili. Nonostante la sua reticenza nell’accettare le richieste d’asilo, è il paese europeo che ha accolto il maggior numero di profughi ucraini dall’inizio dell’invasione russa nel 2022.

La crisi dei migranti del 2021

La Polonia, come paese di confine, non si è mai trovata a dover processare ingenti quantità di richieste di asilo, come invece avviene negli stati dell’Europa meridionale. Tuttavia, dal 2021 Varsavia si trova di fronte ad una crisi che non si sarebbe aspettata di dover affrontare: richiedenti asilo provenienti da paesi del Medio Oriente, come Siria, Afghanistan e dalla parte curda dell’Iraq, stanno continuando ad arrivare dal confine bielorusso. Nonostante il picco sia avvenuto nell’autunno del 2021, che ha portato la Polonia ad ostacolare ulteriormente il passaggio, costruendo perfino un muro al confine bielorusso, questa nuova tratta non è mai stata davvero bloccata. La Polonia e l’UE credono che la creazione di questa strada verso l’Europa faccia parte di una strategia supportata dalla Bielorussia e dalla Russia come parte di una guerra ibrida per minare gli equilibri europei. Minsk continua a fornire visti alle persone che vogliono fuggire dal proprio paese di origine con la promessa di un futuro nell’Unione. Una volta arrivati in Bielorussia, esse vengono portate dalle autorità al confine polacco, ma continuano ad essere brutalmente respinti. Diverse Ong hanno infatti accusato che, una volta arrivati in Polonia, le autorità si rifiutano di processare le richieste di asilo e rimandano i migranti in Bielorussia. Qui spesso si ritrovano in condizioni disumane e vengono riportati nuovamente al confine con la Polonia, in un circolo vizioso. Entrambi gli stati sono stati aspramente accusati da molte Ong di non rispettare il diritto internazionale.

I provvedimenti del governo polacco e le critiche

Nel 2021 la Polonia aveva un governo di destra campeggiato dal primo ministro Mateusz Morawiecki, del partito Diritto e Giustizia (PiS), fortemente nazionalista, che più di una volta si era dimostrato contrario ad accettare i migranti. Per questo, per contrastare l’entrata dei profughi dalla Bielorussia, aveva rinforzato i controlli sul confine e reso più difficile il soccorso dei richiedenti asilo da parte delle Ong. Questo trattamento non era stato ben accolto non solo dagli attivisti, ma anche dall’attuale primo ministro Donald Tusk, del partito di centro Piattaforma Civica (KO). Però, una volta al governo, Tusk non ha fermato quello che stava accadendo al confine, ma ha continuato a supportarlo. Nel giugno del 2024, dopo l’uccisione di un soldato da parte di un migrante, ha perfino reintrodotto la “zona rossa”, un corridoio sul confine bielorusso in cui è vietato portare qualsiasi tipo di soccorso. In ottobre, ha deciso di sospendere ogni richiesta d’asilo per cercare di contrastare la tratta proveniente dalla Bielorussia. Tusk sostiene infatti che la Russia e la Bielorussia stanno continuando ad utilizzare l’immigrazione come arma contro la Polonia e l’UE. Visto il conservatorismo presente in Polonia, è probabile che anche questa sia una mossa politica per consolidare il suo elettorato in vista delle elezioni presidenziali che si terranno nel giugno del 2025. Tuttavia, non si sa come effettivamente verrà applicato quanto annunciato, dato che non ricevere le richieste di asilo va contro la costituzione polacca e il diritto internazionale, come sollevato da molte Ong, sia locali che non, come Grupa Granica, che offriva aiuto ai profughi al confine, Amnesty International e anche dalla stessa UE. La Commissione Europea, infatti, si è espressa contro questa scelta, dato che non sarebbe in linea con la legge internazionale e il principio di non refoulement (divieto di rimpatrio in un paese considerato pericoloso). L’UE sta continuando a prediligere accordi con paesi terzi per fermare le tratte irregolari verso gli stati membri: in realtà anche questa alternativa viene considerata poco compatibile al rispetto dei diritti dei richiedenti asilo.

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L'Autore

Angela Sartori

Angela Sartori si è laureata in Interdisciplinary Research and Studies on Eastern Europe (MIREES) presso l'Università di Bologna. Le tematiche che ha affrontato durante il suo corso di studi si sono concentrate principalmente sui fenomeni migratori e sulle problematiche legate alle minoranze etniche, nonché sulle relazioni lasciate dall'eredità sovietica in particolare in Ucraina, nella Federazione Russa e negli stati del Caucaso meridionale.

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Europa Diritti Umani

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polonia Donald Tusk Migrazioni asilo diritto internazionale Unione Europea