L'offensiva dei ribelli e l'incertezza sul futuro della Siria

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  Redazione
  09 dicembre 2024
  7 minuti, 20 secondi

A cura del Dott. Pierpaolo Piras, studioso di Geopolitica e componente del Comitato per lo Sviluppo di Mondo Internazionale APS

Dopo la deposizione armata e la fuga di Assad , la sopravvivenza del regime siriano dipende ora dal coordinamento e dalla intesa reciproca intercorrente tra Iran, Russia e Turchia. Le improvvise conquiste territoriali di Hay'at Tahrir al-Sham (HTS) nella Siria settentrionale, inclusa Aleppo, la seconda città più grande della Siria, hanno risvegliato la guerra civile dormiente della nazione.

Hay'at Tahrir al-Sham (HTS) ovvero letteralmente l’ "Organizzazione per la liberazione del Levante" , comunemente Tahrir al-Sham, è una formazione militante salafita attualmente attiva e coinvolta nella guerra civile siriana. È considerata un'organizzazione terroristica dall'ONU, Unione europea, Stati Uniti, Regno Unito, Canada, Australia, Nuova Zelanda, Giappone, Argentina, Indonesia e Russia.

Sebbene questi sviluppi possano cogliere alcuni di sorpresa, ad un’analisi più attenta non appaiono né inaspettati né privi di precedenti credibili. In effetti, si sono fatti attendere a lungo mentre il regime di Bashar al-Assad si è dimostrato del tutto vulnerabile a tali sconvolgimenti per numerosi anni.

In primo luogo, per oltre un decennio, l'esercito siriano ha lottato per ottenere il sopravvento in una brutale e sanguinosa guerra civile, conseguendo un marcato declino della sua efficacia militare e del suo livello morale. Mentre la situazione si era notevolmente stabilizzata a favore del regime di Assad dal 2018, l'esercito siriano non ha mai avuto la possibilità di riprendersi. Un tempo era considerato una forza militare potente ed orgogliosa di sé stessa. Negli ultimi anni, l'esercito siriano si è invece trasformato in un frammentato mosaico di fazioni e milizie spesso rivali tra loro e pesantemente influenzate da potenze straniere, tra le quali l’Iran, Hezbollah e Russia.

La presenza e l'attività di forze esterne, che stabiliscono basi ad impronta militare e operatività offensiva, affermando il controllo fisico in tutto il paese, hanno probabilmente avuto un impatto deleterio sul morale delle truppe. Per cui è facile spiegare come mai molti di essi hanno iniziato a porre in discussione le motivazioni e la misura con le quali stanno nella realtà combattendo per la tutela e sovranità del proprio paese.

Inoltre, l'infrastruttura, i centri di comando e le basi dell'esercito siriano sono stati presi di mira senza sosta dagli attacchi aerei israeliani nell'ultimo decennio.

Centinaia di questi attacchi hanno indebolito in modo critico la sua abitabilità e capacità operativa. Queste pressioni esterne, insieme al declino e alla forte sensazione di frustrazione dell'esercito, hanno inferto un colpo decisivo alla potenza ed efficacia complessiva dell'esercito siriano.

Il secondo fattore dietro gli attuali sviluppi in Siria è la cosiddetta "stanchezza ucraina" della Russia, o più precisamente, la tensione causata dalla sua prolungata guerra in Ucraina. Nel 2015, quando la Russia dichiarò il proprio sostegno ad Assad, svolse un ruolo fondamentale nel ripristinare la salute del suo regime. I massicci attacchi aerei russi furono fondamentali per spostare l'equilibrio della guerra civile, consentendo al regime siriano, sostenuto dalle forze iraniane e dalle milizie sciite alleate, di assumere il sostanziale sopravvento.

Che cosa è cambiato?

La situazione odierna è molto diversa. L'attenzione della Russia è totalmente avvinta dal grande sforzo bellico impiegato in Ucraina, con pochissime capacità da risparmiare. Sebbene la Russia mantenga ancora una presenza militare in Siria e abbia lanciato più attacchi aerei contro i ribelli, le sue priorità risiedono nel conflitto in Europa. In poche parole, la Russia non è in condizioni di affrontare due fronti di guerra, Ucraina e Siria, per cui si può affermare che Putin ha perso la guerra ora in Siria.

Munizioni e risorse limitate vengono convogliate verso il fronte ucraino insieme a gran parte del personale militare d'élite russo, in particolare la sua aeronautica, e sono state ridistribuite in quel teatro. Ma anche le navi militari russe ormeggiate nella propria base siriana di Tartus sono state ritirate da quel porto.

Questa deviazione di risorse militari e attenzione geopolitica ha notevolmente indebolito la capacità della Russia di supportare il regime siriano in modo efficace come accadeva in passato. Di conseguenza, questo cambiamento ha ulteriormente eroso il morale delle forze armate siriane favorendo indirettamente l’azione delle fazioni ribelli, che hanno colto repentinamente l'opportunità a proprio vantaggio di sfruttare la ridotta attenzione e capacità d’intervento della Russia sul territorio siriano. La Siria ha anche sofferto del declino del suo principale sistema di supporto, l'Asse della Resistenza.

