A cura di Alessandro Fanetti
In questo nostro 18° appuntamento sullo “stato dell’arte” dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite nel mondo, ci soffermiamo sul sub-continente latinoamericano e caraibico.
Un territorio pieno di contraddizioni, dove i modelli di sviluppo cambiano da Paese a Paese e le diseguaglianze sono sotto gli occhi di tutti.
In un tale contesto, la capacità delle varie autorità nazionali e regionali di dare vita ad un documento unitario in grado di “regionalizzare” gli obiettivi dell’Agenda 2030 non era scontato ed è stato un primo fondamentale passo, compiuto nel 2016 con l’impegno decisivo della CEPAL (Commissione Economica per l’America Latina e i Caraibi) e intitolato “Horizontes 2030 – La igualdad en el centro del desarrollo sostenible”[1].
A distanza di 5 anni, a che punto siamo?
Se nel concreto restano da fare ancora moltissimi passi in avanti[2], è comunque da riconoscere l’impegno che ci stanno mettendo la maggior parte delle dirigenze nazionali e regionali. Un impegno che ha già portato
dei frutti, ribadito anche nel marzo di quest’anno - in piena pandemia - durante i lavori della “Quarta Riunione del Foro dei Paesi Latinoamericani e Caraibici sullo Sviluppo Sostenibile”.
Una riunione - questa - che ha rimesso in moto la macchina regionale dell’Agenda 2030 e che almeno lascia ben sperare per il futuro:
- Entrata in vigore dell’Accordo Regionale sull’Accesso all’Informazione, la Partecipazione Pubblica e l’Accesso alla Giustizia sulle questioni ambientali;
- Impegno solenne per un recupero sostenibile e resiliente dalla pandemia, capace di mettere al centro le dimensioni economica, sociale e ambientale;
- Riaffermazione dell’impegno imprescindibile a sradicare la povertà e la fame nella regione;
- Riconoscimento (purtroppo talvolta non scontato) di alcuni fallimenti, in primis sulla lotta alla diseguaglianza e sulle mancanze nell’affrontare adeguatamente la pandemia[3].
Passi in avanti e passi indietro, dunque, nonostante il tempo di trovare delle soluzioni adeguate e concretamente applicabili scarseggi sempre più.
Tempo che comunque ancora c’è, considerando le immense possibilità ancora inesplorate della regione, a partire da una più stretta collaborazione fra i vari soggetti che detengono le vere capacità decisionali, così come fra le molte organizzazioni della società civile sensibili ai temi dell’Agenda 2030 delle Nazioni Unite.
Temi che, come abbiamo sentito e letto molte volte, toccano i più svariati ambiti:
- Cancellare la povertà e la fame;
- Garantire salute e benessere, anche con riferimento ad un’istruzione di qualità e alla parità di genere;
- Garantire a tutti la possibilità di avere acqua potabile e di usufruire di servizi igienico-sanitari adeguati;
- Promuovere la creazione e l’utilizzo di energia pulita e accessibile a tutti.
- Garantire un lavoro dignitoso anche grazie ad una crescita economica “sostenibile”;
- Promuovere la possibilità di fare impresa, le innovazioni e delle infrastrutture adeguate che garantiscano città e comunità sostenibili;
- Ridurre al minimo le diseguaglianze e promuovere consumi e produzioni responsabili;
- Approntare tutte le misure necessarie atte a combattere il cambiamento climatico, così da salvaguardare tutti noi;
- Difendere con tutte le forze la vita sott’acqua e quella sulla terra;
- Garantire la pace, la giustizia e delle Istituzioni solide;
- Riuscire a collaborare positivamente per trovare le migliori soluzioni per tutti.
[1] Per approfondire la questione, fra le altre cose è possibile leggere il mio primo scritto sull’argomento a questo link: https://mondointernazionale.co...
[2] Nel mio secondo scritto su questa regione ho accennato ad alcune delle enormi sfide che ancora vanno affrontate, ma ho anche fatto presente alcune note positive: Agenda 2030 – America Latina & Caraibi: cenni sullo “stato dell'arte” - Mondo Internazionale.
[3] Per la lettura completa del documento, accedere al seguente link: https://repositorio.cepal.org/bitstream/handle/11362/46733/S2100180_es.pdf?sequence=1&isAllowed=y.