Cibo non made in Italy, inquinamento e rischi

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  Valeria Fraquelli
  07 December 2022
  4 minutes, 39 seconds

Tutti sappiamo che il cibo made in Italy è buono e genuino, ci fa stare bene e ci fa acquisire tutte le sostanze nutritive di cui il nostro organismo ha bisogno per mantenersi in salute, concentrato e con tanta voglia di fare.

Ma cosa succede quando il made in Italy è falso? Spesse volte quando certi prodotti sono in offerta ad un prezzo troppo scontato non sono veramente fatti in Italia anche se portano un nome ed una grafica che si ispirano al nostro Paese. Il prezzo spesso è proprio la prima spia che deve metterci in guardia, vuole dire che stiamo acquistando un prodotto che probabilmente viene da molto lontano ed è di qualità scadente.


Ci sono quei prodotti che si spacciano per italiani e quelli che cercano di ottenere i nostri prodotti alimentari con ingredienti non meglio specificati ma di certo di infima qualità. Questo succede perché la nostra cultura è ben vista e apprezzata nel mondo ma non sempre è possibile reperire i prodotti del Belpaese, quindi molte aziende hanno ben pensato di replicare tutto ciò che viene creato in Italia, immettendo sul mercato nomi e immagini che ne richiamano la provenienza. Per questo motivo, quando vi imbattete nel cibo italiano all’estero o nei discount, vi consigliamo di fare sempre grande attenzione.


Poi c’è l’Italian sounding, quei nomi che sembrano italiani ma, in realtà, non lo sono per nulla. Se vi è capitato di frequentare supermercati all’estero con molta probabilità vi siete imbattuti in esempi lampanti di italian sounding che se per certi versi fanno anche sorridere per altri rappresentano un grave danno alla nostra economia e alla nostra stessa credibilità come Paese del buon cibo.


Quello dell’italian sounding è un fenomeno che colpisce in misura diversa tutti i prodotti, dai salumi alle conserve, dal vino ai formaggi ma anche extravergine, sughi o pasta e riguarda tutti i continenti.


A taroccare il cibo italiano, ci dice la stessa Coldiretti, non sono i Paesi poveri, ma soprattutto quelli emergenti o i più ricchi a partire proprio dagli Stati Uniti e dall’Australia. In testa alla classifica dei prodotti più taroccati secondo la Coldiretti ci sono i formaggi, a partire dal Parmigiano Reggiano e dal Grana Padano, con la produzione delle copie che ha superato quella degli originali, dal parmesao brasiliano al reggianito argentino fino al parmesan diffuso in tutto il mondo.


Dobbiamo mangiare meglio e capire che il cibo non made in Italy comporta inquinamento e rischi per la nostra salute.


I cibi falsi made in Italy, infatti, provocano un enorme inquinamento, causato soprattutto dalla distanza che devono percorrere prima di arrivare sulle nostre tavole. Ciliegie del Cile, mirtilli dell’Argentina, asparagi del Perù, noci della California e more del Messico vengono raccolti ancora acerbi per poi proseguire la maturazione durante il lungo viaggio ma non è detto che questo sia un bene, anzi. Frutta e verdura stipate in grossi container e spostate più e più volte rischiano seriamente di arrivare nei nostri negozi ammaccati o già marce e comunque il sapore e l’apporto di sostanze nutritive importanti per il nostro organismo ne risentono, e molto, anche se sono ancora sane.


Un’altra cosa che deve farci riflettere è la scarsa qualità del cibo fatto all’estero. Pensiamo a quanti additivi, coloranti ingeriamo se compriamo cibo di scarsa qualità, pensiamo a quanto male facciamo al nostro pianeta perché tutte le sostanze chimiche che mangiamo alla fine inquinano moltissimo


Spesso le mancanze igieniche del cibo prodotto all’estero si vedono, e tanto anche, e si sentono quando mangiamo. Cibi fatti senza il rispetto delle più basilari norme igieniche, in luoghi malsani e sporchi rischiano ogni giorno di finire sulle nostre tavole, e spesso i consumatori sono attirati dal prezzo più che conveniente ma si scopre poi che si è acquistato un alimento dalle dubbie caratteristiche fatto in un Paese dove le norme sono molto deboli o non sono rispettate o non esistono affatto.


Il cibo estero, come si è già detto, compie lunghi viaggi inquinanti prima in aereo o in nave e poi su un camion contribuendo ad alzare le emissioni di gas climalteranti. E non è affatto detto che tutto quel cibo mantenga intatte le sue caratteristiche nutrizionali, infatti frutta e verdura raccolte troppo presto o alimenti surgelati costretti a fare migliaia di chilometri corrono il serio pericolo di arrivare sulle nostre tavole già alla fine della loro vita.


La difesa del made in Italy deve essere la nostra priorità; quindi, cerchiamo sempre di comprare prodotti a km 0 e stagionali, il nostro organismo starà meglio, la nostra salute e il nostro pianeta ci ringrazieranno. Mangiare locale è il primo passo per diminuire la nostra impronta ecologica, non sprechiamo questa opportunità.


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L'Autore

Valeria Fraquelli

Mi chiamo Valeria Fraquelli e sono nata ad Asti il 19 luglio 1986. Ho conseguito la Laurea triennale in Studi Internazionali e la Laurea Magistrale in Scienze del governo e dell’amministrazione presso l’Università degli Studi di Torino. Ho anche conseguito il Preliminary English Test e un Master sull’imprenditoria giovanile; inoltre ho frequentato con successo vari corsi post laurea.

Mi piace molto ascoltare musica in particolare jazz anni '20, leggere e viaggiare per conoscere posti nuovi ed entrare in contatto con persone di culture diverse; proprio per questo ho visitato Vienna, Berlino, Lisbona, Londra, Malta, Copenhagen, Helsinki, New York e Parigi.

La mia passione più grande è la scrittura; infatti, ho scritto e scrivo tuttora per varie testate online tra cui Mondo Internazionale. Ho anche un mio blog personale che tratta di arte e cultura, viaggi e natura.

La frase che più mi rappresenta è “Volere è potere”.

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