Le nuove miniere dell’Unione Europea: approvati 47 progetti per produrre materiali critici sul suolo europeo.

Le parole del Commissario europeo per l’Industria Séjournè: “Il litio cinese non sarà il gas russo di domani”.

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  Cristel Vinciguerra
  15 aprile 2025
  4 minuti, 40 secondi

Il 25 marzo 2025, il Commissario per l’industria Stéphane Séjourné ha presentato a Bruxelles la prima lista di progetti strategici per la produzione di materiali critici sul suolo dell’Unione Europea.

La lista include progetti di estrazione, lavorazione, riciclo e sostituzione di 14 materie prime considerate strategiche dall’UE. Tra queste ci sono litio e cobalto, essenziali per la produzione di batterie, ma anche di materiali impiegati nell’industria della difesa e dello spazio, come magnesio e tungsteno.

Tra i tredici Stati membri coinvolti nella realizzazione dei progetti, la penisola iberica è tra le aree più interessate: la Spagna ha ricevuto l’approvazione di sette progetti, sei dei quali porteranno all’apertura di miniere di litio e tungsteno. Anche il Portogallo avrà un ruolo chiave, in quanto dal 2027 vedrà l’avvio di progetti di estrazione di litio e la produzione di batterie.

Tra i Paesi coinvolti, l’Italia ha un ruolo rilevante: sono quattro le industrie italiane che hanno ricevuto da parte della Commissione l’approvazione per progetti di riciclaggio di materiali critici; nei prossimi anni, all’interno di stabilimenti già operativi in Lazio, Sardegna, Toscana e Veneto, saranno avviati progetti che contribuiranno al recupero di materiali essenziali come il litio ed elementi di terre rare. Per garantire l’operatività dei progetti, la Commissione ha stanziato un investimento di capitale pari a 22,5 miliardi di euro, ma per raggiungere gli obiettivi di produzione, sono state previste anche agevolazioni riguardo le autorizzazioni per i progetti nei diversi Stati.

Nella presentazione del piano, Séjourné ha ribadito l’importanza del perseguire una maggiore autosufficienza nella produzione di materie prime critiche, affermando che l’Unione Europea non deve sostituire la dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili con la dipendenza da importazioni di materie prime, soprattutto nella transizione verso un maggiore impiego di energie da fonti rinnovabili, la cui produzione, ad esempio nel fotovoltaico e nell’eolico, richiede largo utilizzo di questi materiali.

La prospettiva dell’aumento nella produzione domestica di materie prime critiche segna un passo fondamentale dell’implementazione del Critical Raw Material Act (CRMA). L’atto, proposto nel 2024 dalla Commissione europea, ha come scopo quello di ridurre la forte dipendenza dalle importazioni di materiali fondamentali nelle tecnologie green e nell’industria della difesa e dello spazio. La pandemia da Covid-19 e la conseguente riduzione del volume di commercio globale ha infatti esposto le vulnerabilità della supply chain europea, soprattutto per quanto riguarda la sua dipendenza della Cina. Nel caso delle materie prime critiche, la Cina è infatti responsabile del 99% di importazioni di magnesio nell’Unione Europea, ed è, secondo i dati Eurostat del 2023, insieme a Russia e Malesia, coinvolta nel 94% delle importazioni totali di terre rare negli Stati membri.

Il Critical Raw Material Act ha come obiettivo quello di raggiungere, entro il 2030, una produzione domestica pari al 10% del fabbisogno europeo nell’industria estrattiva, migliorando inoltre anche la capacità dei Paesi europei di trasformare e riciclare questi materiali, raggiungendo soglie di lavorazione domestica rispettivamente del 40% e del 25% per questi processi. I 47 progetti approvati sono solo una parte delle azioni portate avanti per raggiungere questi obiettivi; per ottenere una maggiore autonomia nel settore minerario, l’atto dispone che anche gli Stati membri dell’Unione sviluppino dei programmi nazionali per ricercare la possibile presenza di nuove risorse geologiche da sfruttare.

Per rendere meno vulnerabile la supply chain delle materie prime critiche, il CRMA prevede inoltre che l’UE sviluppi nuovi rapporti commerciali, in modo da espandere le partnership a livello globale e ridurre la dipendenza da un numero ristretto di Paesi, in particolare la Cina. Un altro degli obiettivi identificati nell’atto è infatti quello di far provenire non più del 65% del consumo annuale di ciascuna materia prima strategica da un solo fornitore. La Commissione sta cercando attivamente di diversificare i propri partner commerciali, come dimostrato durante il primo summit tra Asia centrale e Unione Europea, tenutosi nell’aprile 2025, che ha avuto tra i suoi temi centrali quello di stabilire una cooperazione rafforzata nel commercio di materiali critici provenienti dalla regione asiatica.

L’importanza del rinnovato interesse verso la produzione europea di materiali critici, oltre che delle policies portate avanti per implementare il Critical Raw Material Act, è dovuta ai molteplici interessi che coinvolgono questi materiali, necessari per la transizione verso energie sostenibili nell’EU, e per ridurre l’importazione di combustibili fossili; ma anche indispensabili per la difesa, un’altra delle priorità sull’agenda degli Stati europei.

Nonostante le domande sollevate da diverse ONG europee riguardo la trasparenza del processo di approvazione dei progetti e i dubbi relativi alla loro sostenibilità e alle loro conseguenze sulle comunità locali, l’importanza economica e strategica del rafforzamento della produzione domestica rimane essenziale per rendere l’Unione Europea più competitiva e meno vulnerabile a rapidi cambiamenti nelle relazioni commerciali globali.

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Cristel Vinciguerra

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