La nuova agenda verde di Pechino: come la Cina sta cambiando il suo approccio ambientale.

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  16 July 2024
  12 minutes, 59 seconds

Abstract

Nell’immaginario collettivo, la Cina appare da sempre come un Paese altamente inquinato e poco incline all’adottare politiche rivolte al raggiungimento di una maggiore sostenibilità ambientale.

A scardinare quest’idea diffusa che vedeva il governo cinese come non interessato alle politiche green ma piuttosto come incentrato sulla mera produzione industriale, si è posto il nuovo orientamento della Cina degli ultimi anni, dimostratasi come una nazione sempre più indirizzata al raggiungimento di obiettivi concreti che portassero ad una maggiore attenzione all’ambiente.

Questo articolo si pone l’obiettivo di analizzare il cambio di approccio cinese nei riguardi dell’importanza data all’ambiente. In aggiunta ad un resoconto sulla passata situazione della Cina, si presenta inoltre una panoramica di politiche recenti e progetti in corso orientati ad un approccio industriale più green.

Autrice

Alice Rambaldi – Junior Researcher - Mondo Internazionale G.E.O. – Politica

Tra sviluppo e inquinamento: la Cina e la percezione di un Paese vittima del degrado ambientale

L’inquinamento della Cina è stato per decenni cosa nota a tutti. Le maggiori testate giornalistiche hanno ampiamente raccontato la disastrosa situazione ambientale cinese: una nazione tutt’altro che concentrata sul migliorare i danni ambientali, ma focalizzata piuttosto sulla produzione industriale su larga scala.

Un articolo datato 2013 pubblicato sulla rivista online “Rete Clima” (Rete Clima , 2013) affermava come il costo dell’inquinamento ambientale in Cina ammontasse all’epoca a circa 138 miliardi di euro, riportando inoltre dati preoccupanti riguardo alla presenza dei cosiddetti “Villaggi del Cancro”, cittadine sul territorio cinese che registravano dati allarmanti circa la presenza di malattie tumorali strettamente collegate alle emissioni industriali della nazione.

Un altro articolo di Green Tech Media (GTM, 2013), dello stesso anno, definiva il vivere a Pechino come “peggio che abitare in un’area fumatori dell’aeroporto” in termini di danno alla salute, riportando inoltre come l’inquinamento dell’aria della Cina avesse causato la morte di ben 1.2 milioni di persone. Il racconto relativo alla disastrosa situazione cinese a livello di inquinamento generalizzato e di conseguenze sui cittadini è proseguito per molti anni, con numeri allarmanti sui pericoli per la salute ai quali la popolazione veniva sottoposta giornalmente.

È innegabile che il rapido sviluppo industriale del “gigante asiatico” rappresenti la causa principale di un inquinamento che costituisce tuttora uno dei problemi maggiori ai quali il governo di Pechino deve porre rimedio. L’industria dell’acciaio sembra essere la fetta di produzione maggiormente inquinante, responsabile del 21% delle emissioni totali (Il Fatto Quotidiano, 2021) sul territorio cinese. In generale, il settore manifatturiero e quello edilizio rappresentano i più problematici a livello di inquinamento totale, responsabili per la maggior parte delle emissioni di CO2 nel 2019.

Nonostante la situazione, la Cina negli ultimi anni ha mostrato un deciso cambio di passo che non è passato inosservato. Prontamente riportato dalle testate giornalistiche internazionali e non (come Repubblica, BBC News, The Economist), il nuovo approccio della nazione ha acceso velocemente una speranza verso una Cina più green.

Risulta quindi essenziale far luce sul nuovo impegno ambientale cinese che ha già dato frutti importanti e senza dubbio meritevoli di maggiore attenzione.

La nuova strategia cinese: una via verso la sostenibilità ambientale.

Nonostante la Cina sia apparsa come una nazione poco interessata alla sostenibilità ambientale e alla sua implementazione, il campanello d’allarme sull’inquinamento troppo elevato e sulla necessità di agire è scattato a Pechino già da diverso tempo.

Innanzitutto, il Segretario del Partito Comunista Xi Jinping già a partire dal 2013 promuoveva il cosiddetto “Sogno Cinese”, un ideale di benessere da implementare sul territorio con lo scopo ultimo di raggiungere la piena realizzazione dell’individuo all’interno della società. Fra i punti focali del progetto spicca anche la necessità di promuovere una crescita sostenibile dal punto di vista ambientale, a dimostrazione del fatto che il tema green ricade fra le priorità dell’agenda di Pechino da più di un decennio. Alcune misure messe in atto per “punire” i responsabili dell’inquinamento ambientale erano inoltre già state comprese nella Environmental Protection Law entrata in vigore in Cina il 1° gennaio 2015, una legge che prevedeva già sanzioni pecuniarie per le imprese particolarmente inquinanti sul territorio, a riprova della serietà di Pechino nell’intraprendere un percorso più incentrato sul benessere ambientale.

