USWNT e la parità contrattuale

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  Chiara Calabria
  18 settembre 2021
  3 minuti, 1 secondo

Martedì 14 settembre la United States Soccer Federation ha annunciato l’offerta di una proposta contrattuale unica per l’associazione calciatori della nazionale maschile e femminile. Lo scopo ultimo della Federcalcio statunitense sarebbe quello di allineare i giocatori della nazionale senior maschili e femminili sotto a single collective bargaining agreement (CBA) structure, ovvero un’unica struttura di contratto collettivo. I sindacati calcistici statunitensi per gli uomini e per le donne sono ad oggi separati, e per legge non hanno l’obbligo di negoziare congiuntamente. La proposta garantirebbe, secondo la dichiarazione della USSF, che giocatrici e giocatori della USWNT e USMNT rimangano tra i più pagati al mondo.

La Federcalcio statunitense ha inoltre specificato che rifiuterà un CBA con sindacati che non accettino di eguagliare per le squadre maschili e femminili il premio in denaro della Coppa del Mondo. FIFA ha proposto di assegnare $440 milioni alle squadre che prenderanno parte alla Coppa del Mondo maschile del 2022, un generoso aumento rispetto ai $400 milioni del 2018. Il premio in denaro proposto per la Coppa del Mondo femminile del 2023 è invece di soli $60 milioni, comunque superiore ai $38 milioni del 2019 ma decisamente ben lontani dai milioni assicurati ai portafogli maschili.

Tribunali e Equal Pay

Nel marzo 2019, le calciatrici della nazionale americana hanno portato in tribunale la Federcalcio statunitense, facendole causa per discriminazione di genere. Nel maggio del 2020, il giudice distrettuale ha respinto le richieste delle calciatrici sull’Equal Pay. A poco più di un anno di distanza, la USWNT ha presentato ricorso.

Quando, lo scorso anno, la corte distrettuale si è pronunciata a favore della US Soccer Federation, aveva notato che la squadra nazionale femminile e maschile avevano due strutture retributive diverse; è stato ritenuto che la squadra femminile fosse stata pagata di più ($220.747) rispetto alla maschile ($212.639), poiché il giudice ha utilizzato le partite giocate come misura per il tasso di retribuzione. È stato quindi ignorato che le prestazioni abbiano aumentato il tasso di retribuzione delle donne, con dei bonus per la vittoria nettamente inferiori rispetto a quelli degli uomini.

Le donne sono state pagate di più solo perché hanno vinto di più. La USWNT ha vinto ben due mondiali durante il periodo coperto dalla causa (2015-2019), mentre gli uomini non sono riusciti a qualificarsi a una singola Coppa del Mondo. La nazionale femminile doveva essere la migliore al mondo per fare circa lo stesso importo a partita degli uomini (che non si qualificarono).

Donne e uomini hanno diverse strutture retributive. Nella contrattazione per l’accordo del 2017 con la USWNT, la Federazione ha offerto la stessa struttura retributiva degli uomini, rifiutandosi però di offrire gli stessi importi per apparizione e bonus per le prestazioni.

Nella loro causa del 2019, le donne hanno chiesto $64 milioni di danni più $3 milioni di interessi ai sensi dell’Equal Pay Act e del titolo VII del Civil Rights Act.

Acrobazie pubblicitarie

C’è scetticismo di fronte alle recenti dichiarazioni della USSF. Becca Roux, direttrice esecutiva dell’USWNT Player Association, ha dichiarato che “se la USSF fosse seria riguardo alla parità di retribuzione, non si impegnerebbe in acrobazie pubblicitarie che non affrontano i problemi”. Il sindacato è interessato a negoziare in buona fede e resterà impegnato a lavorare per un accordo equo.

Per ora l’unica certezza è che è inaccettabile sostenere che le donne debbano lavorare di più per guadagnare lo stesso compenso degli uomini.

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Chiara Calabria

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