Il 15 marzo 2025, il mondo avrebbe scoperto che gli Stati Uniti avevano dato il via a una serie di bombardamenti contro i ribelli Houthi - gruppo sostenuto dal regime degli ayatollah in Iran e che ha dichiarato “morte all’America". L'attacco, condotto nei territori dello Yemen, era stato deciso in risposta ai raid dei ribelli contro Israele e ai loro sabotaggi delle rotte marittime internazionali, con conseguente panico del commercio mondiale. Eppure, un giornalista della rivista americana The Atlantic , Jeffrey Goldberg, era venuto a conoscenza del piano statunitense già due ore prima. Come è possibile? Come poteva un giornalista essere informato di piani e decisioni così delicate e “top secret”? Come afferma lo stesso Goldberg nel suo articolo pubblicato su The Atlantic il 24 marzo, “delle spiegazioni sono dovute”.
Un errore… imbarazzante
Tutto ha inizio qualche giorno prima, quando lo stesso giornalista riceve una richiesta di contatto su Signal., un’applicazione di messaggistica open source molto usata tra i giornalisti americani perché offre garanzia di sicurezza maggiori rispetto ad altre app altrettanto celebri come WhatsApp e Telegram.
Questa richiesta veniva niente meno che da un utente identificatosi come Michael Waltz, ovvero il consigliere per la sicurezza nazionale dell’amministrazione Trump. Goldberg, pur perplesso dalla stranezza della situazione, accetta la richiesta, ipotizzando che Waltz volesse discutere col giornalista di temi quali l’Ucraina o Gaza. Eppure, con sua massima sorpresa, Goldberg si trova aggiunto a un gruppo dal nome molto particolare - “Gruppo ristretto houthi pc”.
A quel punto partono una serie di messaggi in un crescendo di incredulità e diffidenza da parte del giornalista: la conversazione sulla chat procede sulla necessità di preparare “un gruppo di coordinamento sugli houthi entro le prossime 72 ore” a cui seguono i messaggi di utenti dai nomi inequivocabili : MAR - il segretario di stato Marco Antonio Rubio, JD Vance, TG, quasi sicuramente Tulsi Gabbard, direttrice dell’intelligence nazionale, Scott B, ovvero Scott Bessent, segretario al tesoro, Pete Hegseth, segretario alla difesa e addirittura John Ratcliffe, niente di meno che il direttore della CIA.
A Jeffrey Goldberg tutto questo pareva uno scherzo, una campagna di disinformazione ben orchestrata: come poteva nessuno notare “un intruso” nella chat? Perché nessuno si era interrogato sull’identità di quelle iniziali “JG” (Jeffrey Goldberg) tra i membri del gruppo chat? E soprattutto, se la conversazione era vera e i membri erano davvero chi erano, perché si stava discutendo di piani di attacchi militari su un’app di messaggistica? Ma no, era così paradossale che non poteva essere una vera chat dove si discuteva di veri attacchi militari…
Eppure i messaggi continuano sempre più allucinanti: JD Vance afferma che bisogna agire con cautela nel procedere a un attacco su quelle aree perché “il 3% del commercio statunitense attraversa il canale di Suez. Per gli europei è il 40%”. Per il vicepresidente, attaccare oggi potrebbe avere ripercussioni negative nell'opinione pubblica e far alzare il prezzo del petrolio inevitabilmente.
Risponde Hegseth secondo cui “attaccare ora o tra qualche settimana non cambierebbe nulla, (…) in fondo nessuno sa chi sono gli Houthi e sono anche alleati dell’Iran”.
Europei parassiti
Poco dopo, in un crescendo sempre più tragicomico, JD Vance riconosce la superiorità americana e che al momento gli USA sono gli unici ad avere l’autorevolezza e i mezzi necessari per intervenire: sgominare gli Houthi per liberare le vie marittime del commercio internazionale. Waltz rincara la dose affermando che “le flotte militari europee non hanno le capacità di imporsi (...) e (che) gli europei devono aggiungere questo problema alla lista di cose orribili per cui i governi dell’Europa devono investire maggiormente nella loro difesa”.
Vance si convince: se la maggioranza crede che bisogna intervenire allora si procederà, anche se, molto semplicemente, il vicepresidente odia “di dover salvare di nuovo l’Europa”.
