La principessa sul pisello 2.0

Verità e fiducia ai tempi dell'IA

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  Matteo Gabutti
  10 aprile 2024
  7 minuti, 25 secondi

Se dovessimo trovare un filo conduttore tra i leader mondiali moderni, difficilmente ci verrebbe in mente la passione per il foto editing.

Antenati illustri includono il presidente americano Abraham Lincoln, le cui foto ritoccate giocarono un ruolo chiave nella sua corsa alla Casa Bianca. Un altro esponente sarebbe immancabilmente Josip Stalin, esperto in desaparecidos fotografici, figure politiche invise al regime sovietico che vennero letteralmente cancellate dalla storia.

Ultimo rampollo di questa successione di appassionati di découpage sarebbe nientedimeno che Catherine ‘Kate’ Middleton. L’undici marzo, la Principessa del Galles – solo uno dei suoi tanti titoli nobiliarisi è scusata per aver falsificato una foto di se stessa con la progenie regale. Pubblicata in occasione della Festa della Mamma nel Regno Unito, è stata la prima foto ufficiale rilasciata da Kensington Palace dall’intervento chirurgico addominale cui si è sottoposta la Duchessa di Cambridge a gennaio.

Proprio questo silenzio mediatico aveva dato adito a uno sciame di indiscrezioni e pettegolezzi sullo stato di salute del matrimonio regale e della stessa Duchessa della Cornovaglia. Quest’ultima, il 22 marzo, ha infine rivelato di aver iniziato un ciclo di chemioterapia preventiva in seguito a una diagnosi di cancro.

Kate ha inoltre espresso il sacrosanto bisogno della famiglia regale di “tempo, spazio e privacy”, un diritto che ci guarderemo bene da violare. Allo stesso tempo, la vicenda della Duchessa di Rothesay può dirci molto sul nostro rapporto come pubblico con le celebrità e con la tecnologia. Quasi una fiaba contemporanea, con la sua principessa, il suo elemento magico, e la sua morale.

  • C’era una volta, in un regno lontano…

Come illustra l’esempio del Presidente Lincoln, il foto editing ha avuto uno sviluppo quasi parallelo alla fotografia, la cui storia comincia nella prima metà dell’Ottocento. La portata e le implicazioni della pratica si sono quindi evolute a seconda del contesto nel corso di un processo secolare.

La disavventura della Contessa di Chester si trova alla confluenza tra il Web 2.0 – ovvero la seconda era di Internet, marcata da una maggiore interazione tra sito e utente, nonché dall’affermazione dei social media – e l’alba di un nuovo regno, quello dell’Intelligenza Artificiale. La vicenda si svolge quindi in una foresta di specchi, hashtag #senzafiltro e fotoreporter autodidatti, che spuntano come funghi in un sottobosco un tempo dominato dalla stampa.

Da un lato, Instagram e Twitter hanno liberato la famiglia regale dall’assedio di tabloid e paparazzi. La ‘spunta blu’ degli account verificati ha offerto ai sovrani britannici l’opportunità unica di rivendicare il controllo della propria immagine pubblica.

D’altro canto, i social media hanno aperto le porte a una nuova classe di influencer che prosperano mettendo in vetrina la propria vita privata. Parvenu come Chiara Ferragni hanno fondato imperi su un pubblico voyeuristico alla ricerca spasmodica di autenticità e relatableness – ovvero il fatto di potersi riconoscere nei propri idoli.

La Duchessa del Sussex Meghan Markle, moglie del Principe Harry ed ex redattrice del blog di lifestyle The Tig, è la principale indiziata per l’introduzione di questo modus operandi a Kensington Palace.

  • Ma poi, un giorno…

Quella che si crea è una tensione intrinseca tra autenticità e performance, che finisce per pervadere il rapporto apparentemente non-mediato tra pubblico e content creators nel Web 2.0. La promessa di spontaneità attraverso sguardi #senzafiltro nella vita delle celebrità viene disattesa dalle scelte deliberate di queste ultime su cosa mostrare e come mostrarlo.

Una sorta di patto narrativo 2.0, in cui lo spettatore accetta più o meno consapevolmente come veri i contenuti fornitogli dai suoi idoli, ignorando il lavoro e la selezione oculata che vi è dietro.

I social media rappresentano quindi un’arma potente ma da maneggiare con cura, onde evitare che si ritorca contro a chi la brandisce. Anche un piccolo passo falso, infatti, rischia d’infrangere il patto narrativo. Il prezzo dell’autenticità tradita comporta la perdita del controllo sulla narrazione, che verrebbe percepita come irrimediabilmente manipolata e corrotta, come dimostra la vicenda di Kate.

