A cura del Dott. Pierpaolo Piras, studioso di Geopolitica e componente del Comitato per lo Sviluppo di Mondo Internazionale APS
La sfida alla sicurezza posta dai veicoli elettrici cinesi è per molti aspetti più grande e più difficile da risolvere rispetto a quella delle reti 5G. Con l’ingresso di tali autoveicoli nel mercato europeo a un ritmo crescente, i politici devono muoversi altrettanto rapidamente.
Alla fiera automobilistica tedesca dello scorso settembre, l’esposizione dei nuovi veicoli elettrici cinesi ha impressionato il pubblico dei visitatori. La loro qualità era rispettabile, anche in considerazione degli aspetti più snob delle auto tedesche, con i modelli che risultavano più moderni e giovanili, ma allo stesso tempo anche del tutto strutturati e funzionali.
È importante e preoccupante per i produttori europei sottolineare subito che queste nuove auto sono anche più economiche rispetto a quelle di Tesla o alle loro controparti europee, come Renault e BMW, le quali con veicoli della medesima gamma che costano però il 20% in più. I nomi devono ancora essere ampiamente conosciuti, ma la schiera di BYD, Nio o Dongfeng era da tempo un segnale che le importazioni sarebbero aumentate . Il fatto che BYD – invece che Volkswagen, come in precedenza – sia annunciato come sponsor principale e partner di mobilità del campionato europeo di calcio maschile di quest'anno, ospitato in Germania, è un chiaro simbolo dei decisivi cambiamenti futuri.
La sfida economica per i concorrenti europei è attuale e reale, ma altrettanto cruciali sono i rischi fondamentalmente nuovi associati a questa nuova generazione di automobili: queste sono tra le forme di elettronica di consumo più profondamente integrate che esistano. I marchi cinesi stanno aprendo la strada e pongono seri problemi di sicurezza che l’Unione Europea e i governi degli Stati membri devono affrontare rapidamente.
Questa volta è profondamente diverso
Si potrebbe sostenere che gli europei dovrebbero essere grati alle auto cinesi ben sovvenzionate, che potrebbero consentire all’Europa una transizione verso una mobilità a basse emissioni di carbonio più rapida ed economica; che dovrebbero accogliere i nuovi arrivati in un vecchio mercato; e che le case automobilistiche tedesche dovrebbero pagare il prezzo per aggrapparsi ai sogni di eterna superiorità ingegneristica alimentati dai motori a combustione.
Alcuni osservatori paragonano il loro arrivo all’ascesa dei produttori giapponesi e coreani negli anni ’70 e notano che la concorrenza non è stata la cosa peggiore accaduta al settore. Questi sono punti validi, ma trascurano la velocità di lancio dei modelli cinesi, la portata della sfida una volta che gli automobilisti europei li adotteranno in gran numero e le implicazioni geopolitiche finali della presenza dei veicoli elettrici cinesi sulle strade d’Europa.
Queste non sono solo automobili, e in effetti le auto moderne non sono destinate a esserlo. Dovrebbero essere piattaforme per la mobilità che si impegnano in un flusso costante di comunicazione, intrattenimento e condivisione di dati. Con vari gradi di sofisticazione, le nuove auto oggi stanno già raccogliendo dati per addestrare l’intelligenza artificiale alla guida automatizzata.
Inoltre, all'interno del veicolo viene monitorato il comportamento del conducente e dei passeggeri; all’esterno, i sensori tracciano e ritracciano l’ambiente circostante per insegnare al software, ad esempio, a distinguere tra un sacchetto di plastica che viene spinto sulla strada e un bambino che sfreccia tra i veicoli parcheggiati. E’ ormai chiaro a tutti i protagonisti che il futuro delle auto (e non solo) sarà pressoché totalmente elettrico, autonomo e altamente interconnesso.
Chi avrà gli strumenti e le capacità di controllare questi flussi di dati e gli aggiornamenti cruciali del software è e sarà una domanda tutt’altro che banale, le cui risposte invadono questioni di sicurezza nazionale a tutti i livelli, sicurezza informatica e privacy individuale. Per questi motivi, i politici devono trattare questi nuovi veicoli in modo diverso dalle automobili conosciute fino ad oggi.
