UE e Turchia: due mondi sempre più distanti, ma destinati a dialogare

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  Tiziano Sini
  23 aprile 2021
  4 minuti, 51 secondi

Attraverso la pubblicazione della prima parte dell’analisi sul rapporto tra Unione Europea e Turchia, abbiamo anticipato il carattere estremamente complesso del tema. Lo studio delle ragioni profonde e le caratteristiche che delineano uno degli argomenti più caldi della politica estera europea, presenta numerosi aspetti significativi.

L’importanza di affrontare in maniera consapevole questa analisi risiede proprio nell’interesse a comprendere e ricostruire le dinamiche che caratterizzano i rapporti fra questi due contesti, cercando di superare le considerazioni, molto spesso semplicistiche, che negli ultimi tempi sono state fatte.

Nella prima parte, questa attenzione è stata posta sul rapporto di collaborazione sorto ormai 5 anni fa, fra UE e Turchia, con la finalità di gestire le rotte migratorie verso l’Europa. Ma questi non sono gli unici elementi da tenere in considerazione per analizzare il fenomeno, al contrario, i rapporti che si dispiegano riguardano altri importanti frangenti come la sfera economica e diplomatica.

Dal punto di vista economico l’Unione Europea costituisce il primo partner commerciale della Turchia, con un interscambio che nella fase pre-Covid aveva raggiunto quasi 120 miliardi. In questo rapporto la stessa Italia tutt’ora gioca un ruolo di primissimo livello come 5° partner commerciale del paese (13,6 miliardi di interscambio totale), nonché primo investitore estero, con la partecipazione di realtà di primo piano impegnate nel paese[1].

Un aspetto molto importante, questo, e di elevato interesse per entrambe le parti, soprattutto per il futuro, dove il mantenimento di equilibri di carattere economico avrà sicuramente impatti molto più incisivi rispetto ai proclami politici espressi dai vari leader.

I benefici positivi, infatti, di perseguire una cooperazione economica andrebbero ad agevolare entrambi i contesti: da una parte, l’Unione ha bisogno di consolidare la propria sfera economica, in modo da garantire un pieno rilancio per il futuro; dall'altra, in Turchia la stabilità e gli equilibri commerciali saranno essenziali per far fronte ad una situazione finanziaria tutt’altro che rosea, con l’inflazione in crescita, che nel marzo scorso ha raggiunto il 16,1%[2].

La sfera economica e l’immigrazione, però, non sono l’unico aspetto di relazione fra Turchia ed Europa. Di estremo interesse diventa approfondire il livello delle relazioni diplomatiche e la politica estera messa in atto dai due paesi. La Turchia negli ultimi anni aveva allacciando rapporti sempre più stretti con l’UE, arrivando ad avanzare la propria candidatura per la Comunità prima (1987), e successivamente ricevendo lo status di paese candidato per l’Unione, ufficialmente nel 2005[3].

Il tempo è inesorabilmente trascorso, portando con sé le convinzioni che la Turchia compisse quel lungo processo di laicizzazione che aveva caratterizzato tutto il Novecento del Paese, trovando un collocamento non solo economico, ma soprattutto valoriale in Europa.

Le evidenze, però, testimoniano altro: una nuova caratterizzazione della politica interna, che a sua volta costituisce un forte incentivo a promuovere una politica estera estremamente ambiziosa ed aggressiva, con tratti ed obiettivi riconducibili alla politica del vecchio Impero ottomano.

Una chiave di lettura abbastanza chiara per comprendere il fenomeno, è fornita dalla crescente predisposizione ad imporre scelte politiche fortemente restrittive e lesive nei confronti dei diritti civili e politici, con ripercussioni su ampi segmenti della popolazione.

In questa ottica rientra anche il segnale che il governo di Ankara ha voluto mandare attraverso la decisione di recedere dalla Convenzione di Istanbul, meglio conosciuta come Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, firmata nel corso del 2011, in seno al Consiglio d’Europa[4].

Ad acuire ulteriormente i rapporti, anche la nuova strategia adottata in politica estera negli ultimi anni, che ha visto importanti azioni militari e diplomatiche, che hanno proiettato la Turchia fra gli attori di rilievo a livello internazionali.

Di questa estrema poliedricità nello scacchiere internazionale ne è dimostrazione lampante il suo ruolo ambivalente. Da una parte, va rilevata la funzione strategica che per 60 anni ha giocato nella NATO, dall’altra, un sempre più stretto rapporto con Russia e Cina (che per certi aspetti trova comunque dei limiti, soprattutto a causa di crescenti antagonismi su obiettivi strategici, come la Libia)[5].

Tale condotta ha consentito il dispiegarsi di azioni di soft power e di interventi militari, come ad esempio nel nord della Siria contro le minoranze Kurde, o nel Nord e nel Corno d’Africa con il caso libico, che assume un crescente interesse soprattutto a causa della contrapposizione con gli interessi italiani nell’area. Non secondaria, infine, l'interferenza in aree strategiche contese, legate all'approvvigionamento energetico[6].

Significativo diventa quindi stabilire quale futuro caratterizzerà le relazioni che intercorreranno fra UE e Turchia, due mondi in qualche modo sempre più distanti, ma allo stesso tempo destinati obbligatoriamente a dialogare.

L’episodio di Ankara, che ha visto coinvolti i vertici europei, ha di fatto acuito notevolmente i rapporti, provocando un grande sgomento nell’opinione pubblica, con conseguenti reazioni soprattutto a livello nazionale. Un elemento non indifferente, questo, anche in relazione a quanto detto in precedenza, che denota l’estrema fragilità interna in cui versa l’Europa. Le dinamiche nazionali, spesso contrastanti, hanno impatti negativi a livello negoziale, riducendo ulteriormente il peso dell’Unione in politica estera.

Una cosa sembra però certa, e cioè che i rapporti fra Unione Europea e Turchia non si esauriranno. Ne è prova la moltitudine di fattori che lega questi due contesti, costringendoli ad un dialogo costante, anche se probabilmente nel breve periodo estremamente conflittuale.

A cura di Tiziano Sini

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[1] https://www.lastampa.it/economia/2021/04/09/news/gli-scambi-commerciali-con-la-turchia-valgono-15-miliardi-italia-primo-investitore-del-paese-1.40129623

[2] https://data.tuik.gov.tr/Bulten/Index?p=Consumer-Price-Index-March-2021-37381&dil=2

[3] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/turchia-e-unione-europea-cosi-vicine-cosi-lontane-27386

[4] https://www.istat.it/it/files/2017/11/ISTANBUL-Convenzione-Consiglio-Europa.pdf

[5] https://www.startmag.it/mondo/turchia-ecco-come-russia-e-cina-vogliono-far-fuori-gli-usa/

[6] https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/nuovo-protagonismo-della-turchia-nello-scacchiere-regionale-28164


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