È stato però soprattutto negli ultimi quattro anni che le testate giornalistiche internazionali hanno iniziato a dimostrare una timida apertura verso un racconto più accurato delle reali misure messe in atto dalla Cina al fine di raggiungere una situazione interna più propensa ad un approccio green. Ad accendere la consapevolezza internazionale sulle intenzioni ambientalistiche di Pechino si è posto in primis l’annuncio di Xi Jinping del 22 settembre 2020 durante la 75° Assemblea delle Nazioni Unite, con il quale il Segretario del Partito Comunista Cinese ha affermato di voler raggiungere la carbon neutrality in Cina entro il 2060 e il picco delle emissioni di CO2 entro il 2030 (Value China , 2022), per poi andarle a ridurre drasticamente. L’annuncio ha suscitato una sorpresa generale da parte del pubblico presente, che ha felicemente accolto la volontà di Pechino, seppur con un velato scetticismo nei riguardi della reale possibilità di attuazione del nuovo ambizioso obiettivo cinese.

Bisogna però sottolineare come già nel 2020 la Cina avesse collezionato traguardi importanti nella strada verso il green, senza aver ricevuto un’adeguata attenzione prima dell’annuncio di Xi Jinping. Pechino aveva infatti già ridotto drasticamente le emissioni di CO2 negli ultimi decenni ( da 25 milioni di tonnellate nel 2005 a “soli” 3.18 milioni nel 2020) (Value China , 2022). Rimaneva il problema del consumo derivante da risorse non rinnovabili, nello specifico dal carbone. Proprio a causa dell’utilizzo piuttosto marginale delle risorse rinnovabili, Xi Jinping aveva annunciato, in occasione del Climate Ambition Summit delle Nazioni Unite del 2020, un altro ambizioso obiettivo, ossia la realizzazione di impianti volti al raggiungimento della capacità totale di 1200GW di energia eolica e solare entro l’anno 2030, un traguardo che sembra essere in procinto di essere raggiunto già a fine 2024, con 5 anni di anticipo (South China Morning Post, 2024).

Nell’agenda green cinese si è coerentemente inserito il 14esimo Piano Quinquennale del marzo 2021, una nuova svolta per Pechino. I primari obiettivi da raggiungere entro il 2026 sono elencati nel progetto, rappresentando traguardi fondamentali come la riduzione delle emissioni di CO2 del 18% e la riduzione dell’intensità energetica del 13,5% rispetto ai livelli del 2020, nonché l’aumento della copertura forestale del 24,1% e dell’utilizzo di energia rinnovabile del 20 % (Value China , 2022).

Il 27 maggio del 2024, inoltre, la Cina ha rilasciato alcune linee guida per le aziende, linee che verranno ufficialmente introdotte a partire dal 2027 con l’obiettivo di stabilire nel 2030 un sistema di rendicontazione ufficiale in ottica ESG (China Briefing , 2024) . Con questo passo, Pechino raggiunge quindi un nuovo traguardo nella protezione ambientale anche dal punto di vista aziendale e produttivo.

Nel complesso, si può dire che la necessità cinese di spostarsi verso un approccio più green e dedito alla salvaguardia ambientale sia stato percepito anche dalla popolazione della nazione asiatica, che sempre di più dimostra un’attenzione e una propensione al dialogo ambientalistico; soprattutto, la tendenza che si è registrata in questi ultimi anni è stata quella del cittadino cinese particolarmente attento ai prodotti che acquista, nonché disposto a spendere maggiormente e a compiere una ricerca più approfondita prima di procedere alla compera di un articolo, al fine di accertarsi che quest’ultimo abbia il minore impatto ambientale possibile. La tendenza che porta soprattutto i giovani cinesi a compiere spese più green si è registrata soprattutto per quanto riguarda il settore della cosmetica, nel quale è stata rilevata una forte propensione all’acquisto di prodotti attenti all’ambiente, dal contenuto al packaging, tendenza che è emersa anche nei settori della moda e nell’ambito alimentare (WoodBurn Accountants & Advisors, 2024).

In generale, sembra quindi che la necessità di un approccio più ambientalistico in Cina sia una consapevolezza diffusa non solo a livello governativo ma anche a livello popolare, grazie ad una coscienza estesa soprattutto fra i giovani sempre più propensi a compiere scelte ed acquisti sostenibili.

Sostenibilità in azione: i progetti ambientali in Cina

La Cina sta attualmente implementando alcuni progetti chiave volti a promuovere uno stile di vita sostenibile. I progetti sono molteplici e l’obiettivo del paragrafo è quello di citarne alcuni rilevanti in corso, sia per quanto riguarda la politica interna cinese che per quanto riguarda i rapporti di Pechino con l’estero.

