Lo scorso 13 agosto, Fumio Kishida, attuale primo ministro giapponese e leader del Liberal Democratic Party (LDP), ha annunciato l'intenzione di non ricandidarsi alla guida del suo partito, ponendo di fatto fine alla sua esperienza di governo. Questa decisione proietta il Giappone verso un intenso mese di campagna elettorale interna all' LDP, durante la quale i maggiorenti si contenderanno la leadership del partito e la guida dell'esecutivo.
Fumio Kishida, eletto senza interruzioni alla Camera bassa nella circoscrizione di Hiroshima dal 1993, è stato nominato primo ministro nell'ottobre del 2021, avendo ricoperto in precedenza diversi incarichi ministeriali. È l'ottavo primo ministro giapponese per durata complessiva in carica nonostante il suo mandato sia durato meno di tre anni.
Negli ultimi mesi la fiducia sull’operato del governo è drasticamente crollata, con tassi di approvazione inferiori al 30%, a causa dell’alta inflazione e del proliferare di scandali politici. Tra questi spiccano i legami fra alcuni membri del LDP e il culto a cui aderiva l’assassino dell’ex primo ministro Shinzo Abe, a questo si associa la scoperta di un sistema di tangenti interno al partito.
Inoltre, anche la politica economica adottata dal governo, al fine di rilanciare il sistema produttivo nel post pandemia, è stata percepita internamente come debole e senza visione. Inizialmente, infatti, il programma di governo poneva l’accento sulla ridistribuzione della ricchezza e l’abbattimento delle disuguaglianze, tuttavia, di fronte alla sfiducia dei mercati finanziari Kishida ha dovuto ripiegare su una politica economica più tradizionale e meno ambiziosa.
Se a livello interno il bilancio del mandato di Kishida si può definire quantomeno controverso, a livello internazionale l’esperienza di governo del leader dimissionario è percepita positivamente da parte delle principali cancellerie occidentali, anche in virtù della sua precedente esperienza come ministro degli esteri nel gabinetto guidato da Shinzo Abe.
Durante il suo periodo al governo il primo ministro uscente ha raggiunto obiettivi significativi, tra cui l’incremento della spesa per la difesa a quasi il 2% del Pil, impegnandosi a raggiungere tale soglia entro il 2027, e lo sviluppo delle capacità missilistiche nazionali. Vi si aggiunge la storica pubblicazione del Documento di Strategia di Sicurezza Nazionale del 2022 che definirà la condotta sul palcoscenico internazionale del Giappone negli anni a venire.
Kishida ha inoltre perseguito il rafforzamento dell’alleanza con gli Stati Uniti, cercando una maggiore integrazione tra le forze armate dei due paesi e adoperandosi per lo sviluppo della partnership in ambito economico e tecnologico. Il governo giapponese ha inoltre imposto sanzioni contro la Russia e restrizioni sulle esportazioni di semiconduttori alla Cina, affiancando gli Stati Uniti nelle medesime decisioni.
Congiuntamente il primo ministro ha lavorato per migliorare le relazioni con la Corea del Sud, malgrado i difficili trascorsi, come testimoniano gli innumerevoli incontri che si sono tenuti con il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol. Questo ha per di più comportato l’approfondimento della partnership trilaterale con gli Stati Uniti, affermata durante l’incontro tenutosi a Camp David fra i tre governi. Kishida ha inoltre partecipato ad un incontro tra gli Stati Uniti e le Filippine con l’intento di riaffermare il supporto giapponese al governo di Manila.
Questa è l’eredita che Fumio Kishida lascia al termine del suo mandato come leader del LDP e conseguentemente come primo ministro. Ad oggi il partito liberaldemocratico ha la maggioranza in entrambe le camere del parlamento giapponese e sembra improbabile che possa perderne il controllo nelle prossime elezioni legislative che si terranno nel 2025. Per questo motivo le primarie del partito sono fondamentali per comprendere la traiettoria futura del paese del Sol Levante, in quanto nomineranno il futuro primo ministro.
La corsa alla guida del LDP si prospetta ai nastri di partenza ricca di partecipanti, si presenteranno infatti una decina di candidati, fra cui spiccano Ishiba Shigeru, precedentemente segretario generale del LDP e ministro della difesa, e Shinjiro Koizumi, già ministro dell'Ambiente. Questi sembrano ad oggi i favoriti, in accordo con gli ultimi sondaggi; tuttavia, non si può escludere la vittoria di altri candidati vista la procedura bizantina di selezione del leader.
Hanno annunciato la loro candidatura anche l'ex ministro della Sicurezza economica Takayuki Kobayashi, il ministro del Digitale Taro Kono, il segretario capo di gabinetto Yoshimasa Hayashi e il segretario generale dell'LDP Toshimitsu Motegi. Ci si aspetta nei prossimi giorni la conferma della candidatura da parte della ministra per la Sicurezza economica Sanae Takaichi. Tra gli altri che cercano sostegno per la corsa ci sono l'ex segretario capo di gabinetto Katsunobu Kato, la ministra degli Esteri Yoko Kamikawa, il ministro dell'Economia, del Commercio e dell'Industria Ken Saito e l'ex ministro degli Affari interni e delle comunicazioni Seiko Noda.
In conclusione, nonostante l'ampia varietà di candidati nella corsa alla leadership del LDP, non si prevede un cambiamento di paradigma significativo nella politica estera giapponese. Tenendo presente la continuità parlamentare della maggioranza di governo e della classe dirigente è probabile che l'approccio alle relazioni internazionali, alla sicurezza nazionale e alle alleanze strategiche prosegua in linea con quanto già tracciato sotto la guida di Shinzo Abe e Fumio Kishida. I cambiamenti nelle politiche di difesa e sicurezza, l'alleanza con gli Stati Uniti e la gestione delle relazioni con la Cina e la Corea del Sud resteranno quindi temi centrali nell’agenda di governo.
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L'Autore
Francesco Oppia
Autore di Mondo Internazionale Post
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Giappone LDP