Riforma giudiziaria in Israele: la sentenza della Corte Suprema ridefinisce gli equilibri di potere

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  Gaia De Salvo
  06 gennaio 2024
  3 minuti, 59 secondi

Lunedì 1 Gennaio 2024, la Corte Suprema Israeliana ha emesso una sentenza che limita fortemente la riforma della giustizia approvata dal governo di Benjamin Netanyahu questo luglio. La legge, approvata nonostante partecipate manifestazioni nelle strade israeliane, limitava fortemente i poteri della Corte stessa.

La recente decisione ha sollevato la prospettiva di un'esplosione di divisioni nel governo di emergenza nazionale formato da Netanyahu dopo l'attacco guidato da Hamas del 7 ottobre, e di un ritorno agli sconvolgimenti iniziati l'anno scorso.


La riforma di Netanyahu

La riforma di luglio è un emendamento a una “legge fondamentale”. Le leggi fondamentali, che definiscono il funzionamento del governo e sanciscono alcuni diritti fondamentali, sono state promulgate in modo frammentario per decenni al posto di una costituzione formale.

La legge oggetto della riforma tratta il concetto legale di “ragionevolezza”. Questo permette alla Corte Suprema di abolire i provvedimenti del governo se ritenuti “irragionevoli”. La destra israeliana è da tempo critica del concetto, ritenuto non chiaro e pericoloso in quanto può essere utilizzato dai giudici per sovvertire le decisioni e gli interessi della maggioranza eletta democraticamente.

L’opposizione invece dichiara che il potere della Corte Suprema sia un necessario controllo e contrappeso a quello del governo in un paese senza una costituzione formale e con una singola camera legislativa. La paura è che il governo Netanyahu - il più nazionalista, conservatore e di destra della storia del paese - potrebbe usare la quasi assenza di limiti giudiziari all’esecutivo per sfuggire al procedimento per corruzione del primo ministro stesso, e, più generalmente, a schiacciare le minoranze politiche in opposizione a questo.

Il dibattito pubblico sulla riforma è sfociato nelle più grandi dimostrazione della storia del paese, diviso fra chi vuole un Israele più pluralista e laico e chi un paese più nazionalista e religioso. Molti settori della società israeliana si sono schierati contro la legge, in particolare i piloti di riserva delle Forze di Difesa Israeliane (IDF) e i membri dell'Aeronautica Militare.


La risposta della Corte

Gli otto giudici israeliani che lunedì hanno annullato una parte fondamentale della riforma giudiziaria hanno sostenuto di non avere altra scelta dato il potenziale pericolo della legge per la democrazia israeliana. Dall'altra parte i sette giudici dissenzienti hanno visto un intervento eccessivo nella decisione di annullare una legge che limita la capacità dei giudici di usare la "ragionevolezza" come standard legale.

Secondo il giudice Yitzhak Amit privare i giudici della dottrina "danneggia diversi capisaldi della giurisprudenza e della democrazia: lo stato di diritto, il diritto al giusto processo, la separazione dei poteri. (...) Dato il pesante deficit democratico in Israele, come descritto sopra, una tale cancellazione della dottrina della ragionevolezza ha un peso molto maggiore qui che in altri Paesi", ha scritto Amit nel suo giudizio separato.

Per molti osservatori legali esterni però, la decisione più importante è stata quella preliminare. I giudici hanno dovuto innanzitutto accettare di poter esercitare il controllo giudiziario su una Legge fondamentale. In tribunale, gli avvocati e gli alleati del governo hanno sostenuto che i giudici non avevano alcuna base per esercitare tale potere sulle Leggi fondamentali, che godono di uno status speciale.

Alla fine però, la corte ha deciso a larga maggioranza che i giudici hanno l'autorità di annullare le Leggi fondamentali se danneggiano i principi fondamentali del carattere ebraico e democratico dello Stato. Questa decisione, che costituisce un precedente, è stata approvata da una maggioranza schiacciante. Dodici dei quindici giudici della Corte l'hanno approvata, mentre un tredicesimo si è astenuto. La maggioranza comprendeva sia liberali che conservatori, ponendo un serio ostacolo all'agenda giudiziaria del governo.

La risposta di Netanyahu

La coalizione del Primo Ministro Benjamin Netanyahu ha segnalato martedì che, in nome dell'unità nazionale con Israele in guerra, non sta pianificando alcuna risposta immediata contro la decisione della Corte Suprema. Infatti, i sostenitori e gli oppositori del piano di Netanyahu hanno sottolineato la necessità di evitare sconvolgimenti interni mentre le forze militari stanno cercando di eliminare Hamas nella Striscia di Gaza.

Inoltre, questo Ottobre, in reazione alla violenza di Hamas, i rivali centristi di Netanyahu hanno aderito al governo di unità nazionale, ma solo a condizione che egli accantonasse la revisione del sistema giudiziario per la durata dei combattimenti. Ciò nonostante Netanyahu potrebbe sfruttare la sentenza di lunedì per raccogliere il sostegno della destra alle prossime elezioni, lamentando il potere dei giudici contro il governo eletto dal popolo.

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L'Autore

Gaia De Salvo

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Diritti Umani

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Israel Netanyahu Diritti Justice rights protests