Fra i programmi interni indirizzati alla protezione e salvaguardia dell’ambiente, troviamo sicuramente alcune azioni per l’innovazione scientifica e tecnologica nella protezione ecologica e ambientale nella regione di Pechino-Tianjin-Hebei. Sono infatti stati istituiti, come riportato da Wang Zhibin, Direttore del dipartimento di Scienza, Tecnologia e Finanza sotto il Ministero Cinese dell’Ecologia e dell’Ambiente, tre laboratori come quello di Stress Ambientale Sensoriale (Environmental Sensory Stress), e tre centri tecnologici di ingegneria, come quello di Ricerca e applicazione della tecnologica dell’Internet a Wuxi, nella provincia di Jiangsu della Cina orientale. Nel progetto troviamo anche un programma di prevenzione dell’inquinamento e del controllo della protezione ecologica e ambientale per la ristorazione del Fiume Yangtze, nonché per la protezione ecologica e per lo sviluppo del Bacino del Fiume Giallo (Global Times , 2024).

Pechino è inoltre impegnata da anni nello sviluppo delle cosiddette smart cities, città altamente digitalizzate ed ecologiche che vogliono andare a sostituire le megalopoli cinesi fortemente inquinate. Xi Jinping è infatti al lavoro dal 2019 nella promozione della costruzione di più di 500 città smart, centri abitati moderni e al passo con i tempi che possano implementare uno stile di vita ecologico e devoto alla conservazione e protezione ambientale.

Per quanto riguarda i rapporti con l’estero, la Cina collabora inoltre dal 2018 con l’Unione Europea nell’ambito del progetto “EU-China Environment Project”, un programma ambientale che supporta la cooperazione fra l’UE e Pechino al fine di migliorare e di implementare standard di protezione dell’ambiente, nonché di ottimizzare la cooperazione sostenibile fra l’Unione Europea e la Cina. Fra i progetti implementati sotto questa collaborazione abbiamo alcuni workshop volti a supportare la biodiversità globale fra il 2018 e il 2022, nonché alcune riunioni strategiche volte alla riduzione drastica della deforestazione. Fra gli altri, citiamo progetti di riduzione della plastica, nonché di gestione efficiente delle sostanze chimiche tossiche, programmi che hanno previsto incontri bilaterali dei vertici UE-Cina e formazioni specifiche per uno scambio di conoscenze produttivo.

Anche i rapporti fra Pechino e Washington hanno preso una nuova connotazione “ambientalista”; seppur a piccoli passi, anche gli Stati Uniti e la Cina sembrano infatti essere sulla strada della collaborazione green. A fine 2023, infatti, l’inviato americano per il clima John Kerry ha incontrato Xie Zhenhua, la sua controparte cinese. Le riunioni, durate tre giorni, si sono concluse con una dichiarazione congiunta, la “Sunnylands Statement”, che ha ribadito la necessità di drastiche riduzioni energetiche entro il 2030.

Conclusioni

La Cina sembra aver preso piena consapevolezza della necessità di un cambio di passo che porti verso una direzione più green e controllata dal punto di vista ambientalistico. Il rapporto fra il “gigante asiatico” e la sostenibilità sembra infatti essere una relazione in rapida crescita, un concatenamento destinato a farsi sempre più stretto nei prossimi anni.

Gli obiettivi fondamentali fissati da Pechino nel raggiungimento di una situazione interna più sostenibile dal punto di vista ambientale (e non solo), sono senza dubbio entrati con forte decisione fra le priorità politiche cinesi, con un governo che ormai da anni si sforza di integrare l’approccio ambientalistico in ogni suo ambito di azione.

La strada verso il green è ancora lunga; tuttavia Pechino ha compiuto già passi enormi a difesa dell’ambiente, e questo aspetto sta acquisendo un’importanza sempre maggiore non solo a livello politico, ma anche a livello economico e sociale. La situazione attuale ci spinge quindi ad un ottimismo generale verso la strada green che la Cina sta costruendo passo dopo passo, una strada che si sta formando non solo a livello di politica interna ma anche di politica estera.

Contenuto dell’Informazione

1

Confermata

Confermato da altre fonti indipendenti; logico in sé; coerente con altre informazioni sull’argomento

2

Presumibilmente Vera

Non confermato; logico in sé; consistente con altre informazioni sull’argomento.

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Forse Vera

Non confermato; ragionevolmente logico in sé; concorda con alcune altre informazioni sull’argomento

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Incerta

Non confermato; possibile ma non logico in sé; non ci sono altre informazioni sull’argomento

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Non confermato; non logico in sé; contraddetto da altre informazioni sul soggetto.

6

Non giudicabile

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Dubbio significativo sull’autenticità affidabilità o competenza, tuttavia in passato ha fornito informazioni valide.

E

Inaffidabile

Mancanza di autenticità, affidabilità e competenza; storia di informazioni non valide.

F

Non giudicabile

Non esiste alcuna base per valutare l’affidabilità della fonte.


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