L'Unione Europea tra USA e Cina

  Articoli (Articles)
  Redazione
  25 luglio 2020
  4 minuti, 51 secondi

A cura di Valeriana Savino

Una delle scelte che l'Unione Europea si troverà a dover compiere nei prossimi anni sarà decidere da che parte stare nella competizione USA-Cina, da alcuni definita la "nuova guerra fredda".

L’Alto Rappresentante dell’Unione per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, ha dichiarato che ogni giorno l’Europa è sempre più sotto pressione da entrambi i lati per scegliere una parte, aggiungendo che, anche se l'Europa non si trova in mezzo al dibattito, non ne è indifferente. Inoltre, ha affermato che, pur condividendo i valori democratici degli Stati Uniti, bisogna avere in comune anche gli interessi e aver la capacità di saperli combinare affinché si eviti di essere strumentalizzati dall’uno o dall’altro. Una rottura tra Cina e Stati Uniti non è inevitabile, ma neanche si può scartare questa possibilità. E se una rottura vi sarà, non sarà pacifica, né tantomeno concordata: è in gioco la titolarità geopolitica del prossimo secolo. E l’Europa deve dotarsi di una strategia per evitare di rimanere schiacciata.

“In 12 anni abbiamo attraversato una crisi finanziaria, una crisi dell’euro e una crisi migratoria. Tre crisi in 12 anni sono troppe per un’Unione fragile. Ma quella davanti alla quale ci troviamo ora è perfino più grande, ed è una sfida esistenziale”. Così l’Alto Rappresentante Borrell ha esordito alla Conferenza annuale degli ambasciatori tedeschi. Il tono del discorso è solenne, in alcuni punti enfatico: “Forse dovremmo guardare al Covid come a un grande acceleratore della storia” prosegue Borrell: “Gli analisti hanno parlato a lungo della fine di un sistema a guida americana e dell'arrivo di un secolo asiatico. Questo sta accadendo davanti ai nostri occhi e la pandemia potrà essere ricordata come il punto di svolta in questo processo”.

L’UE finora si è guardata bene dal prendere parte nel conflitto commerciale tra Usa e Cina sin da subito: quando Trump lanciò il conflitto commerciale nel 2018, i paesi europei continuarono indisturbati i loro affari con Pechino. Poi però sono arrivate le proteste a Hong Kong e, peggio ancora, dalla Cina è arrivato il Coronavirus. Da quel momento, le critiche sono state inevitabili.

Il dibattito in Europa è pienamente aperto. E un certo scalpore l’ha suscitato la presa di posizione del presidente della Camera di Commercio europea in Cina, Joerg Wuettke, il quale ha invitato l’Europa a non seguire nessuno dei due paesi, ma solo il suo interesse: “L’Europa dovrebbe prima di tutto capire quali siano i suoi interessi. Non dovremmo seguire pedissequamente uno o l’altro. Abbiamo molto più in comune con gli Usa con la Cina, ma non scegliamo una parte”. Seguire Pechino? Al momento in Europa probabilmente non lo farebbero in molti, soprattutto dopo che dalla Cina è arrivato il fattore scatenante del peggiore disastro economico del Dopoguerra. Secondo molti, ciò è anche dovuto a colpevoli sottovalutazioni e comportamenti poco collaborativi da parte del governo cinese.

“La Cina e l’UE dovrebbero prendersi del tempo per far ritornare la reciproca fiducia, vulnerata dalla pandemia”, ha commentato il direttore del Dipartimento per gli Studi europei presso l’Istituto cinese per gli studi internazionali, Cui Hongjian, al South China Morning Post. “La Cina – ha continuato – dovrebbe prima di tutto mantenere in piedi le fondamenta della cooperazione economica con l’UE: non vogliamo che i problemi con gli Usa si ripetano con l’Unione. L’UE vuole fiducia e reciprocità nelle nostre relazioni e anche noi le vogliamo”.

Ma Wuettke, dal canto suo, non vede questa volontà di mantenere il livello dei rapporti economici con un’Europa, considerata sì un partner economico, ma non un partner politico. “Le relazioni con gli Usa sono peggiorate e io non vedo alcuno sforzo per migliorare le relazioni con l’Europa”, ha sostenuto. “Non vedo – ha continuato – alcun cambiamento nell’aprire ai prodotti europei o a lavorare assieme nella riforma dell’Organizzazione Mondiale per il Commercio, per esempio”.

Oggi, il virus è solo l’ultimo motivo scatenante dello scontro tra Washington e Pechino mentre dal punto di vista internazionale la postura delle due superpotenze non potrebbe essere più diversa: all’assenza di leadership americana decretata dalla linea del "America First" di Trump, si contrappone l’aggressività sfidante di Pechino. Se l’Unione Europea è chiamata a fare scelte decisive e tempestive, il rischio è di restare intrappolati nel mezzo.

La scelta fra Cina e Stati Uniti, in un mondo normale, non avrebbe alcun senso: per legami culturali, visione politica, rapporti economici e di sicurezza, l’Europa ha da decenni una collocazione chiara e precisa. Quelli di adesso non sono però tempi normali e i venti da guerra fredda potrebbero obbligare a dover scegliere un lato da cui stare. Per l’Europa sarà difficile prendere una decisione poiché in materia di politica estera non ama scegliere.

In questa “nuova guerra fredda”, i due contendenti mostrano un deficit di politica estera. Almeno, per come la intendiamo noi europei. Già, l’Europa che, nel mondo multipolare, dopo Stati Uniti e Cina conta – se unita – un po’ più degli altri. Quando lo scenario internazionale si polarizza intorno a due contendenti, tutti subiscono spinte fortissime a prendere posizione per l’uno e contro l’altro. Per noi, italiani ed europei, appare ovvio scegliere gli Stati Uniti, per vicinanza storica, affinità, legami. Ma prima di scivolare dentro la spirale nel conflitto sino–americano conviene chiedersi se convenga favorire involontariamente una crescita delle tensioni internazionali. Gli europei hanno infatti un genio loro proprio che non si dovrebbe dimenticare: la capacità di pensare al mondo nel suo complesso, pur vivendo nel più piccolo dei continenti. Tra Stati Uniti e Cina, conviene anzitutto scegliere per l’Europa. Chissà che, facendolo, non si riesca ad aiutare anche gli altri a pensare più in grande.

Condividi il post

L'Autore

Redazione

Tag

Europa UnioneEuropea ue USA Cina