Vertice UE-Asia Centrale: un’occasione storica per la cooperazione o una sfida per il futuro?

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  Alessia Bernardi
  16 aprile 2025
  10 minuti, 40 secondi

Il 4 aprile 2025 ha rappresentato una data storica nel panorama delle relazioni internazionali: a Samarcanda, in Uzbekistan, si è tenuto il primo vertice ufficiale tra l’Unione Europea e i cinque paesi dell’Asia centrale: Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Turkmenistan e Uzbekistan. Questo incontro ha segnato l’inizio di una partnership strategica, fondamentale in un momento geopolitico di grande rilevanza. A rappresentare l’Unione Europea erano presenti António Costa, presidente del Consiglio europeo, e Ursula von der Leyen, presidente della Commissione europea, mentre l’evento è stato ospitato dal presidente uzbeko Shavkat Mirziyoyev. In occasione della sessione plenaria, il presidente Costa ha ricordato come siano trascorsi trent’anni dalla formalizzazione delle relazioni diplomatiche tra l’UE e i paesi dell’Asia centrale, sottolineando la maturità di un rapporto che, pur essendo significativo, non ha ancora raggiunto il suo pieno potenziale. L’evento ha sancito un passo importante verso il rafforzamento della cooperazione bilaterale, ma ha anche posto le basi per una nuova fase nelle relazioni tra le due regioni.

Nel corso del vertice sono stati affrontati temi di fondamentale importanza, che sono stati poi formalizzati in una dichiarazione congiunta. L’incontro ha ribadito l’impegno dei partecipanti verso la cooperazione multilaterale e regionale, ponendo l’accento sul rispetto del diritto internazionale e sulla difesa della sovranità e dell’integrità territoriale degli Stati. Questo ha rappresentato il fondamento della loro visione condivisa di promozione della pace e della democrazia.

Uno dei primi temi trattati è stato il sostegno per una pace giusta e duratura in Ucraina, con l’esortazione a evitare l’uso della forza nelle relazioni internazionali. Il dibattito si è svolto in un contesto che solleva preoccupazioni per la sicurezza regionale, in particolare per la situazione in Afghanistan e i potenziali rischi che questa potrebbe comportare per l’Asia centrale e l’Europa. In aggiunta, la prevenzione dell’elusione delle sanzioni è stata identificata come una priorità nel rafforzamento delle relazioni UE-Asia centrale, un aspetto che rimane fondamentale per il mantenimento di un ordine globale stabile e regolato. Il vertice ha anche sottolineato la crescente cooperazione in materia di sicurezza, con un particolare focus sulla lotta contro il terrorismo, la sicurezza informatica e le minacce ibride. I partecipanti hanno concordato sull’importanza di intensificare la cooperazione per far fronte a minacce comuni come il traffico di droga e la tratta di esseri umani, oltre a rafforzare la resilienza sociale contro la disinformazione e l’estremismo violento.

Dal punto di vista economico, il Vertice UE-Asia Centrale ha costituito un’occasione cruciale per delineare una visione condivisa di sviluppo e interdipendenza, in un momento in cui l’economia globale è attraversata da profonde trasformazioni. L’Unione Europea si conferma come il secondo partner commerciale della regione e il principale investitore, con flussi in costante crescita negli ultimi anni, ma con margini di sviluppo significativi. In questo senso, il summit ha posto l’accento sulla necessità di rafforzare le relazioni economiche attraverso un approccio integrato, sostenibile e a lungo termine. I paesi dell’Asia centrale, ancora legati in misura rilevante all’esportazione di risorse naturali come gas, petrolio e materie prime, hanno espresso l’intenzione di diversificare le proprie economie, puntando su settori ad alto valore aggiunto, come le energie rinnovabili, l’agricoltura sostenibile, l’industria manifatturiera leggera e il turismo responsabile.

L’UE ha ribadito il proprio impegno a sostenere queste trasformazioni attraverso investimenti, assistenza tecnica e cooperazione allo sviluppo. In particolare, sono stati menzionati strumenti come il Global Gateway, l’iniziativa europea che mira a creare infrastrutture intelligenti e sostenibili nei paesi partner, promuovendo la connettività verde e digitale. Una delle priorità emerse riguarda il potenziamento del Corridoio di trasporto Transcaspico (Middle Corridor), che collega la Cina all’Europa passando attraverso il Mar Caspio e i territori centroasiatici: una direttrice che può diventare alternativa strategica alle rotte tradizionali e ridurre la dipendenza dai transiti attraverso Russia o Iran. Sul piano degli accordi commerciali, è stato evidenziato l’avanzamento di strumenti bilaterali come gli EPCA (Enhanced Partnership and Cooperation Agreements), già attivi con Kazakistan e Kirghizistan, e in fase di sviluppo con gli altri Stati. Tali accordi mirano a promuovere l’allineamento normativo con gli standard europei, in ambiti chiave come la concorrenza, i diritti dei lavoratori, la protezione ambientale e la governance economica. Tuttavia, restano criticità da superare: dalla mancanza di trasparenza alla debolezza dello stato di diritto, fino alla lentezza delle riforme interne. 

