COP27: alcune riflessioni post-Summit

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  Chiara Cecere
  22 November 2022
  4 minutes, 5 seconds

Nell’articolo del 6 novembre 2022 di Mondo Internazionale Post, erano state discusse alcune riflessioni pre-COP27 sulla maschera egiziana, esponendo dubbi e controversie sulla 27esima Conferenza Internazionale sul Clima, ospitata a Sharm el-Sheikh in Egitto.
Il 18 novembre 2022 si è dunque conclusa la Conferenza Internazionale sul Clima COP27, in un clima di tensioni, violenze latenti e violazioni di diritti umani occultate, che dimostrano come gli interessi economici e strategici dei paesi occidentali siano più importanti delle questioni legate a democrazia e giustizia.

Mentre a Sharm el-Sheikh Abdel Fattah al-Sisi, il presidente Egiziano, partecipa a conferenze con i leader mondiali, tra i padiglioni e gli stand risalta il nome di Alaa Abdel Fattah. Uno degli eventi della COP27 è infatti stata la conferenza stampa tenuta da Sanaa Seif il 9 novembre, dove chiedeva la liberazione del fratello – interrotta da un parlamentare filogovernativo. Alaa Abdel Fattah è stato protagonista della rivoluzione del 2011, incarcerato dal 2019 e in sciopero della fame dal 1 aprile. Dall’inizio del Summit, infatti, Abdel Fattah aveva anche avviato uno sciopero della sete, come estrema pressione nei confronti del Presidente al-Sisi. Il regime del Cairo, dopo aver negato che Abdel Fattah fosse in sciopero della fame da 224 giorni – il ministro dell’interno affermò che assumeva regolarmente tre pasti al giorno – ha dichiarato che ora il prigioniero è seguito dal punto di vista medico, senza ulteriori informazioni.
Nei giorni antecedenti l’inizio della conferenza le autorità hanno arrestato decine di persone, di cui vari giornalisti, e hanno vietato ogni manifestazione. Human Rights Watch ha infatti denunciato le rigide misure di sicurezza che sono state imposte a Sharm el Sheikh, tra cui l’installazione di telecamere di sorveglianza su tutti i taxi. Inoltre, il procedimento di registrazione per accedere alla zona verde – dove si svolgono gli incontri – è estremamente complicato, un’anomalia rispetto agli appuntamenti precedenti della Cop in cui veniva incoraggiata la partecipazione del pubblico. La COP27 si è dunque svolta in un clima di braccio di ferro tra il corpo debole di Abdel Fattah – sostenuto dall’appoggio e dalla solidarietà di tante persone nel mondo, e il regime – sostenuto dal dispiegamento militare posizionato accuratamente per scongiurare qualsiasi tipo di incidente durante l’evento.

In Egitto si contano oltre 60mila prigionieri politici secondo Human Rights Watch. Almeno 40 persone sono morte nelle prigioni egiziane quest’anno. Abdel Fattah sta scontando una pena di cinque anni con l’accusa di aver diffuso fake news per aver condiviso un post su Facebook su un prigioniero che è morto in prigione in circostanze sospette nel 2019.
Paradossalmente, negli ultimi anni, la repressione del governo egiziano ha colpito in particolare il movimento ambientalista egiziano. Human Rights Watch sottolinea che le restrizioni impediscono ai gruppi ambientali di svolgere ricerche e attività indipendenti, violando il diritto “alla libertà di riunione e associazione”. L’Egitto non risulta dunque rispettare gli impegni presi su clima e ambiente: la stessa location della COP27 è un esempio di distruzione ambientale per renderla una delle mete turistiche più famose al mondo. Inoltre nel Sinai, dove si svolge la Cop27, nello scorso decennio le forze di sicurezza hanno distrutto i terreni delle comunità beduine locali, per la corsa al profitto.

La 27esima Conferenza Internazionale sul Clima era un’occasione per il presidente Abdel Fattah al-Sisi per lanciare l’attenzione sugli sforzi climatici del paese e ripulirne l’immagine, smascherati dalla famiglia del prigioniero Abdel Fattah che rivelano la situazione insostenibile dei diritti umani nel paese. L’attivista è il simbolo che ci ricorda che non c’è giustizia climatica senza diritti umani.
Diverse personalità dell’attivismo hanno dichiarato solidarietà per Abdel Fattah: Roger Waters (cantautore, membro dei Pink Floyd), Greta Thunberg (attivista svedese per il clima), Arundhati Roy (scrittrice indiana) e Annie Ernaux (premio Nobel per la letteratura). Nei primi due giorni del Summit, i leader Rishi Sunak, Emmanuel Macron, Olaf Scholz e Joe Biden hanno dichiarato pubblicamente di aver chiesto la scarcerazione di Abdel Fattah durante gli incontri privati con il presidente al-Sisi. Neanche la cittadinanza ottenuta da Abdel Fattah – grazie al fatto che la madre sia nata a Londra – non ha aiutato alla scarcerazione dell’attivista.
L’ambiguità dell’Unione Europea è ancora più evidente e preoccupante, dato che dopo lo scoppio del conflitto in Ucraina, per non comprare gas russo, si debba chiudere gli occhi sulle violazioni dei diritti umani dei paesi del mediterraneo, sottoscrivendo un accordo a tre parti tra UE-Egitto-Israele. L’accordo consente di trasportare in Egitto il gas israeliano che poi, liquefatto, raggiungerà l’Europa tramite navi cisterna. Il prezzo politico di questo accordo viene pagato dai numerosi attivisti in Egitto.

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L'Autore

Chiara Cecere

La mia passione per ciò che studio deriva dalla mia inappagabile curiosità, unita ad un briciolo di idealismo. Per quest’ultimo aspetto, le mie esperienze all’estero in precedenza sono state concentrate sui paesi scandinavi: ho trascorso un anno a Stoccolma lavorando come ragazza alla pari durante il mio gap year prima dell’università e ho vinto lo scambio con la prestigiosa università di Lund da gennaio a giugno 2020, durante la triennale in Diplomatic International Sciences all'Università di Bologna. La mia determinazione è confermata dal fatto che sia riuscita a raggiungere un buon livello di svedese in meno di un anno. Inoltre, il secondo semestre del primo anno (gennaio 2022), ho preso parte ad un secondo Erasmus presso l’università di Science Po Lyon, che ho vinto facendo domanda per la carriera futura, magistrale di International Relations - International Affairs. Sono appassionata ed entusiasta riguardo alla scelta del corso di studi triennale, per cui ho scelto di continuare con una magistrale in International Affairs all’università di Bologna. Ho scelto il curriculum di International Affairs proprio perché sono attratta da aree geografiche diverse dall’Europa, in particolare l’Africa. Considero la mia apertura mentale e la mia sensibilità culturale le mie migliori qualità, e la mia forza motrice è una grande curiosità unita a un pizzico di idealismo.

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