Argentina e Brasile, le due maggiori economie del Sud America, stanno iniziando i colloqui per creare una valuta unica che prende il nome di “Sur”. L’idea di una moneta comune era stata lanciata dalla repubblica Argentina già nel 2019 ma il progetto non era stato sviluppato poiché, all’epoca, la Banca Centrale Brasiliana si era mostrata particolarmente ostile nei confronti della sua realizzazione. La rielezione di Luiz Inácio Lula da Silva come presidente del Brasile, politicamente più allineato con l’attuale presidente argentino Alberto Fernández rispetto al suo predecessore, ha fornito le giuste circostanze per rilanciare il progetto in occasione del summit internazionale del Celac.
Il 24 Gennaio a Buenos Aires si è tenuto il vertice internazionale della Comunità degli Stati latinoamericani e caraibici (Celac), che è composta da tutti i 33 Stati delle Americhe ad esclusione di Canada e Stati Uniti. Al summit ha partecipato anche il Brasile, che ritorna per la prima volta al Celac da quando nel 2020, sotto la guida di Jair Bolsonaro, si era auto sospeso dall’organismo intergovernativo. “È con molto orgoglio che io ritorno a Celac.” Queste sono le parole proferite dal nuovo presidente brasiliano mentre stringe le mani di Alberto Fernández. Un incontro storico che sancisce il ritorno del Brasile, la maggior economia latinoamericana, nel panorama internazionale.
Perché istituire una moneta unica?
Le motivazioni che si trovano all’origine di questo progetto non si distaccano di molto da quelle che hanno portato la comunità europea ad adottare l’euro. Alla sua base vi è innanzitutto l’intenzione di favorire gli scambi commerciali tra Brasile e Argentina. Il mercato dei due paesi è particolarmente prospero; nei primi 11 mesi del 2022 il loro interscambio commerciale ha raggiunto i 26,4 miliardi di dollari, in aumento di quasi il 21% rispetto allo stesso periodo nell’anno precedente. Queste due nazioni hanno la possibilità di essere la forza trainante del blocco commerciale Mercosur (Mercato comune del Sud), che comprende anche Paraguay e Uruguay. L’intenzione sarebbe di impiegare il Sur come moneta comune in Brasile e in Argentina ed eventualmente, in seguito, estendere la sua adozione nei restanti Paesi del Mercosur. Si stima che un’unione monetaria, che coinvolga tutto il Sudamerica, rappresenterebbe all’incirca il 5% del PIL mondiale; per valutarne la rilevanza, si pensi che l’eurozona, la quale attualmente costituisce l’unione monetaria più grande al mondo, produce poco più del 14% del PIL mondiale. L’adozione di una moneta unica porterebbe a velocizzare e a espandere gli scambi commerciali, a ridurre i costi e a permettere indipendenza nelle scelte delle politiche economiche internazionali.
Un’altra ragione che potrebbe spingere i Paesi latinoamericani a sviluppare questo progetto è l’intenzione di ridurre la dipendenza dal dollaro statunitense. Attualmente la maggior parte degli scambi commerciali tra Brasile e Argentina e, più in generale, l’acquisto di alcune materie prime, come il petrolio, avviene in dollari americani. Questo massiccio utilizzo di una valuta estera espone pericolosamente il commercio alle fluttuazioni della moneta statunitense. L’idea sarebbe quella di non sostituire, almeno inizialmente, il peso argentino e il real brasiliano, ma di affiancarli alla nuova moneta che sarebbe utilizzata per gli scambi commerciali svincolando i due paesi dalla dipendenza del dollaro.
Cosa potrebbe mai andare storto?
Considerando il grande successo conseguito dall’eurozona con una moneta unica, l’idea di adottare una valuta comune in tutti gli stati del Sudamerica potrebbe sembrare sicuramente allettante; tuttavia, questo progetto presenta alcune criticità. Innanzitutto, numerosi economisti brasiliani si sono mostrati particolarmente dubbiosi sulla sua realizzazione per via dell’instabilità economica dell’Argentina. Infatti, la posizione economica del Brasile appare essere molto più solida di quella dello stato argentino; quest’ultimo, nel 2020, è “fallito” per la nona volta. Inoltre, Buenos Aires continua ad essere colpita da un’inflazione paralizzante che nell’ultimo anno ha raggiunto il 95%, costringendo la banca centrale a stampare continuamente denaro per finanziare la spesa. Negli ultimi tre anni del governo Fernández la quantità di valuta in circolazione è quadruplicata. È pertanto comprensibile la riluttanza del Brasile nell’agganciare la propria economia a quella argentina, perennemente instabile e che, dopo il default del 2020, è ancora debitrice di più di 40 miliardi di dollari verso il Fondo monetario internazionale (FMI) per il salvataggio del 2018.
Vedremo presto una moneta comune?
Liberarsi dal dollaro e rimpiazzarlo con una nuova moneta comune potrebbe non essere così semplice. Anche l’Unione Europea che, seppure a distanza di anni, è riuscita ad adottare l’euro come moneta comune di un mercato ben più grande di quello sudamericano, non ha sinora potuto scalfire la predominanza del dollaro U.S.A. Lo scenario di una moneta comune sudamericana, per quanto augurabile dai governi di quell’area, non è attuabile nel breve periodo. Il ministro dell’economia argentino Massa ha ricordato che l'Unione Europea ha impiegato circa 35 anni per giungere all'Euro. Un progetto simile, perché possa realizzarsi in America Latina, richiederebbe molto più lavoro e tempo.
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Fonti consultate:
https://unsplash.com/it/foto/yhhVap-uWvo
https://www.repubblica.it/economia/2023/01/22/news/brasile_argentina_sur_moneta_unica-384638513/
https://www.ilsole24ore.com/art/brasile-e-argentina-via-lavori-la-moneta-comune-AE24g5YC
https://www.thewatcherpost.it/economia/brasile-argentina-moneta-unica-dollaro/
https://www.trend-online.com/economia/argentina-e-brasile-moneta-unica/
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L'Autore
Jacopo Biagi
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