L'Ordine Vuoto: riflessioni sul Sistema Internazionale

  Articoli (Articles)
  Redazione
  22 dicembre 2022
  6 minuti, 26 secondi

A cura del Dott. Pierpaolo Piras, membro del Comitato per lo Sviluppo di Mondo Internazionale APS

A parole tutti i leader mondiali concordano sia per la democrazia che per la necessità di instaurare e difendere un ordine mondiale universalista, aperto e basato sulle regole, con le Nazioni Unite in posizione centrale. Sempre a parole, tutti sottolineano l'impegno a favore del diritto internazionale, dell'inclusività delle nazioni più piccole e povere e sull’affermazione di valori comuni.

Tutto vero e apprezzabile, purché tale ordine internazionale sia pieno di positività e non vuoto, come oggi affermano numerosi opinionisti e analisti di settore.

Negli ultimi anni, tutto questo ben di dio di propositi è stato sottoscritto anche da un capo di Stato come Vladimir Putin, Presidente della Federazione Russa, anche se sta inviando frotte di carri armati e lanciamissili nei territori orientali dell’Ucraina, occupati dalle proprie forze armate attraverso una guerra non provocata con quest’ultima.

Posta a confronto, la dichiarazione congiunta del settembre 1940 rilasciata da Germania, Italia e Giappone all’esordio della Seconda guerra mondiale era un modello di candore fiabesco.

Le potenze dell'Asse erano almeno veritiere quando annunciarono che era "il loro scopo principale stabilire e mantenere un nuovo ordine di cose".

Oggi, la Russia ha descritto eufemisticamente la sua guerra contro l'Ucraina come una “guerra di liberazione”. Ha deciso che il presidente ebreo del paese è un nazista. Ha dichiarato persino che non esisteva davvero una “cosa” come l’ Ucraina. Nella sua propaganda prebellica, Putin sosteneva che un'alleanza della NATO con l’Ucraina era solo un settimo più grande di quanto lo fosse stata al culmine della Guerra Fredda. Ora invece è diventata una minaccia esistenziale alla sicurezza russa.

In politica internazionale il picco dell’ipocrisia è stato raggiunto da Cina e Russia che aspirano, ognuno per proprio conto, a costruire una sorta di Commonwealth globale: la federazione russa verso la ricostituzione territoriale dell’ex Unione Sovietica e la Repubblica Popolare Cinese attraverso le varie vie della seta, costituite sia per via marina che terrestre.

I leader occidentali

I leader del mondo libero avevano da tempo iniziato a impegnarsi più efficacemente per salvaguardare il pianeta da ulteriori condizioni di crisi.

Hanno ampliato la NATO senza rispondere in modo significativo alla crescente aggressività russa. Distratta e castigata dalle disavventure provenienti dal mondo mussulmano, Washington in particolare si è disimpegnata dalle azioni pratiche più operative in senso militare, anche se il suo impegno retorico per l'ordine internazionale nel frattempo variava. L'elevata spesa per la difesa degli Stati Uniti aveva più a che fare con la soddisfazione dei collegi elettorali nazionali che con il sostegno a qualsiasi strategia internazionale positiva.

La transizione energetica

La transizione del mondo dai combustibili fossili alle fonti di energia rinnovabili si è basata finora su impegni sostanzialmente sine materia e iniziative private. Con il declino del sostegno alla globalizzazione, gli Stati Uniti e altri paesi si sono ritirati dagli accordi commerciali e hanno trascurato le istituzioni internazionali per un'azione civile ed economica comune.

La spinta del mondo nei primi anni di questo secolo per migliorare la salute globale e lo sviluppo umano si è esaurita.

Il vuoto del presunto sistema internazionale si è reso particolarmente evidente alla fine del 2019, quando è scoppiata la pandemia di COVID-19: accusati di responsabilità globali senza precedenti, la Cina e gli Stati Uniti si sono dimessi e non hanno aumentato il loro impegno sanitario in campo globale.

Valga ad esempio la ritrosia di Pechino a comunicare informazioni epidemiologiche cruciali sul Covid all'esordio della pandemia.

Washington di Trump si ritirò dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) proprio quando la società americana aveva maggiore necessità di una leadership più vicina ai propri bisogni.

