Le esplosioni in Libano sollevano l'allarme sulla sicurezza della supply chain tecnologica

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  Federica Luise
  04 ottobre 2024
  3 minuti, 28 secondi

Le recenti esplosioni in Libano, che hanno causato la morte di almeno trenta persone, hanno sollevato una serie di allarmi riguardanti la sicurezza delle catene di approvvigionamento tecnologiche globali. Gli attacchi, attribuiti ad operazioni israeliane contro Hezbollah, hanno coinvolto l'uso coordinato di migliaia di dispositivi di comunicazione come cercapersone e walkie-talkie, suscitando preoccupazioni profonde sull'integrità dei dispositivi elettronici quotidiani e sulla vulnerabilità delle reti di produzione e distribuzione.

A seguito di alcune indagini, il Ministero degli Affari Economici di Taiwan, paese di produzione dei cercapersone esplosi, ha affermato di non avere alcuna traccia di esportazioni dirette dei dispositivi in Libano, sostenendo che i dispositivi potrebbero essere stati modificati dopo la produzione. Infatti, il New York Times e l'agenzia di stampa Reuters, citando funzionari anonimi, hanno riferito che le autorità israeliane avevano posizionato piccole quantità di materiale esplosivo nei cercapersone prima delle detonazioni.

La situazione relativa ai walkie-talkie, esplosi a pochi giorni di distanza, rimane meno chiara. Si trattava di un modello fuori produzione, fabbricato dall'azienda giapponese ICOM, che non era stato sottoposto a controlli da parte dei servizi di sicurezza di Hezbollah. L'azienda ha dichiarato che quel modello era uscito di produzione oltre un decennio fa e non è riuscita a determinare se i dispositivi fossero contraffatti o provenissero direttamente dai suoi stabilimenti.

Oltre al riconoscimento di una falla nel sistema di sicurezza di Hezbollah, che solleva il sospetto che tale attacco fosse pianificato da tempo, in Libano e non solo, si è diffuso un timore generale verso qualsiasi dispositivo elettronico. Infatti, questo evento ha messo in luce come qualsiasi dispositivo apparentemente innocuo possa essere trasformato in un’arma tramite manipolazioni durante il processo di fabbricazione o distribuzione, in qualsiasi parte del globo, ed in qualsiasi situazione di conflitto.

Le conseguenze per l’industria tecnologica

Le aziende tecnologiche dovrebbero accelerare i loro sforzi per garantire la sicurezza della supply chain e minimizzare i rischi di manipolazione. Secondo Milad Haghani, esperto di supply chain presso l'Università del New South Wales, l'incidente in Libano rappresenta un evento senza precedenti che potrebbe spingere le aziende a rafforzare i protocolli di sicurezza nei processi di produzione. Grandi nomi come Apple, Samsung e Huawei sono considerati meno vulnerabili a tali minacce, grazie ai loro standard di sicurezza già elevati e alla maggiore capacità di controllo sulle loro catene di fornitura.

In particolare per Taiwan

Dato il distacco di Taiwan dal conflitto in Medio Oriente, il Paese e l’azienda produttrice dei cercapersone, Gold Apollo, sono stati esclusi da qualsiasi coinvolgimento nell’attacco: Taiwan non intrattiene relazioni diplomatiche con Israele, che, come la maggior parte dei paesi, non riconosce ufficialmente Taipei, ma entrambi hanno stretti legami con gli Stati Uniti. Tuttavia, l’incidente ha attirato un’attenzione indesiderata sul Paese e sulla sua industria tecnologica di fama mondiale.

Infatti, Taiwan possiede una tra le principali industrie tecnologiche al mondo, protetta da forti interessi statunitensi e competitor di quella cinese, producendo la maggior parte dei semiconduttori utilizzati per alimentare gran parte dei dispositivi elettronici del mondo.

Il coinvolgimento di tale industria tecnologica mette in luce, ancora di più, l’importanza di tale attacco che non ha coinvolto soltanto la supply chain tecnologica, ma in particolare una tra le più importanti al mondo. Per questo motivo sono state sollevate delle discussioni anche dopo la negazione di qualsiasi responsabilità diretta nell’attacco da parte dell'azienda. Gold Apollo ha affermato che i dispositivi esplosivi erano stati prodotti su licenza da un'altra azienda, BAC, con sede a Budapest, sollevando dubbi su potenziali infiltrazioni nella supply chain.

Taiwan, che ospita, inoltre, alcune delle più importanti aziende tecnologiche al mondo come TSMC, è ora costretta a riflettere sul proprio ruolo all'interno delle dinamiche globali. "Questo incidente sarà una lezione enorme e critica per l'industria", ha dichiarato Yachi Chiang, professore di diritto della tecnologia alla National Taiwan Ocean University.

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