Avete mai pensato ad una NATO senza gli USA? Un’alleanza militare senza il suo principale sostenitore?
Simbolicamente sarebbe un avvenimento singolare, concretamente potrebbe implicare novità geopolitiche, economiche e sociali importanti da non sottovalutare e che, visti i recenti sviluppi, potrebbero riguardare anche da molto vicino l’Unione Europea.
La Conferenza di Monaco sulla sicurezza è stata un’occasione importante per decifrare la percezione della nuova amministrazione Trump riguardo la NATO e, in generale, la nuova direzione della politica estera americana: il Segretario alla Difesa americano, Pete Hegseth, ha sottolineato, infatti, la necessità per l’Unione Europea di aumentare la spesa e gli investimenti in materia di difesa sostenendo che gli Stati non si possano aspettare che gli USA siano “garanti permanenti” per tutti.
Nonostante pare che per ora non sia contemplato l’abbandono del sostegno militare e protettivo all’UE da parte degli Stati Uniti, in caso di necessità, una NATO senza quest’ultimi potrebbe risultare indebolita in sé e di riflesso per tutte le altre nazioni alleate.
Nel frattempo, nuove alleanze e dinamiche internazionali si stanno delineando: mentre Trump è al lavoro per rafforzare il legame con la Russia, una nuova forma di diplomazia si sta concretizzando. A formali incontri bilaterali tra ambasciatori, si preferiscono sempre più spesso faccia a faccia tra Presidenti o Summit improvvisati a porte chiuse in cui i diretti interessati non sono inclusi. Quest’ultimo è il caso del Summit di Parigi convocato da Macron: al tavolo sedevano i capi di governo di Germania, Regno Unito, Italia, Polonia, Spagna, Paesi Bassi e Danimarca, la Presidente della Commissione Europea e il Presidente del Consiglio Europeo. Si è discusso delle implicazioni per la sicurezza europea derivanti dalla situazione di conflitto in Ucraina, ma il Presidente di quest’ultima non ha avuto modo di avere voce in capitolo in occasione del Summit.
D’altro canto, il Presidente statunitense Trump ha avuto modo di confrontarsi direttamente con diversi bilaterali con leader europei in diverse occasioni dall’inizio del suo nuovo mandato: gli Stati Uniti hanno chiarito a più riprese in quest’ultimo mese che non hanno intenzione di diminuire il sostegno all’Ucraina, ma la scelta sembra essere spinta più da ragioni reputazionali che etiche o di lealtà. L’incontro più recente risale a ieri, venerdì 28/02, quando il Tycoon ha accolto il Presidente Ucraino Zelensky alla Casa Bianca: a un iniziale dialogo cordiale è seguita una discussione più accesa nell’Ufficio Ovale e in presenza della stampa, infatti, Zelensky ha cercato di destreggiarsi tra le accuse di ingratitudine avanzate da Trump e dal suo Vice Vance.
Nel frattempo, il Regno Unito – che si prepara a ospitare Zelensky questo weekend – vede il leader del partito dei Conservatori, Kemi Badenoch, schierarsi dalla parte della diplomazia: Badenoch fa notare che un “Occidente diviso porta benefici solo alla Russia” e invita a far convogliare tutti gli sforzi in dialoghi diplomatici, essenziali per riportare la pace.
Nonostante a tratti Occidente e Russia paiano più vicini di quanto sembri, la vivacità americana in termini di relazioni internazionali e l’imprevedibilità nella realizzazione di una politica estera coerente ai precedenti statunitensi rendono il clima internazionale particolarmente delicato e mutevole, aspetto che non fa che intrecciarsi in un legame interdipendente con un indebolimento della diplomazia tradizionale e della sua efficacia.
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L'Autore
Chiara Croci
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USA Trump NATO Unione Europea Diplomazia Ucraina