Il 5G Redux e la questione della fiducia
La Commissione Europea ha dato il via all’annuncio che sta esaminando formalmente in via prioritaria “gli aspetti della sicurezza informatica dei veicoli connessi e automatizzati, compresi i veicoli elettrici”. Nell’ambito di questo impegno si sta pianificando una valutazione del rischio di questi mezzi elettrici. Anche alcuni “osservatori” della Cina e parlamentari in Europa hanno iniziato a sollevare domande simili.
Il fatto ancora critico è che manca ancora un dibattito più ampio e aperto, che comprenda le questioni legate alla tutela dei consumatori, il rischio di una sorveglianza mirata e le possibilità di spionaggio su larga scala attraverso microfoni, telecamere, sensori delle auto e quant’altro.
Mentre contemplano il problema, i politici dell’UE e i governi degli Stati membri – che mantengono totalmente tutte le competenze in materia di sicurezza – dovrebbero ricordare la loro esperienza nel decidere se i fornitori cinesi dovessero prendere parte al lancio del 5G.
Alla base di questo dilemma c’era la sfida strategica del capitalismo di stato autoritario che intende radicarsi profondamente nella spina dorsale delle infrastrutture di comunicazione operanti nei mercati democratici occidentali.
Alla fine, i decisori europei hanno concluso che la fiducia – o la loro mancanza di fiducia nell’offerta cinese – dovrebbe essere un fattore determinante e per forza di cose limitante. Mentre in precedenza tali problematiche erano assenti o trascurate, la questione della fiducia è diventata ora un elemento chiave per la definizione delle relazioni tra Cina ed Europa.
I politici dell’UE e i governi degli Stati membri dovrebbero ricordare la propria esperienza dovessero decidere se i fornitori cinesi potranno prendere parte al lancio del 5G oppure in maniera condizionata e limitata.
La sfida con i veicoli elettrici rientra in pieno in questo ambito: qualsiasi prodotto connesso soggetto ad aggiornamenti software da parte del fornitore può essere difficile da controllare. È probabilmente impossibile introdurre una regolamentazione che affronti pienamente i rischi che derivano da questa relazione.
Il suo successo dipenderebbe in ultima analisi dalla capacità delle autorità europee di verificare il rispetto delle regole da parte delle aziende.
Nel caso del 5G, la conclusione in molti Stati membri dell’UE, nonché negli Stati Uniti, nel Regno Unito, in Australia e in Giappone è stata che la presenza di fornitori cinesi nelle infrastrutture di rete non era sufficientemente vantaggiosa da giustificare il rischio che questo fatto comportava.
Questi stati hanno poi imposto limiti e divieti al ruolo delle aziende cinesi.
Tuttavia, le decisioni sul 5G non avrebbero dovuto essere così complicate anche se alcuni Stati membri, Germania inclusa, stanno ancora lottando per implementarle: probabilmente non ci sarebbe stata alcuna reazione pubblica dalla scelta di aziende europee con un livello simile, se non superiore come qualità, prodotto rispetto a quelli cinesi in un settore che appare per lo più invisibile ai singoli consumatori. L’esperienza di altri Stati membri ora mostra anche che l’esclusione dei fornitori cinesi non ha fatto aumentare i prezzi per i consumatori né ritardato l’implementazione nei paesi che imponevano tali limiti.
Al contrario, la natura dei veicoli elettrici implica che la prossima domanda sarà molto più tortuosa da adottare: i fattori di prezzo e la disponibilità dei prodotti sono fattori altamente sensibili. Anche la questione climatica giocherà il suo ruolo e sembrerà convincente sia per i politici che per i consumatori, e la qualità delle auto cinesi non solo pareggia con la concorrenza europea, ma talvolta la supera.
Per affrontare questo problema, l’Unione Europea e gli Stati membri devono guadagnare tempo affinché i decisori possano riflettere e pianificare rapidamente quali regole disciplinari introdurre in questo mercato.
Regolamentarsi prima del loro arrivo
I dipendenti pubblici europei dovrebbero essere autorizzati a guidare i veicoli elettrici cinesi? E che dire dei parlamentari, dei giudici, della polizia o dei medici d'urgenza? Queste auto dovrebbero circolare ovunque in Europa? La circolazione dovrebbe essere ridotta in prossimità delle installazioni militari, alle basi NATO o ad altre infrastrutture critiche?
Altri interrogativi ?
