La protesta degli agricoltori: le rivendicazioni che infiammano l'Europa

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  Tiziano Sini
  14 febbraio 2024
  2 minuti, 55 secondi

Senza dubbio, nelle ultime settimane un tema risulta assolutamente in primo piano, tanto da diventare il principale elemento di discussione sia a livello nazione, che europeo: la protesta degli agricoltori.

Scoppiata in Nord Europa, si è velocemente diffusa in tutto il continente molto rapidamente, con manifestazioni e atti dimostrativi dalla valenza simbolica molto forte, come accaduto con l’abbattimento della statua di Beaufort, facente parte del complesso monumentale dedicato a John Cockerill, situato di fronte al Parlamento europeo. Atto rivendicato come una presa di posizione verso un’Europa ormai lontana dai fini e dai principi per cui era nata.

Proprio da questa lettura inizia l’analisi sulle proteste in atto. Per quanto, infatti, siano arrivate spinte nei confronti dei Governi nazionali, come il caso italiano dimostra, con la conseguente negoziazione di politiche pubbliche più accomodanti, la spinta propulsiva del movimento ha come finalità la modifica delle regole a livello europeo.

In particolare, l’attenzione è rivolta alla Pac (Politica agricola comune), una delle voci di spesa più importanti del budget europeo, che da 50 anni fornisce un sostegno al settore agricolo, attraverso una serie di iniziative, come evidenziato dai suoi 10 punti cardine, i quali non si limitano alla mera dimensione economica dell’agricoltura, ma si estendono anche a quella ambientale e sociale[1].

Oltre, ovviamente, al Green Deal europeo, cornice programmatica predisposta dall’attuale Commissione con il fine di accompagnare l’Europa in un processo di decarbonizzazione e neutralità climatica entro l’anno 2050[2].

Sulla base di quanto predisposto negli ultimi anni, gli agricoltori, come a più riprese rivendicato, si sono sentiti traditi da una politica europea che non incentiva abbastanza, ma anzi penalizza il settore agricolo, a partire proprio dal raggiungimento di un reddito equo per i lavoratori, che al momento risulta inferiore anche del 40% rispetto a quello di altri settori strategici. Una fragilità che, nonostante gli interventi predisposti proprio dalla Pac, difficilmente potrà essere superata nel breve periodo, in un settore dove risulta estremamente complicato creare valore sufficiente, soprattutto fra i produttori medio-piccoli.

Una questione dirimente che potrebbe peggiorare ulteriormente, come dichiarato dai manifestanti, sia a causa di costi dell’energia in aumento, sia a causa di future stipule di accordi di libero scambio con Paesi extraeuropei. Questo è il caso dell’Accordo con i Paesi del Mercosur, che potrebbe portare ad un massiccio import di prodotti agricoli a bassissimo costo, ma che nelle ultime settimane, proprio a causa delle proteste, sembra essere stato messo definitivamente in stand-by[3].

Ma non è finita, le tematiche sul tavolo sono ancora molte, fra cui la critica ad alcune misure adottate per la tutela della biodiversità e gli ecosistemi. È proprio su questo fronte negoziale che i manifestanti hanno raggiunto la prima vittoria, con il ritiro della proposta di legge sui pesticidi, annoverata all’interno della strategia Farm-to-Fork, predisposta dal Green Deal europeo, considerata troppo rigida ed eccessivamente limitante per i produttori agricoli[4].

È tuttavia evidente come la situazione risulti assolutamente fluida e probabilmente nelle prossime settimane potrebbero aprirsi nuovi negoziati fra i manifestanti e le istituzioni europee, per la definizione di politiche più concilianti.


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Tiziano Sini

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