Un’altra area di interesse è l’innovazione tecnologica. L’Unione ha proposto una maggiore cooperazione nei settori della digitalizzazione e della formazione professionale, con l’obiettivo di contribuire alla creazione di ecosistemi imprenditoriali moderni e resilienti. In tal senso, programmi come Horizon Europe ed Erasmus+ possono svolgere un ruolo chiave nel favorire trasferimento tecnologico, scambio di competenze e integrazione accademica, colmando il divario tra le due regioni. La dimensione economica è dunque strettamente legata anche a quella sociale e culturale, in un’ottica di crescita inclusiva. Inoltre, il vertice ha ribadito l’importanza di promuovere un contesto favorevole agli investimenti, capace di attrarre capitali privati europei grazie alla stabilità, alla previsione normativa e alla lotta alla corruzione. Il ruolo di istituzioni come la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo (BERS) o la Banca Europea per gli Investimenti (BEI) potrebbe essere cruciale nel finanziamento di progetti infrastrutturali, energetici e ambientali. Ciononostante, la riuscita di tali iniziative dipenderà dalla capacità dei governi centroasiatici di implementare riforme strutturali reali e durature. In definitiva, la cooperazione economica tra UE e Asia centrale non è solo un’opportunità, ma anche una sfida ambiziosa che richiederà fiducia reciproca, pragmatismo e visione strategica.

Un altro tema centrale è stato il rilancio delle relazioni economiche, con l’Unione Europea che ha delineato una direzione per il rafforzamento della cooperazione economica, la diversificazione commerciale e l’organizzazione di eventi economici regolari. Gli sforzi si sono concentrati sugli EPCA, menzionati precedentemente, e il recente accordo con il Kirghizistan. Nonostante la vicinanza storica a Mosca, che ha incluso le cinque repubbliche nell'ex Impero Sovietico, i paesi dell'Asia Centrale stanno cercando di emanciparsi dalla pesante eredità sovietica, guardando all'esperienza europea come modello di crescita e sviluppo. In particolare, il Kazakistan, il paese più grande della regione con una economia in crescita, ha già compiuto diversi progressi verso standard occidentali e punta a diventare un partner internazionale affidabile. I buoni rapporti tra l'Italia e il Kazakistan, consolidati da recenti incontri tra le figure istituzionali dei due paesi, offrono un'opportunità per rafforzare una partnership vantaggiosa in un contesto internazionale turbolento, privilegiando la creazione di una joint venture piuttosto che un approccio più orientato a dinamiche unilaterali. 

 Il primo memorandum in chiave economica è stato firmato nel 2015 tra l'Unione Europea e il Kazakistan, diventando un modello per future intese. L'accordo è stato ratificato da tutti gli Stati membri dell'UE e dal Parlamento europeo e ha preso effetto nel marzo 2020. L'EPCA permette di promuovere la cooperazione su temi chiave come commercio, investimenti, giustizia, energia, trasporti, ambiente, occupazione, istruzione e ricerca. Un ulteriore tema di discussione sono state le riserve minerarie e i minerali strategici, in particolare le terre rare, considerate il "petrolio" del futuro. Poco prima del summit, il Kazakistan ha annunciato la scoperta di ampi giacimenti di terre rare, che lo rendono il terzo paese al mondo per riserve, dopo Cina e Brasile. Tra questi minerali ci sono neodimio, cerio, lantanio e ittrio, utilizzati in dispositivi tecnologici avanzati come apparecchiature mediche, batterie per auto e laser. Questa ricchezza mineraria attirerà investimenti qualificati e contribuirà allo sviluppo economico della regione. Il presidente kazako ha evidenziato che il settore energetico è essenziale per la cooperazione, enfatizzando che il Kazakistan è uno dei fornitori più affidabili di idrocarburi per l'Europa, con il 13% del petrolio importato dall'Unione Europea che proviene dal paese. Inoltre, il Kazakistan sta sviluppando energie rinnovabili, aumentando la capacità degli impianti eolici e solari e avviando progetti per la produzione di idrogeno verde. Durante il summit, il presidente kazako Kassym-Jomart Tokayev ha discusso con i leader europei delle opportunità di rafforzare ulteriormente la cooperazione in vari settori, in particolare per quanto concerne le catene del valore dell'idrogeno verde e delle batterie. L'Unione Europea, pur affrontando sfide interne, rimane un partner affidabile per i paesi che vogliono svilupparsi in modo pacifico. Inoltre, l'interesse per il Corridoio di trasporto transcaspico, che collega le due regioni e riduce i tempi di trasporto, è in crescita, con l'UE che ha promesso 10 miliardi di euro per sostenere il progetto. Quest'anno è previsto anche un forum degli investitori per mobilitare ulteriori investimenti privati. Sebbene ci sia ancora molto lavoro da fare, il progetto ha il potenziale per generare frutti significativi.