La seconda ragione potrebbe essere che per gran parte della guerra civile siriana, questa coalizione, una rete di milizie sciite sostenute dall'Iran provenienti da Iraq, Afghanistan, Siria, Libano e Yemen, è stata essenziale nell'assistere il regime di Assad e nel guidare i suoi progressi militari. Tuttavia, nell'ultimo anno, le dinamiche all'interno di questa alleanza sono cambiate in modo significativo.

Dal 7 ottobre 2023, il conflitto Israele-Hezbollah è aumentato a livelli senza precedenti. Durante la recente guerra tra Israele e Hezbollah, Israele ha inflitto gravi colpi alle capacità militari di Hezbollah. Circa 4.000 combattenti d'élite di Hezbollah, così come Hassan Nasrallah e numerose figure di spicco, sono stati uccisi con attacchi diretti.

La struttura di comando del gruppo è stata gravemente danneggiata e, sebbene siano stati nominati nuovi comandanti, la revisione della leadership ha indubbiamente lasciato le milizie in uno stato di semi-paralisi.

Inoltre, l'intensificato conflitto con Israele ha costretto Hezbollah a reindirizzare gran parte della sua attenzione e delle sue risorse verso il Libano, distraendole significativamente dal suo coinvolgimento in Siria. Questo spostamento ha creato un divario nella rete di supporto del regime di Assad. Il ridotto sostegno da parte di Hezbollah e di altri elementi allineati all'Iran ha ulteriormente minato la capacità del regime di mantenere il controllo e affrontare efficacemente le sfide che si trova ad affrontare.

Un altro fattore che contribuisce è lo stato interno della Siria, in particolare nei territori ancora sotto il controllo dei fedeli di Assad. Assad è notoriamente in fuga a Mosca, ma il suo regime sopravvive ancora.

Dal 2018, il regime di Assad è riuscito a riprendere il controllo di circa il 70 percento del paese. Tuttavia, ha lottato per mantenere il controllo sulle aree periferiche. La Siria continua ad affrontare gravi sfide economiche e il governo non è stato in grado di fornire nemmeno servizi di base come l'alimentazione elettrica in numerose zone del paese.

Alcune di queste sotto il controllo del regime hanno sopportato anni senza godere di un accesso sicuro all'energia elettrica, alimentando ulteriormente l'insoddisfazione generale. Questa terribile situazione ha scatenato proteste in regioni che erano tradizionalmente considerate roccaforti di sostegno al regime: dimostrazioni che espongono il crescente divario tra regioni che in precedenza sostenevano Assad.

Tali eventi non solo hanno demoralizzato le truppe siriane, ma hanno anche minato la stabilità istituzionale del regime, creando opportunità per i gruppi di opposizione, tra cui i ribelli e il movimento HTS, di far progredire le loro posizioni.

Tuttavia, niente di tutto ciò significa che il destino di Assad sia segnato. Il regime ha ancora delle vie per sopravvivere. Per resistere, Assad deve prima di tutto mantenere il suo controllo sull'establishment politico di Damasco.

In secondo luogo, il regime di Assad deve rallentare l'avanzata dei ribelli nel breve termine in tutto il paese. Stabilizzando temporaneamente le linee del fronte, il regime potrebbe dare all'Iran il tempo di mobilitare e schierare milizie irachene per rafforzare le forze siriane.

Inoltre, consentirebbe alla Russia di rivalutare la propria posizione e potenzialmente reindirizzare più risorse alla Siria, almeno temporaneamente, per contrastare la minaccia dei ribelli.

Tali rinforzi potrebbero essere fondamentali per il ritorno di Assad per mantenere la sua presa sul potere. Anche se non c’è alcun segno di ottimismo in questo senso…!

Infine, garantire la sopravvivenza del regime di Assad, ora più che mai, richiederebbe un maggiore coordinamento e una comprensione reciproca tra Iran, Russia e Turchia.

Mentre alcuni suggeriscono che la Turchia potrebbe supportare l'avanzata dei ribelli, questa visione trascura la più che probabile avversione di Ankara al crollo totale e cambio del regime siriano: fattori cruciali come la diffidenza della Turchia nei confronti di HTS (in precedenza pienamente legata ad Al Qaeda), le ovvie preoccupazioni sulla futura traiettoria politica del gruppo radicale e il potenziale dei curdi siriani di sfruttare qualsiasi caos conseguente sono elementi che potrebbero spingere Ankara a favorire obiettivi limitati e un certo livello di de-escalation a breve.

Pertanto, la cooperazione tra questi attori chiave potrebbe fungere da ancora di salvezza per il regime mentre affronta i pericoli che lo attendono. Sotto il profilo attuale degli eventi, si può ancora sostenere che non è ancora detta l’ultima parola in Siria e tutto è suscettibile di essere messo nuovamente in gioco.

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