Russia e Turchia: un'analisi delle relazioni fra cooperazione energetica, BRICS e sfide globali.

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  Matteo Francescucci
  30 ottobre 2024
  5 minuti, 16 secondi

Negli ultimi anni, le dinamiche geopolitiche e le relazioni strategiche tra Russia e Turchia hanno subito trasformazioni significative, influenzate da fattori quali le sanzioni internazionali e i conflitti regionali. Tra i vari aspetti che caratterizzano questo complesso rapporto fra i due Paesi, spicca la crescente importanza della Turchia come snodo commerciale ed energetico, in particolare come centro di raffinazione del petrolio russo. Nel dettaglio, il ruolo della Turchia è stato centrale, a partire dalla guerra russo-ucraina, per il mantenimento di una parte della resilienza economica di Mosca, nonostante le pressioni delle sanzioni occidentali e i nuovi rapporti di Ankara con Kiev.

Secondo il think tank CREA, la Russia ha sfruttato una falla nel sistema sanzionatorio internazionale, incrementando le sue esportazioni di greggio verso la Turchia. Quest’ultima, con tre raffinerie operative, si è trasformata in un hub cruciale per la lavorazione del petrolio russo, che, una volta raffinato, è stato successivamente venduto sui mercati occidentali per un valore di 2 miliardi di dollari sul mercato dei Paesi del G7+.

Sempre secondo i dati raccolti da CREA, gli Stati Uniti avrebbero registrato un aumento delle importazioni dalle raffinerie turche del 335% nella prima metà del 2024. Questo dato dimostra l'importanza del ruolo della Turchia per il proseguimento della vendita di greggio russo, che ha a sua volta compensato, almeno in parte, il calo delle esportazioni russe verso i mercati asiatici causato da una diminuzione della domanda (10% in meno). Per quanto riguarda le esportazioni di gas naturale, la Turchia continua a proporsi come alternativa nella distribuzione di gas naturale verso l'Europa, siglando accordi con Paesi come Bulgaria, Ungheria e Moldova per rafforzare la sua posizione strategica. Nell'ambito della cooperazione energetica turco-russa risulta molto significativa anche quella nel settore nucleare. A riprova di questo aspetto, c'è la costruzione della centrale nucleare di Akkuyu, il primo impianto di questo tipo in Turchia, realizzato dalla società russa Rosatom. Il progetto prevede la costruzione di almeno quattro reattori VVER 1200, con la prima unità che dovrebbe entrare in funzione nel 2025 e la conclusione dell'intera centrale entro il 2028, anno in cui dovrebbe anche diventare operativa.

Tuttavia, le relazioni tra i due Paesi non sono esenti da tensioni. A seguito dell'invasione russa dell'Ucraina, le sanzioni imposte dagli Stati Uniti e dai loro alleati hanno complicato i rapporti commerciali tra Ankara e Mosca, con restrizioni che recentemente hanno riguardato anche 40 tipologie di tecnologie militari. Queste e altre limitazioni dovute ai meccanismi sanzionatori hanno contribuito a ridurre i traffici commerciali tra i due Paesi e hanno costretto la Russia a trovare nuovi modi per garantire la continuità del flusso di prodotti tecnologici in ingresso. Di recente, Washington ha espresso preoccupazione per il ruolo della Turchia come potenziale intermediario nell'accesso russo a beni legati all'industria militare, incluse tecnologie avanzate come elettronica e componenti per la produzione di armi. L'amministrazione Biden avrebbe inviato alti funzionari in Turchia, cercando di persuadere il Governo di Erdoğan a imporre ulteriori restrizioni alle esportazioni, sanzionando anche alcune aziende turche coinvolte nel commercio con la Russia.

In un contesto geopolitico sempre più complesso, la Turchia continua a cercare di bilanciare le sue relazioni strategiche. Pur difendendo alcune forme di cooperazione con la Russia, Ankara ha rafforzato i legami con l'Ucraina, siglando un accordo di libero scambio e aumentando la cooperazione in ambito militare. In particolare, l'impiego di veicoli blindati di produzione turca in Ucraina e l'invio di droni durante il corso del conflitto hanno provocato il disappunto di Vladimir Putin, mettendo il Presidente Erdoğan nella posizione di dover gestire con attenzione le alleanze e i rapporti fra alleati NATO e Paesi del BRICS.

Durante il vertice BRICS di Kazan, la Turchia ha tentato di rafforzare la sua cooperazione economica e strategica con i Paesi membri del blocco, pur senza ottenere l'adesione formale all'organizzazione. La richiesta della Turchia di entrare nei BRICS è stata respinta principalmente a causa di alcune riserve poste da Cina e India. Ad esempio, Pechino ha espresso perplessità in merito alla posizione della Turchia rispetto alla questione della minoranza uigura nello Xinjiang, che rimane un tema particolarmente delicato per il governo cinese. D'altra parte, l'India ha manifestato preoccupazioni legate ai rapporti tra Turchia e Pakistan, considerato un rivale strategico, il che rende l'ingresso della Turchia nel blocco meno appetibile per Nuova Delhi. Nonostante la mancata adesione, la Turchia ha ottenuto lo status di "paese partner", una posizione che le consente di mantenere aperti canali di dialogo e cooperazione economica con i Paesi BRICS senza compromettere del tutto i rapporti con l'Occidente.

Alla luce di queste considerazioni, le relazioni tra Russia e Turchia si configurano in un delicato equilibrio tra cooperazione e competizione su vari fronti. Sebbene vi sia una solida intesa nel settore energetico, entrambe le nazioni devono affrontare sfide significative legate alla politica internazionale e alle pressioni economiche. Sul piano geopolitico, le due nazioni si trovano su posizioni contrastanti, pur mantenendo un dialogo, riguardo al conflitto russo-ucraino, mentre condividono un certo allineamento pro-palestinese, sebbene per ragioni ideologiche e strategiche molto differenti. Inoltre, la questione siriana contribuisce ad alimentare ulteriori frizioni, dati gli interessi divergenti nella gestione delle dinamiche regionali. Tuttavia, se sul versante energetico, in particolare nel settore nucleare, la cooperazione è solida, la Russia esercita una pressione strategica su Ankara, sfruttando la sua influenza nei BRICS per ottenere concessioni favorevoli. Anche la Cina si inserisce in questo contesto, riconoscendo la rilevanza strategica della Turchia come snodo cruciale lungo la Nuova Via della Seta, soprattutto alla luce dei nuovi rapporti economico-industriali fra Ankara e Pechino nel settore dell'automotive elettrico.

In conclusione, le dinamiche tra Russia e Turchia continueranno certamente a evolversi nei prossimi anni, con il settore energetico che potrebbe rappresentare un elemento fondamentale per garantire la stabilità economica di entrambi i Paesi. Sarà interessante osservare come Ankara riuscirà a mantenere una posizione bilanciata tra la cooperazione con Mosca e i Paesi partner del G7 e della NATO in un panorama geopolitico in costante trasformazione, dai cui cambiamenti dipenderà molto il posizionamento turco.

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Matteo Francescucci

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