Il ritiro dalla scena pubblica della Contessa di Carrick dopo l’operazione addominale aveva fornito terreno fertile per speculazioni sulle sue condizioni. La foto della Festa della Mamma avrebbe dovuto dissolvere la nebbia con i suoi sorrisi radiosi, ma la sua manipolazione ha proiettato le ombre ancora più scure delle teorie del complotto.

“Sebbene la maggior parte delle persone probabilmente perdonerà e dimenticherà, il rischio è un’erosione della fiducia, un bene importante per la monarchia”, ha detto al New York Times l’ex corrispondente regale per la BBC Peter Hunt.

Anche questo inconveniente, piccolo come il pisello della fiaba di Andersen, potrebbe mettere a dura prova la sensibile Baronessa di Renfrew, colpendo al cuore l’immagine della principessa impeccabile, risultato di una cura tenace e scrupolosa.

E come se non bastasse, una nuova creatura sta in agguato nell’interstizio tra il Web e il mondo reale.

  • Una nuova minaccia

“Sto già ricevendo dozzine di e-mail con ‘prove’ di manipolazioni fotografiche ancora più nefande e d’immagini generate con l’intelligenza artificiale che vengono poi utilizzate per speculare all’impazzata sulla salute della Principessa Kate”, ha scritto l’esperto forense Hany Farid per Time Magazine.

L’Intelligenza Artificiale (IA) sta emergendo come la ‘maestra del sospetto’ del XXI secolo, offuscando il confine tra reale e virtuale a livelli senza precedenti. Ciò che un tempo era appannaggio degli artisti o dell’élite sovietica intenta a cancellare visi sgraditi dalle foto di famiglia del regime, ora è alla portata di qualsiasi smartphone.

Già adesso, i contenuti generati con l’IA raggiungono livelli di realismo tali da costituire veri e propri deepfake, ovvero foto, video e audio in grado di modificare o replicare un volto, un corpo o una voce in maniera impercettibile. La portata di questa rivoluzione tecnologica ha destato l’attenzione persino dell’apparato legislativo dell’Unione Europea. A marzo, infatti, il Parlamento Europeo ha approvato l’AI Act, il primo e finora più completo impianto di norme sull’intelligenza artificiale a livello mondiale.

  • E vissero tutti felici e contenti?

Nonostante questo attivismo legale, quello dell’IA rimane un terreno largamente inesplorato e in continua espansione. In tal senso, l’onere maggiore grava ancora sulle spalle dello spettatore, chiamato a ricorrere al proprio giudizio critico.

Questo appello rischia tuttavia di suonare come un grido senza speranza, in un’epoca in cui una manipolazione sempre più pervasiva e meno identificabile minaccia di logorare una già debole fiducia pubblica. In un’epoca in cui anche la Principessa del Galles, nel tentativo legittimo seppur maldestro di placare i pettegolezzi, ricorre al foto editing.

Cantare al lieto fine sembra dunque prematuro. Una morale poco incoraggiante suona invece più appropriata:

È probabile che la delusa sete di autenticità si trasformi in fame di complottismo. Di fronte a una siccità di fiducia, un diffuso scetticismo potrebbe rivelarsi un valido guardiano. Ma attenzione alla creduloneria, che può facilmente entrare dalla porta di servizio.

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L'Autore

Matteo Gabutti

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Matteo Gabutti è uno studente classe 2000 originario della provincia di Torino. Nel capoluogo piemontese ha frequentato il Liceo classico Massimo D'Azeglio, per poi conseguire anche il diploma di scuola superiore statunitense presso la prestigiosa Phillips Academy di Andover (Massachusetts). Dopo aver conseguito la laurea in International Relations and Diplomatic Affairs presso l'Università di Bologna, al momento sta conseguendo il master in International Governance and Diplomacy offerto alla Paris School of International Affairs di SciencesPo. All'interno di Mondo Internazionale ricopre il ruolo di autore per l'area tematica Legge e Società, oltre a contribuire frequentemente alla stesura di articoli per il periodico geopolitico Kosmos.

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Matteo Gabutti is a graduate student born in 2000 in the province of Turin. In the Piedmont capital he has attended Liceo Massimo D'Azeglio, a secondary school specializing in classical studies, after which he also graduated from Phillips Academy Andover (MA), one of the most prestigious preparatory schools in the U.S. After his bachelor's in International Relations and Diplomatic Affairs at the University of Bologna, he is currently pursuing a master's in International Governance and Diplomacy at SciencesPo's Paris School of International Affairs. He works with Mondo Internazionale as an author for the thematic area of Law and Society, and he is a frequent contributor for the geopolitical journal Kosmos.

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