La Dieta Plant Based

Una dieta più verde per un pianeta più sano

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  Chiara Andreoli
  24 November 2022
  5 minutes, 16 seconds


Che cos'è?

Quando si parla di dieta plant based non ci si riferisce solamente ad un regime alimentare, ma ad un vero e proprio stile di vita. Letteralmente significa una dieta “basata sulle piante” - quindi, a prevalenza vegetale - ed è un termine che include tutte quelle persone che orientano la propria alimentazione e le proprie scelte di vita verso il verde, limitando il consumo di carne, insaccati, latticini ed in generale i prodotti di origine animale.

La dieta plant based esprime una filosofia alimentare volta a proteggere la biodiversità e l’integrità degli ecosistemi, a limitare la sofferenza a cui vanno incontro gli animali negli allevamenti ed a cercare di creare un futuro più sostenibile ed equo per le generazioni future.

Sostenibilità

Normalmente, parlando di sostenibilità si fa riferimento a tre aspetti fondamentali: quello dell’ecologia, dell’economia ed infine all’aspetto sociale; secondo una definizione fornita dalla FAO - l’organizzazione delle Nazioni Unite per l’alimentazione e l'agricoltura - nel 2010, le diete sostenibili sono:

"quelle diete a basso impatto ambientale che contribuiscono alla sicurezza alimentare e nutrizionale e a una vita sana per le generazioni presenti e future. Esse sono protettive e rispettose della biodiversità e degli ecosistemi, culturalmente accettabili, accessibili, economicamente eque e convenienti; nutrizionalmente adeguate, sicure e salutari; ottimizzano le risorse naturali e umane”.

Una definizione che difficilmente si adatta alle pratiche di agricoltura ed allevamento moderne che, soprattutto grazie all’utilizzo di combustibili fossili e ad un’elevata quantità di prodotti chimici, hanno permesso un incredibile aumento della produzione di cibo, provocando, però, uno squilibrio energetico.

Per esempio, se in origine l'attività agricola comportava un guadagno netto di energia - poiché dal cibo si otteneva più energia di quella spesa per la sua produzione - un agricoltore poteva sfamare una famiglia utilizzando solo l'energia del suo lavoro e quella fornita dalla natura. Quando la produzione di cibo si è intensificata, grazie ai combustibili fossili, il rapporto tra l'energia immessa e quella prodotta dal cibo è aumentato.

Di fatto, l'agricoltura contribuisce al 24% delle emissioni di gas serra globali, classificandosi come uno dei settori maggiormente responsabili del cambiamento climatico. In questo settore, tra i maggiori responsabili della produzione di gas serra ci sono gli allevamenti intensivi che, in base alle stime della FAO, generano il 14,5% delle emissioni totali di gas serra. 

Oltre a questo, l'allevamento di animali per l'alimentazione umana è un processo intrinsecamente inefficiente: la moderna zootecnia - intesa come produzione e allevamento di animali - si basa sull'alimentazione intensiva degli animali con cereali, cereali che potrebbero essere direttamente una fonte di cibo per l'uomo; gli stessi standard si applicano alla produzione di altri prodotti animali, come uova e latticini.

Per produrre proteine animali è necessaria un'energia fossile 11 volte superiore a quella richiesta nella produzione di proteine vegetali destinate al consumo umano.

Le conseguenze di queste attività sono devastanti: le pratiche agricole industrializzate causano significative emissioni di gas a effetto serra, la cui causa è rintracciabile nell'utilizzo di combustibili fossili nell’azienda agricola; dalle emissioni di protossido di azoto derivanti dall’applicazione di fertilizzanti; nelle emissioni di metano prodotte dagli animali negli allevamenti, ecc… .

La lista delle conseguenze sull’ambiente delle moderne pratiche di agricoltura e allevamento è quasi infinita - si potrebbe parlare anche del deflusso di sostanze chimiche nell'acqua e nel terreno e dai rifiuti animali, inquinamento chimico che può causare acidificazione e zone morte nei laghi e nelle aree costiere, degrado della qualità del suolo, cambiamento degli habitat e perdita di biodiversità.

Il punto è che si tratta di modalità incompatibili con il concetto di sostenibilità e che necessariamente devono essere modificate a favore di pratiche di precisione e a basso input.



Gli alimenti di origine animale sono davvero necessari al benessere umano?

La carne e i latticini erano considerati essenziali in grandi proporzioni per un'alimentazione adeguata nella dieta quotidiana, mentre il consumo di diete a base vegetale era considerato insufficiente. Questo paradigma nutrizionale ha vissuto un grande cambiamento negli ultimi decenni, in quanto i dati ora supportano che la maggior parte delle diete a base vegetale sono più salutari di quelle a base di carne e comportano, oltretutto, una maggiore longevità e minori malattie croniche.

Inoltre, sono sempre più evidenti le prove che collegano il consumo di carne, in particolare di carni rosse e lavorate, a esiti dannosi per la salute. Dal punto di vista della salute, non è necessario consumare carne.

Nell'ultimo secolo, tuttavia, il concetto di consumo di carne come fonte primaria di proteine si è profondamente radicato nella psiche e nella cultura dei Paesi occidentali e ora pervade molte altre culture e nazioni.

Le diete a base vegetale, rispetto a quelle a base di carne, sono più sostenibili perché utilizzano sostanzialmente meno risorse naturali e gravano meno sull'ambiente. L'esplosione demografica mondiale e l'aumento dell'appetito per i cibi animali rendono il nostro sistema alimentare insostenibile.

Conseguentemente, le politiche agricole e nutrizionali che spingono verso l'adozione di diete a base vegetale a livello globale ottimizzeranno contemporaneamente l'approvvigionamento alimentare, la salute, l'ambiente e la giustizia sociale della popolazione mondiale.



Un grande cambiamento a piccoli passi

Il passaggio da una dieta a base animale ad una a base vegetale a livello globale è di fondamentale importanza per raggiungere gli obiettivi di sicurezza alimentare e di sostenibilità. La riduzione del consumo di carne e di altri prodotti di origine animale consentirebbe di liberare grandi quantità di alimenti che potranno essere consumati direttamente dall'uomo, come ad esempio la soia e i cereali.

Tuttavia, la transizione proposta non deve essere un processo "tutto o niente", perché anche piccoli passi incrementali potrebbero essere estremamente utili nel combattere e risolvere le sfide della disponibilità di cibo e della sostenibilità.

Quindi, ognuno può contribuire nel proprio piccolo per risolvere questi enormi problemi che caratterizzano le società moderne - un contributo che non richiede i salti mortali, ma semplicemente di prediligere fonti di cibo vegetale a quelle animali. 







Le fonti utilizzate per la stesura della presente pubblicazione sono liberamente consultabili:




https://academic.oup.com/ajcn/article/100/suppl_1/476S/4576675?login=false
https://doi.org/10.3945/ajcn.113.071522

https://www.wwf.it/pandanews/c....

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Chiara Andreoli

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Sviluppo