L’azione climatica, un argomento che ha guadagnato attenzione crescente, è stata affrontata come priorità trasversale, con impegni a combattere il cambiamento climatico, sostenere la rigenerazione del Mar d’Aral e migliorare la gestione delle risorse idriche. La connettività sostenibile, sotto il profilo dei trasporti, è stata anch’essa enfatizzata, con il lancio di iniziative infrastrutturali destinate a connettere Europa e Asia in tempi più rapidi ed efficienti. Sul fronte dei diritti umani, i leader hanno riaffermato l’importanza di proteggere la libertà di espressione, i diritti delle donne, dei bambini e dei lavoratori, contribuendo a rendere il Forum della società civile UE-Asia centrale uno spazio cruciale per il dialogo democratico. 

Il summit si è concluso con un forte messaggio di ottimismo, incentrato sull’idea che l’incontro segna l’inizio di una nuova era di cooperazione tra l’Unione Europea e l’Asia centrale, con la volontà di investire nel futuro di entrambe le regioni. Se gli impegni presi verranno rispettati, questo vertice potrebbe davvero rivelarsi un punto di svolta geopolitico.

Di fatto, il vertice rappresenta sicuramente un passo significativo verso una maggiore cooperazione tra l’Unione Europea e l’Asia centrale, una regione chiave per l’equilibrio geopolitico globale. L’impegno sul cambiamento climatico e la sicurezza, nonché il potenziamento delle relazioni economiche, potrebbero favorire un’ulteriore crescita per entrambi i blocchi. Inoltre, il coinvolgimento dei paesi dell’Asia centrale nella difesa della sovranità e nella promozione della pace internazionale potrebbe contribuire a stabilizzare una regione da tempo alle prese con conflitti e tensioni. Nonostante gli impegni promettenti, ci sono aspetti che suscitano alcune perplessità. La sfida principale rimane la concretizzazione delle dichiarazioni: spesso, questi vertici si concludono con dichiarazioni generiche e buone intenzioni, ma la loro attuazione pratica è spesso ostacolata da dinamiche interne complesse. Nel caso dell’Asia centrale, la corruzione endemica, le difficoltà politiche e le divergenze tra i paesi stessi potrebbero rallentare significativamente i progressi. Inoltre, sebbene la cooperazione economica tra l’Unione Europea e la regione sembri promettente, bisogna considerare le differenze strutturali e i potenziali ostacoli nelle relazioni bilaterali: i paesi dell’Asia centrale, pur rappresentando mercati emergenti, non sempre sono pronti a fare il salto qualitativo necessario per attrarre investimenti significativi, soprattutto in un contesto globale di crescente competizione economica. Per quanto concerne il piano della sicurezza, non è difficile prevedere che le promesse fatte sui temi del terrorismo e della cooperazione in materia di sicurezza informatica possano rimanere inattuate. La cooperazione regionale in questi ambiti è storicamente complessa, e l’Asia centrale non è un’area che si distingue per l’adozione di pratiche democratiche o di sicurezza condivisa. La presenza di regimi autocratici e la disparità nei livelli di governance tra i vari Stati della regione potrebbero portare a difficoltà operative nella gestione delle minacce ibride o la diffusione della disinformazione. Un altro aspetto critico riguarda i diritti umani: seppur i leader abbiano riaffermato l’importanza di proteggere i diritti fondamentali, il contesto interno di molti di questi paesi solleva dubbi. In alcune di queste nazioni, la libertà di espressione, i diritti delle donne e le minoranze sono ancora gravemente compromessi. L’attuazione di misure concrete su questi temi rimane, perciò, incerta. L’idea che un forum della società civile possa davvero cambiare la situazione in un contesto di governi autoritari è una sfida ardua. Infine, il tema della mobilità accademica e dei programmi di scambio potrebbe rivelarsi una doppia lama: se da un lato offre opportunità, dall’altro rischia di rivelarsi un espediente per consolidare legami che non si traducono in veri e propri cambiamenti strutturali. L’inclusione dei paesi asiatici nel programma Erasmus+ e in Horizon Europe potrebbe infatti non essere sufficiente a colmare il gap esistente in termini di sviluppo e di formazione, specialmente quando si confrontano le potenzialità di questi programmi con le difficoltà interne a ciascuno di questi Stati.

In conclusione, sebbene il vertice rappresenti un passo simbolico, è importante non perdere di vista la realtà geopolitica e le sfide strutturali che potrebbero compromettere il successo di questi ambiziosi impegni. La speranza di una nuova era di cooperazione si scontra con la durezza del contesto politico e sociale dei paesi coinvolti.

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