Non si placano le polemiche a seguito delle elezioni tenutesi in Georgia lo scorso fine settimana; uno degli eventi più caratterizzanti per il Paese, con una votazione che ha assunto una doppia valenza politica: non solo, infatti, designare la nuova guida del Paese per i prossimi anni, quanto piuttosto imprimere un’accelerazione o uno stop al lento e difficoltoso processo di avvicinamento all’Unione Europea.
Già all’indomani di una delle tornate elettorali più importanti per il Paese, la tensione risultava palpabile, peggiorando ulteriormente con lo svolgersi della votazione e dello spoglio, che hanno sancito la vittoria dell’attuale partito di Governo “Sogno Georgiano”, con il 53,92%, a dispetto di una coalizione di opposizione che si è fermata al 37,77%.
Un risultato, che anche a causa di un clima di pesante intimidazione e aperto scontro, non è stato accettato dalle opposizioni, che hanno denunciato brogli ed interferenze esterne da parte della Russia sull’esito delle elezioni. Come dimostrato dalla netta presa di posizione della Presidente della Georgia Salome Zourabichvili, che ha esortato il popolo a radunarsi e protestare di fronte ad un esito elettorale pericolosamente manipolato e non trasparente.
Un appello che è stato accolto anche dalle Istituzioni europee, oltre che dagli Usa, che hanno chiesto con forza indagini indipendenti sulle irregolarità segnalate dagli esponenti delle opposizioni. Uno sforzo che sembrava ben calibrato, ma che si è scontrato ben presto contro l’azione di uno degli esponenti di spicco della stessa UE: Viktor Orban[1].
Il Presidente ungherese, nonché Presidente di turno del Consiglio dell’Unione, infatti, all’indomani delle elezioni si è recato nella capitale georgiana Tiblisi, in visita ufficiale, riconoscendo l’esito delle elezioni e congratulandosi con il candidato di “Sogno Georgiano” Irakli Kobakhidze. Un riconoscimento che ad onore della cronaca era già arrivato anche prima dell’ufficializzazione dell’esito elettorale, tanto da mostrare quanto fosse stretto il legame fra i due esponenti politici.
Una visita che ha destato numerose critiche da parte di molti Paesi dell’UE, che non hanno accettato di buon grado l’operato di Orban, in una fase così delicata per il Paese e, soprattutto, come ricordato dallo stesso Borrell, Alto Rappresentante Ue per la Politica estera, il discutibile legame fra la carica che ricopre attualmente di Presidente di turno dell’Ue e l’autorità che sta cercando di esercitare in politica estera[2].
Una presa di posizione forte a cui è seguita una risposta oltremodo ferma da parte dello stesso presidente ungherese, che nel ribadire la veridicità dell’esito delle elezioni, come scelta del popolo georgiano, da rispettare per evitare una crisi interna ed un nuovo caso ucraino, ha alzato ulteriormente il tiro, additando le Istituzioni europee, con alla guida la stessa von der Leyen, di portare avanti una cospirazione, il cui obiettivo è proprio quello di colpire il Governo ungherese, per rovesciarlo[3].
Un nuovo capitolo si è aperto così nel complesso rapporto fra lo stesso Orban e l’Ue, con grosse probabilità di vedere un ulteriore inasprimento nelle prossime settimane, a partire proprio da una risposta alle parole del leader di Fidesz e sulla sempre più tesa questione georgiana.
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L'Autore
Tiziano Sini
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