Midterm: una vittoria repubblicana potrebbe inasprire i rapporti USA-Cina.

  Articoli (Articles)
  Federico Pani
  04 novembre 2022
  4 minuti, 30 secondi

La strategia degli Stati Uniti nei confronti della Cina potrà subire dei cambi di rotta in base a chi uscirà vincitore delle elezioni di Medio Termine. Una netta affermazione dei repubblicani metterà pressione all’amministrazione Biden affinché la Casa Bianca adotti una posizione “più aggressiva” nei rapporti con Pechino. 

Elezioni di Midterm: potrebbe non essere uno "Sweet November" per Biden.

Negli Stati Uniti mancano pochi giorni alle elezioni di medio termine: l' 8 novembre si rinnoveranno tutti i seggi della Camera dei deputati e 34 del Senato, oltre all’elezione di 36 governatori su 50. Se i repubblicani otterranno la maggioranza alla Camera dei rappresentanti, come suggeriscono i sondaggi, è molto probabile che scateneranno un’ondata di attacchi partigiani contro il presidente americano Joe Biden. Alcuni scenari possibili: il comitato del 6 gennaio potrebbe essere sciolto; Il figlio del presidente degli Stati Uniti Joe Biden, Hunter, finire indagato per crimini fiscali e relativi all'acquisto di un'arma; Biden potrebbe affrontare procedimenti di impeachment; e l’ala del Partito Repubblicano potrebbe minacciare di bloccare i finanziamenti per l’Ucraina. Uno scenario da incubo per la Casa Bianca e non proprio un inizio di novembre dei migliori per l'amministrazione Biden: parafrasando un film con Keanu Reeves e Charlize Theron non proprio uno "Sweet November" per Biden che potrebbe vedere naufragare i suoi progetti politici per tutta la restante parte del suo mandato.

Ad essere interessata potrebbe essere anche quella che Biden ha definito essere la "sfida del secolo", ovvero la competizione sul piano economico, sociale e politico tra Cina e Stati Uniti: un’affermazione del Partito Repubblicano al Midterm potrebbe costringere il Capo della Casa Bianca ad adottare una linea molto più rigida rispetto alla sua condotta attuale nei confronti di Pechino, riportando in prima linea questioni come le responsabilità cinese per il propagarsi dalla città di Wuhan della pandemia di Covid-19.

Nel corso dell'attuale sessione del Congresso, che ha avuto inizio poco prima che il presidente Biden entrasse in carica nel gennaio 2021, i legislatori hanno presentato oltre 400 progetti di legge o risoluzioni che riguardavano le relazioni con la Cina e la maggior parte di essi inquadravano Pechino come concorrente o avversario. Una tendenza che potrebbe, nella prossima sessione, finire per essere ulteriormente rafforzata.

Gop e Democratici sulla stessa lunghezza d'onda: l’avversario è Pechino.

Jack Zhang dell’Università del Kansas e direttore del suo Trade War Lab ha commentato come la Cina sia oramai divenuta “una questione così bipartisan che i candidati ne stanno commentando indipendentemente dal loro background o esperienza”. Tale affermazione neccessita di un chiarimento in quanto repubblicani e democratici differiscono nell'atteggiamento con Pechino su alcuni punti: sebbene, infatti, entrambi gli schieramenti sembrano concentrare la propria attenzione sempre più su Taiwan, è sulle questioni attorno ai diritti umani e sulla concorrenza economica che i  repubblicani sembrano essere interessarsi maggiormente. 

Durante la campagna elettorale, i repubblicani sono stati più espliciti rispetto ai democratici nell’enfatizzare la retorica nei confronti della Cina. Il partito di Biden preferisce servirsi di un linguaggio più morbido, riferendosi ai cinesi non come loro nemici bensì come “concorrenti”. Ne consegue che una vittoria della Camera da parte dei repubblicani si tradurrebbe in una spinta molto più incisiva e molto più aggressiva per politiche più dure nei confronti della Cina.

Il nuovo Manifesto del Gop: “Basta essere dipendenti da Pechino”.

Il "Commitment to America", ovvero “Impegno per l’America”, rappresenta più di una dichiarazione di intenti ma un vero e proprio manifesto elaborato dal Gop, che secondo il leader della minoranza Kevin McCarthy costituirà il fulcro dell’agenda della Camera se i repubblicani ne prenderanno le redini dopo il midterm e contiene un accorato appello a “rafforzare la catena di approvvigionamento e porre fine alla dipendenza dalla Cina”. Rilasciato nel settembre scorso, il manifesto prevede con toni da guerra fredda anche l’istituzione di un comitato ristretto sulla Cina per difendere la sicurezza nazionale degli Stati Uniti. 

Alcuni “falchi” al Congresso, quasi certi della loro rielezione, sembrano inoltre essere determinati a proseguire la pressione sulla Casa Bianca in chiave anti-cinese: essi includono, ad esempio, Chris Van Hollen, democratico del Maryland e Todd Young, repubblicano dell’Indiana. 

Al Senato, due sfide che si decideranno sul filo del rasoio sono l’elezione dell’Ohio tra il democratico Tim Ryan e il repubblicano JD Vance, e quella tra il democratico della Pennsylvania John Fetterman contro il repubblicano Mehmet Oz. Entrambe le campagne sono state contrassegnate da ampie accuse contro la Cina. Vance, in particolar modo, non solo ha espresso sostegno al mantenimento dei dazi sulla merci cinesi ma anche all’imposizioni di nuovi. Se Biden stava prendendo in ipotesi la possibilità di eliminare i dazi di trumpiana memoria su alcune merci cinesi, per cercare di ridare fiato all'economia, martoriata dall'alto tasso di inflazione, le pressioni dei repubblicani potrebbero farlo recedere da prendere in esame una tale iniziativa.

Al tempo stesso, una schiacciante vittoria del Gop obbligherà la Casa Bianca ad una più vigorosa presa di posizione nei confronti di Pechino onde evitare di considerare già persa in partenza la corsa per la presidenza nel 2024.

Condividi il post

L'Autore

Federico Pani

Tag

USA Cina Biden Dazi ElezioniUSA elezioni Midterm