Le parole di Hegseth si abbattono come un flagello su un giudizio già incredibilmente pesante e assurdo: gli europei sono dei “free-loading”, ovvero degli “scrocconi”. Sono la più infida categoria di parassiti.
Ore 11.44: via libera all’attacco
E’ il 15 marzo, ore 11.44 e all’ormai sempre più allibito Goldberg arriva un messaggio dalla chat “Houthi”. E’ di Pete Hegseth: “Confermo che il CENTCOM (Comando centrale degli Stati Uniti) dà il via libera alla missione di lancio”. Poco dopo vengono elencate passo per passo le varie manovre che, inesorabili, si susseguono: ore 12.15 lancio dei primi F-18 e alle 13.45 i droni MQ-9.
“Buona fortuna ai nostri Guerrieri" è l’epica conclusione del macabro messaggio di Hegseth. Seguono una sfilza di messaggi da parte degli altri membri della chat pieni di emoji che rappresentano la bandiera a stelle e strisce, o ancora le mani giunte, il fuoco e l’aquila.
A Goldberg non sembra vero, è in macchina che sta guidando, si deve fermare. Digita su Internet qualche parola chiave ( Yemen - Houthi - attacco ) per vedere, trovare una conferma. E dal web arriva la risposta : il governo americano ha appena lanciato una serie di attacchi contro le basi dei ribelli Houthi in Yemen.
Un nuovo messaggio della chat interrompe la lettura: ore 13.48, un obiettivo è stato colpito con successo, un edificio è crollato e numerose persone sono state identificate, comunica Waltz. Seguono congratulazioni, bandiere americane e fuochi che bruciano.
La chat è vera. Non è uno scherzo, né una campagna di disinformazione estremamente realistica. Quello che Jeffrey Goldberg ha appena letto erano precisi piani di attacco militare, con annessi imbarazzanti commenti.
E se…?
Goldberg e The Atlantic pubblicano le chat in un articolo uscito il 24 marzo, per quello che potrebbe essere definito lo scoop dell’anno. Già si parla di "Signal Gate".
Immediatamente risponde la Casa Bianca, che cerca in qualche modo di sminuire l’accaduto attaccando il giornalista. Karoline Leavitt, portavoce della Casa Bianca, liquida l’articolo, affermando che si tratta dell’ennesima presa in giro da parte di un giornalista dichiaratamente contro Trump e conosciuto per il suo spirito sensazionalistico.
Eppure, nonostante la volontà di archiviare il caso il prima possibile, non sono mancate le accuse dei Democratici, che si sono scagliati contro l’amministrazione Repubblicana per questo oltraggioso attentato alla sicurezza nazionale.
“Non ci si può fidare di nessuno all’interno di questa pericolosa amministrazione che possa tenere al sicuro gli americani”, commenta sprezzante su X/Twitter Chris Coons, senatore del Delaware. Da New York, il rappresentante Pat Ryan riassume tutto in una parola, “Fubar”, acronimo di “fucked up beyond all recognition”. Per il senatore di Rhode Island Jack Reed si è trattato “di uno dei più egregi fallimenti di sicurezza e buon senso che abbia mai visto”.
Ma al di là dei commenti, questo apre un inquietante capitolo sulla sicurezza al tempo della rivoluzione tecnologica. Ci si può fidare di discorrere tranquillamente di questioni così delicate su app di messaggistica, per quanto queste abbiano superato criteri di sicurezza approvati dai governi? E se in quella chat fosse stato aggiunta una qualsiasi persona, magari ostile al governo americano? E se il telefono molto semplicemente fosse stato rubato o smarrito? E se fosse caduto nelle mani di un qualche terrorista? Si può parlare così liberamente di attacchi militari e dei destini di popoli e paesi come se fosse una normale chat di amici?
Sullo scandalo delle chat di Signal (app inevitabilmente andata virale in questi ultimi giorni) resta poco da commentare. E’ sotto gli occhi di tutti, poiché le chat sono state screenshottate e pubblicate, prima da The Atlantic e poi riprese con indignazione dai giornali di tutto il mondo. Quello che resta è la superficialità di un’amministrazione che tiene le redini del mondo e si comporta come se fosse un gioco. Eppure, quella americana non è solamente una amministrazione tra le tante che si sono a livello internazionale. E’ molto di più, e certe leggerezze non dovrebbe concedersele.
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