Violenza Ostetrica: la violenza invisibile

Quando il parto si trasforma in un trauma

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  Chiara Giovannoni
  28 febbraio 2023
  4 minuti, 6 secondi

Il parto è la fine e l’inizio di due percorsi difficili: la gravidanza e la crescita di un essere umano. Uno dei momenti che ti ricordi per il resto della vita. Eppure per molte donne si trasforma in un incubo, andando a rappresentare un trauma e il possibile inizio della depressione post-parto, a causa di trattamenti irrispettosi e abusanti nei loro confronti. Ormai naturalizzata dalla società la violenza ostetrica è spesso definita “la violenza invisibile”.

Save the Children definisce la violenza ostetrica come “un insieme di comportamenti che hanno a che fare con la salute riproduttiva e sessuale delle donne, come l’accesso di interventi medici, la prestazione di cure e farmaci senza consenso o la mancanza di rispetto del corpo femminile e per la libertà di scelta su di esso”. Allo stesso modo secondo un documento del 2014 intitolato “La prevenzione ed eliminazione dell’abuso e della mancanza di rispetto durante l’assistenza al parto presso le strutture ospedaliere”, l’Organizzazione Mondiale della Sanità identifica all’interno della violenza ostetrica comportamenti come l’abuso fisico diretto tramite procedure mediche coercitive o non acconsentite, l’umiliazione e l’abuso verbale, oltre al rifiuto di offrire un’adeguata terapia del dolore.

Un’indagine condotta da Doxa e dall’Osservatorio italiano sulla violenza ostetrica ha rivelato che il 21% delle madri intervistate (circa un milione di donne) ha subito, tra il 2003 e il 2017, una forma di violenza ostetrica. Non solo circa 4 donne su 10 hanno dichiarato di aver subito pratiche lesive per la propria dignità psicofisica, ma il 6% delle madri ha deciso di non avere altri figli a causa dell’esperienza vissuta la prima volta. La situazione è stata aggravata dalla pandemia da Covid-19 in cui, secondo una ricerca svolta dall’Istituto Burlo Garofalo di Trieste, di 3981 che hanno affrontato il travaglio (su 4824 donne che hanno partorito nel periodo da marzo a febbraio 2021), circa il 78% lo ha fatto da sola e il 24,8% non si è sentito trattato con dignità.

In generale, la mancanza dell’aspetto umano in pratiche legate al parto, si aggiunge a una serie di componenti come il sessismo. Ciò di cui stiamo parlando non riguarda tanto la responsabilità di singole persone, quanto di un sistema che al benessere psicofisico delle pazienti antepone una maggiore efficienza del sistema ospedaliero. L’attenzione viene rivolta sempre meno alle donne, ai neonati e alle coppie, e viene concentrata sull’urgenza di portare a termine il parto nel minor tempo possibile e con esito positivo sul livello fisico. Aumenta il numero di donne che si sentono sminuite da frasi come “Bisogna che te la cavi da sola, a casa noi non ci saremo”, come se una donna nascesse madre, un robot pronto e già istruito alla maternità.

In Italia, nonostante i parametri di sorveglianza sulla mortalità materna e neonatale siano tra i più buoni d’Europa, l’umanizzazione investita dal personale sanitario nell’aiuto al percorso di nascita è molto carente. Nel nostro Paese il concetto di violenza ostetrica è tutt’oggi poco conosciuto, e l’informazione che circola viene erogata grazie all’azione di gruppi femministi e associazioni di donne. L’ultimo caso di violenza ostetrica a fare clamore è stato quello del neonato morto soffocato all’ospedale Sandro Pertini di Roma, nella notte tra il 7 e l’8 gennaio. La tragedia è avvenuta in seguito a una forte negligenza da parte del personale sanitario che avrebbe lasciato la madre sola ad occuparsi del bambino nelle ore successive al parto. "Chiedevo aiuto, ma nessuno è venuto in soccorso". Sono le parole della mamma del neonato, lasciata sola, stanca e inesperta dopo aver partorito.

Il parto non comporta “solo” il dare alla luce un essere umano, il parto cambia una donna, fa affiorare sentimenti contrastanti come la solitudine, la paura e il non sentirsi adeguata. L’aiuto sanitario, che si rivolga all’atto in sé del parto, ma anche a tutto il percorso che una madre affronta prima e dopo la nascita, può e deve alleviare le paure di una donna, non aumentarle. E tutto questo può avvenire non solo con la formazione specializzata, ma anche con un cambiamento di mentalità ormai radicata nella nostra società.

Le donne partoriscono da una vita, è vero, ma è altrettanto vero che oggi, a nessuna donna può essere negato l’aiuto, la comprensione e il sostegno per quello che è un vero e proprio salto nel buio. Perché la maternità questo è: un nido di felicità si, ma anche un percorso di cambiamento, di paura e di incertezze.

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Fonti utilizzate per il presente articolo

https://www.ilpost.it/2017/09/20/violenza-ostetrica/

https://www.wired.it/article/violenza-ostetrica-situazione-italia/

https://www.savethechildren.it/blog-notizie/violenza-ostetrica-e-umanizzazione-del-percorso-nascita

https://www.forensicnews.it/violenza-ostetrica-come-aiutare-le-donne-nel-delicato-percorso-della-gravidanza/

https://www.uppa.it/contro-la-violenza-ostetrica/

https://imamma.it/violenza-ostetrica-qual-e-la-situazione-in-italia/

Image: rawpixel.com

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L'Autore

Chiara Giovannoni

Chiara Giovannoni, classe 2000, è laureata in Scienze Internazionali e Diplomatiche all’Università di Bologna. Attualmente frequenta il corso di laurea magistrale in Strategie Culturali per la Cooperazione e lo sviluppo presso l’Università Roma3.

Interessata alle relazioni internazionali, in particolare alla dimensione dei diritti umani e alla cooperazione.

E’ volontaria presso un’organizzazione no profit che si occupa dei diritti dei minori in varie aree del mondo.

In Mondo Internazionale ricopre la carica di autrice per l’area tematica Diritti Umani.

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Diritti Umani

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parto gravidanza violenza ostetrica Diritti