Il governo cinese, profondamente consapevole dei rischi che anch’esso rischia sulla propria sicurezza, applica già restrizioni simili alle Tesla. Quanti veicoli elettrici sarebbero teoricamente necessari per chilometro quadrato affinché le agenzie cinesi possano mettere insieme un quadro completo dell’intelligence in futuro? Il caricamento dei dati deve avvenire in tempo reale ?
Come può la regolamentazione distinguere tra le caratteristiche che consentono all'auto di comunicare con il produttore per la sicurezza delle operazioni del veicolo e la trasmissione di altri dati? I politici devono porsi queste domande e trovare adeguate risposte adesso, e non una volta che i consumatori europei avranno già acquistato le automobili: in quanto allora sarà troppo tardi per stabilire le regole più opportune.
Per il momento, i veicoli elettrici cinesi svolgono ancora un ruolo più marginale nel mercato automobilistico europeo complessivo.
Tuttavia, questo sta cambiando velocemente: con l’avvento del 5G, il tempo era meno importante, poiché i responsabili dell’installazione del kit erano operatori europei come Deutsche Telekom, Telefonica e Vodafone – un numero limitato di attori con cui i governi potevano interagire. Ma le auto vengono acquistate da singoli cittadini, aziende, agenzie di noleggio e comunità. Per consentire la massima protezione dei consumatori e la piena trasparenza, l’UE e i governi degli Stati membri dovrebbero garantire che la regolamentazione sia in vigore in tutto il mercato unico il prima possibile.
A livello di Stati membri, i decisori devono trovare il giusto equilibrio tra mitigare i rischi incontrollabili per la sicurezza e mantenere l’apertura europea ai veicoli elettrici provenienti da paesi extra-UE per contribuire a decarbonizzare il settore dei trasporti.
Una maggiore concorrenza nel mercato europeo tra produttori europei e non europei (ma non cinesi) sarà fondamentale per abbassare i prezzi e ampliare la scelta dei consumatori.
Per cominciare, la Commissione Europea e i governi degli Stati membri possono rallentare l’ondata di veicoli elettrici cinesi in arrivo in Europa rivedendo immediatamente i requisiti tecnici ed elaborando norme di maggiore trasparenza sull’archiviazione e il trasferimento dei dati. Ciò potrebbe potenzialmente avvenire attraverso un’applicazione più rigorosa del regolamento generale sulla protezione dei dati in casi di trattamento illecito, raccolta eccessiva e questioni relative all’anonimato e alla sicurezza dei dati personali.
Successivamente, proprio come nel caso del 5G, i politici dovrebbero obbligare i produttori a dimostrare che le autorità statali cinesi non sono in grado di interferire nel trattamento dei dati, invece di chiedere ai regolatori europei di dimostrare che si è verificato un comportamento dannoso. Da parte sua, la Commissione europea, dopo aver consultato l’ agenzia per la sicurezza informatica dell’UE e il gruppo di cooperazione sulle reti e sui sistemi informativi, dovrebbe procedere rapidamente con la valutazione del rischio pianificata.
Allo stesso tempo, dovrebbe adottare misure per rendere più semplice per i venditori fidati vendere i propri veicoli elettrici in Europa e creare incentivi per i produttori europei a produrre all’interno dell’UE. Rafforzare la redditività delle aziende automobilistiche europee non solo migliorerà la loro competitività economica, ma aumenterà anche la disponibilità a lungo termine di operatori non cinesi in un mercato globale agguerrito. Altri settori hanno dimostrato che la presenza di aziende cinesi non rafforza, ma alla fine elimina la concorrenza, creando dipendenze che esacerbano il problema della sicurezza.
La duplice minaccia che i veicoli elettrici cinesi rappresentano per la competitività e la sicurezza dell’Europa potrebbe essere ciò che è finalmente necessario per un vero dibattito sulla fiducia e sulla capacità industriale mentre l’UE lavora per digitalizzare e decarbonizzare la propria società ed economia in condizioni di rivalità di sistema. Una semplice indagine anti-sovvenzioni non risolverà il problema. Gli europei dovranno fondamentalmente capire se hanno fiducia nelle aziende cinesi per guidare la transizione digitale e verde. E se non lo fanno, devono decidere cosa fare al riguardo e farlo rapidamente.
Riproduzione Riservata ®
Share the post
L'Autore
Redazione
Categories
Tag
China Auto elettriche Europa concorrenza Economia produzione