Yemen: l'ONU propone un cessate il fuoco per il Ramadan

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  Sofia Termentini
  09 aprile 2022
  4 minuti, 39 secondi

Nonostante il periodo attuale sia bombardato e circoscritto alle sole notizie sulla guerra Ucraina-Russia, non bisogna dimenticare che il mondo continua ad andare avanti, così come una delle più gravi crisi umanitarie del XXI secolo. Si tratta del caso dello Yemen, dove muoiono oltre cento persone al giorno. Una guerra che ha le sue radici nella Primavera araba del 2011.
Il presidente storico, Ali Abdullah Saleh, a causa di una rivolta, è stato costretto a cedere il posto al suo vice Abdrabbuh Mansour Hadi. Il cambiamento politico avrebbe dovuto portare stabilità in uno dei paesi più poveri del Medio Oriente, ma purtroppo si è verificato il contrario. La situazione è precipitata. Il presidente Hadi si è trovato di fronte ad attacchi delle forze militari fedeli a Saleh, nonché alla crisi economica e alimentare. I combattimenti sono iniziati nel 2014, quando il movimento ribelle sciita si è appropriato della provincia settentrionale di Saada e delle aree limitrofe, fino ad arrivare alla capitale Sanaa, costringendo Hadi all’esilio all’estero. Nel 2015 L’Arabia Saudita e altri stati arabi sunniti, sostenuti dalla comunità internazionale, hanno lanciato offensive aeree contro gli houthi, con lo scopo di ripristinare il governo Hadi. L’attacco è stato giustificato anche con le accuse rivolte dal fronte saudita nei confronti dell’Iran, considerato fermo sostenitore degli Houthi, che aiuta attraverso la fornitura di armi e supporto logistico. Lo stato iraniano ha negato le accuse e da quel momento il conflitto si è esteso, con una serie di tensioni regionali e culturali, in tutto il Medio Oriente, tra Sciiti e Sunniti.

Dopo sette anni di conflitto, lo Yemen non ha ancora trovato una risoluzione politica. La situazione mostra una diplomazia paralizzata, istituzioni statuali deboli e una crisi economica-umanitaria senza precedenti. L’ONU ha proposto il cessate fuoco di due mesi, per un “ramadan di pace”. Questa decisione coincide con l’inizio della settimana dei negoziati tra gli yemeniti a Riad, in Arabia Saudita, a cui prendono parte anche rappresentanti delle Nazioni Unite e del governo degli Stati Uniti. Assenti invece sono i ribelli Houthi, che accetteranno i colloqui solo quando si svolgeranno in territorio neutrale. L’accordo sul cessate il fuoco è arrivato al terzo giorno dei colloqui tenutisi a Riad. Gli inviati speciali Onu e Usa, Grundberg e Lenderking, insieme alle parti in guerra nello Yemen, hanno concordato di fermare tutte le operazioni militari offensive aeree, terrestri e marittime all’interno del paese e oltre il confine. La tregua prevede anche che le navi da rifornimento entrino nei porti di Hudaydah e i voli commerciali operino dentro e fuori l’aeroporto di Sanaa. L’inviato delle Nazioni Unite, Hans Grundberg, ha dichiarato che "è un primo passo atteso da tempo" e che “tutte le donne, uomini e bambini yemeniti che hanno sofferto immensamente in oltre sette anni di guerra non si aspettano niente di meno che la fine di questo conflitto. E le parti devono realizzarla”. Egli h sottolineato come la tregua possa essere rinnovata oltre il termine di due mesi, con il consenso delle parti. Ma per porre fine alla guerra, occorre fare di più: un cessate il fuoco permanente.

Quello da poco proposto è il primo cessate il fuoco dal 2016, quasi uno spiraglio di luce in una delle guerre più drammatiche del secolo. La coalizione saudita, inizialmente, ha osservato un cessate il fuoco unilaterale, che gli Houthi, in linea con l’Iran, al contrario, avevano respinto. Nonostante il ramadan sia una ricorrenza importante per il paese, il rifiuto da parte di quest’ultimi era prevedibile, in quanto assenti all’assemblea in Arabia Saudita.
Questa guerra è un vero e proprio disastro umanitario. Più di 370 mila le persone che dal 2015 hanno perso la vita. Il 60% delle vittime è stato causato da effetti indiretti, come la scarsità di cibo, acqua e malattie; mentre in 150 mila hanno perso la vita negli scontri armati o nei raid aerei. L’Agenzia per lo sviluppo dell’ONU ha stimato che “nel 2021 ogni 9 minuti è morto un bambino con meno di cinque anni”. Più di 4 milioni di persone sono state costrette a fuggire per cercare un futuro migliore. Un conflitto che oltre a devastare un’intera popolazione, ha distrutto una delle terre più belle del Medio Oriente. Di fronte l’agghiacciante panorama, gli Houthi hanno esitato a prendere una posizione di pace fino, almeno al post su Twitter di Mohammed Abdel-Salam, portavoce e caponegoziatore degli Houthi, che ha accolto favorevolmente il cessate il fuoco.

Purtroppo, la guerra in Yemen è un evento trascurato. Dalla prospettiva occidentale, il conflitto è considerato “periferico e marginale”. Dimenticato perché non viene considerato strategico. Dinanzi a quest’indifferenza, anche un’azione intrapresa dall’ONU risulta debole. Ad oggi, il disinteresse nei confronti di questa catastrofe umanitaria, anche in virtù dell’attenzione mondiale focalizzata unicamente sulla guerra russia-ucraina, ha causato lo sviluppo di un sentimento di apatia e noncuranza ancora maggiore.

Lo Yemen ha bisogno di tregua. Un cessate il fuoco permanente sembra ancora lontano, in quanto entrambe le parti non vogliono arrivare a compromessi. La coalizione saudita, che controlla i mari e lo spazio aereo dello Yemen, chiede un accordo simultaneo per cedere alle richieste; mentre gli Houthi non vogliono restrizioni prima di entrare in qualsiasi trattativa sulla tregua. La situazione è incerta, ma non bisogna sottovalutare le dinamiche interne e regionali dello Yemen, perché vanno ad impattare sulla sicurezza dello scacchiere internazionale.

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L'Autore

Sofia Termentini

Sofia Termentini, class 2000, is a student of a Master’s triple degree in International Management-MIEX program. She is interested in international relations that keeps alive the world,especially the economic dimemsion and she has always been interested in the area of China. In the context of Mondo Internazionale she holds the position of Junior Researcher MI G.E.O. - Economic Area.

Sofia Termentini, classe 2000, è una studentessa del Master’s triple degree in International Management-programma MIEX.

Interessata alle relazioni internazionali, in particolare alla dimensione economica e da sempre appassionata all’area della Cina. All'interno di Mondo Internazionale ricopre la carica di Junior Researcher MI G.E.O. - Area Economia.

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