Il resto è storia più recente: i paesi più ricchi hanno iniziato una corsa sfrenata allo sviluppo di vaccini efficaci, ovvero l’unico rimedio capace di togliere i popoli dal baratro delle morti ad andamento esponenziale.

Tuttavia, si sono mossi troppo lentamente accettando qualsiasi vaccino e/o terapia che le aziende farmaceutiche in quel tragico momento potevano produrre, trascurando il resto dei paesi più poveri e comunque meno dotati nella disponibilità e logistica sanitaria.

Secondo credibili valutazioni ufficiali – per alcuni approssimate per difetto - ci sono stati finora circa 15-20 milioni di morti e trilioni di dollari di danni economici in tutto il mondo.

L'idealismo più potente ha riguardato solo ciò che funziona e fa più agio alla propaganda di casa.

Entro la primavera del 2020 e per tutto ciò che poteva servire agli scopi più pratici, il G7 ha praticamente cessato di esistere sia politicamente che sotto il profilo decisionale: di fatto la politica espressa contro la pandemia alla fine ha inferto il colpo finale solo al vecchio ordine internazionale o quello che ne rimaneva.

Il Gruppo dei Sette, di solito abbreviato in G7, è un forum intergovernativo composto dai sette Stati economicamente più avanzati del pianeta, ossia : Canada, Francia, Germania, Giappone, Italia, Regno Unito e Stati Uniti d'America. Sono nazioni sviluppate il cui peso politico, economico, industriale e militare è ritenuto di centrale e strategica importanza su scala globale.

La guerra all’Ucraina

Dieci mesi fa, la Russia ha invaso militarmente l'Ucraina con un attacco a fuoco particolarmente feroce che nelle intenzioni del Cremlino avrebbe dovuto e potuto seppellire in breve tempo il vecchio sistema dettato secondo Mosca dagli odiati occidentali.

Contrariamente ai piani degli strateghi russi, la guerra all’Ucraina ha invece stimolato energicamente il G7 a tornare in vita e in auge da protagonista mondiale.

I suoi membri hanno organizzato una controffensiva economica e si sono uniti con gli USA in una coalizione che fornisce aiuti militari a Kiev.

Una riflessione: è mai possibile immaginare un ordine mondiale ricostruito che emerga da una crisi siffatta?

Il successo di un nuovo ordine

Ma perché un nuovo sistema abbia successo, i suoi aspiranti architetti devono organizzare azioni basate sulla concretezza, non più l’esibizione di tanta teatralità.

La tormentata storia di questo mondo ci insegna che l'idealismo affascina ma il potere più efficace è sempre stato di solito l'idealismo di ciò che funziona de facto.

Oggi, ciò significa creare un ordine internazionale concreto e incentrato su alcuni problemi di base che suscitano ampio interesse.

Molti leader vogliono fermare le guerre di aggressione non provocate, specialmente quelle che potrebbero scatenare una terza guerra mondiale.

Accoglierebbero con favore una nuova visione dell'ordine economico che non ignori la sicurezza, ma che non sia nemmeno la promessa di un impostore, secondo il quale tutto può essere deciso e fatto in casa propria.

Vorrebbero semmai convertire gli shock energetici, simili a quello causato dall'invasione della Russia, in una transizione economica, ma gestita verso un futuro più decarbonizzato.

Vogliono essere meglio preparati per la prossima pandemia.

La maggior parte dei leader mondiali, e anche molti opinion leader americani, sperano ancora che la Cina scelga di far parte di queste opzioni e/o soluzioni per non passare alla storia come uno dei demolitori di un innovativo sistema di regole valide e rispettate a livello internazionale.

Queste aspirazioni possono sembrare modeste solo se confrontate alla totalità delle problematiche mondiali. Infatti, esse non includono lo svolgimento di processi per crimini di guerra o la diffusione della democrazia, solo per citarne qualcuna.

Ma un'azione comune, efficace solo su questi elementi, sarà un compito enorme: l'ordine mondiale è deglobalizzante e disfunzionale, affrontando sfide che non sono mai state di portata più planetaria.

I leader devono creare un sistema incentrato sull'affrontare effettivamente questi problemi piuttosto che badare esclusivamente alla propria posizione politica e propagandistica.

Condividi il post

L'Autore

Redazione

Tag

Nazioni Unite guerra Clima Ambiente