Rapimenti di massa in Nigeria

Gruppi criminali e pastori sfruttano la debolezza nazionale per chiedere riscatti

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  Chiara Giovannoni
  30 marzo 2024
  4 minuti, 33 secondi

Da più di un decennio gli stati della Nigeria del nord sono pesantemente attaccati da gruppi armati. Nella parte nord-est del paese sono maggiormente attivi gruppi radicali islamisti come Boko Haram, mentre nel nord-ovest è più frequente il conflitto tra i pastori e le comunità del posto, oltre a gruppi criminali che rapiscono per ottenere un riscatto. In molti altri casi i sequestri sono stati compiuti per mano di gruppi criminali senza alcuna ragione ideologica o religiosa. 

Il primo rapimento ad avere avuto risonanza internazionale fu quello effettuato da Boko Haram nel 2014 quando in una scuola di Chibok furono rapite 276 studentesse, di cui un centinaio ancora non sono state ritrovate, in maggioranza cristiane. All’epoca, l’obiettivo dei gruppi estremisti era quello di scoraggiare le famiglie a educare i propri figli secondo l'educazione cristiana in quanto "l’educazione occidentale era peccato" e a essa era da preferire quella islamica. 

Per gruppi estremisti come Boko Haram, questi rapimenti sono stati e sono tutt’oggi un modo di affermare il proprio potere sul territorio. In mancanza di istituzioni statali solide e stabili che riescano a controllare il territorio nazionale, i gruppi terroristici e criminali mettono in atto veri e propri rapimenti di massa. Secondo le statistiche dell’organizzazione non governativa Armed Conflict Location and Event Data, solo nel 2023 la Nigeria ha visto il rapimento di circa 3500 persone. 

Nell’ultimo mese più rapimenti si sono susseguiti in varie zone del paese. All’inizio di marzo nella città di Kuriga 287 alunni e alunne e il preside dell’istituto sono stati rapiti con una richiesta di riscatto pari a circa 560 mila euro. Il 9 marzo a Gada, nel nord-ovest del paese, quindici tra bambini e bambine e quattro donne sono stati sequestrati in una scuola. Nella notte tra il 17 e il 18 marzo alcuni uomini hanno rapito 87 persone nello stato di Kaduna, prelevandole dalle loro case. Alcuni rapimenti sono stati commessi anche a scapito di sacerdoti cattolici: solo tra il luglio 2022 e il giugno 2023 ne sono stati rapiti ventuno. In questo caso, però, la ragione principale non era di matrice religiosa quanto la possibilità di ricevere un riscatto grazie alle risorse economiche della chiesa.

Le scuole, così come i collegi, trovandosi al di fuori dei centri cittadini, sono quasi sempre situati in luoghi isolati delle città, con una conseguente precarietà a livello di sicurezza. Nei paesi colpiti, generalmente quelli più poveri, i gruppi armati che chiedono un riscatto costringono le famiglie e le comunità a vendere terreni, bestiame e grano al fine di assicurare il rilascio dei propri familiari. Molti di loro ricorrono persino al crowdfunding sui social media oppure pagano cedendo generi alimentari, medicine, carburante o veicoli. Negli stati del nord, tra cui lo stato di Borno, più di due milioni di persone hanno abbandonato le loro case e le loro vite per rifugiarsi all’interno di città presidiate da militari e circondate da trincee. Il mese scorso il governatore Zulum ha dichiarato che nonostante le condizioni precarie in cui queste popolazioni vivono richiedano supporto dallo Stato, il governo non era più in grado di aiutare in quanto la quantità di denaro spesa per loro era già "enorme". In questa occasione Zulum ha esposto un programma definito dagli analisti come “aggressivo”, proponendo la chiusura di questi campi militari e il trasferimento degli sfollati, nonostante la totale mancanza di sicurezza nelle aree in cui vengono mandati.

Dall’inizio dei rapimenti di massa, l’allora governo di Muhammadu Buhari ha visto, per i suoi due mandati consecutivi, un incremento sostanziale di scontri etnici e territoriali e soprattutto attacchi da parte di gruppi criminali e terroristici. Per questo motivo, nel 2022 il governo ha approvato una legge che rende illegale pagare riscatti e soprattutto rende i rapimenti punibili con la pena di morte in caso di decesso degli ostaggi. Il nuovo governo, presieduto da marzo 2023 da Bola Tinubu, è già stato accusato di non esser capace di risolvere i problemi di sicurezza interni al paese. Tinubu si era impegnato a riportare la sicurezza nel paese e a diminuire le violenze jihadiste, il banditismo e le tensioni intercomunitarie. Nonostante il peggioramento delle condizioni economiche della Nigeria a causa della pandemia da Covid 19 e la conseguente diminuzione delle richieste di riscatto da parte di molti rapitori, secondo l’azienda Sbm Intelligence, dall’inizio del mandato di Tinubu il numero di rapimenti è ancora molto alto, per un totale di 4777 persone rapite.

Varie organizzazioni nazionali e internazionali, tra cui le Nazioni Unite, si sono mosse per la progettazione di soluzioni che portassero a una maggiore sicurezza nelle zone più critiche del paese, andando a toccare soprattutto le aree periferiche e scolastiche. Questi progetti sono stati però spesso interrotti o ostacolati dalla corruzione della politica locale e soprattutto dall’instabilità del paese stesso. In più, molti governi nigeriani nel corso degli anni hanno approfittato del fenomeno dei rapimenti di massa per arricchirsi grazie alle ingenti quantità di denaro utilizzate per i riscatti: con queste molti funzionari pubblici hanno incrementato i loro profitti trattenendo una parte della somma destinata alla liberazione degli ostaggi.

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L'Autore

Chiara Giovannoni

Chiara Giovannoni, classe 2000, è laureata in Scienze Internazionali e Diplomatiche all’Università di Bologna. Attualmente frequenta il corso di laurea magistrale in Strategie Culturali per la Cooperazione e lo sviluppo presso l’Università Roma3.

Interessata alle relazioni internazionali, in particolare alla dimensione dei diritti umani e alla cooperazione.

E’ volontaria presso un’organizzazione no profit che si occupa dei diritti dei minori in varie aree del mondo.

In Mondo Internazionale ricopre la carica di autrice per l’area tematica Diritti Umani.

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Diritti Umani

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Nigeria rapimenti di massa scuole medicine generi alimentari ostaggi