La produzione di energia nucleare sul continente europeo prese inizialmente corpo dal termine della Seconda Guerra Mondiale con la creazione della Comunità del Carbone e dell’Acciaio. In seguito alla fondazione della CECA, i futuri fondatori dell’Unione Europea quali Belgio, Francia, Germania, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi diedero vita alla Comunità Europea dell’Energia Atomica, ovvero l’EURATOM. Questo patto venne pensato al fine di raggiungere l’indipendenza energetica dei paesi membri, anticipando di almeno mezzo secolo una delle questioni cruciali della nostra epoca.
Ad oggi, la sola elettricità prodotta da centrali nucleari genera tra un quarto e un terzo del totale prodotto dall’Unione Europea e copre un settimo del fabbisogno totale della stessa. Ma non tutti i 27 paesi hanno mantenuto il nucleare tra il novero delle proprie fonti di produzione dell’energia elettrica. Il loro impiego di reattori si divide infatti come segue:
L’Austria, mediante referendum nel 1978 e mediante legge costituzionale nel 1999 ha ufficializzato il divieto di costruzione e impiego dei reattori nucleari. Su suolo austriaco è presente un solo reattore TRIGA Mark II, di proprietà dell’Università Tecnica di Vienna. Il Combustibile impiegato da quest’ultimo viene acquistato dagli Stati Uniti che poi riceve in carico tutti i componenti esausti.
Il Belgio ha 7 reattori, dei quali tre sono situati presso il centro di ricerca nucleare belga. Di questi, un reattore è dedicato al trattamento dei rifiuti e due sono in fase di smantellamento.
La Bulgaria ha 6 reattori, tutti situati presso la centrale nucleare di Kozloduy; di questi, solo due sono attivi ed hanno una licenza prevista rispettivamente fino al 2027 e al 2029. Il paese non ha in previsione la costruzione di nuovi reattori dopo la dismissione degli ultimi in funzione.
La Croazia non ha impianti nucleari sul suo suolo ma condivide la proprietà della centrale nucleare di Krško in Slovenia, costruita nel 1981 nell’allora Jugoslavia.
La Repubblica Ceca ha sei reattori nucleari, dei quali due attivi per fini di ricerca - situati rispettivamente a Řež e a Praga - e quattro reattori adibiti alla produzione di energia elettrica divisi tra gli impianti nucleari di Dukovany e Temelín.
La Danimarca non ha attualmente reattori attivi sul suo territorio, sebbene ne possesse tre a scopi ricerca presso il sito di Risø. Di questi, due sono stati smantellati e il terzo dovrebbe terminare la dismissione entro i prossimi anni.
L’Estonia non ha centrali nucleari sul suo territorio ma possiede due reattori adibiti alla sola propulsione di sottomarini militari.
La Finlandia ha tre impianti nucleari per sei reattori atti alla produzione di energia elettrica. Rispettivamente due presso il sito di Loviisa, tre presso il sito di Olkiluoto - il terzo attualmente in fase di allestimento - e uno in costruzione presso il nuovo sito di Hanhikivi. Al momento è sotto esame anche una proposta per la costruzione di un ulteriore reattore presso Pyhäjoki.
La Francia ha all’attivo 56 reattori nucleari per la produzione di energia elettrica e solo questi coprono il 70% della richiesta di tutta la nazione. A questi reattori se ne aggiungono oltre 30 che sono stati dismessi o sono in via di disattivazione.
La Germania ha sei impianti nucleari per sei reattori adibiti alla produzione di energia elettrica e altrettanti adibiti alla ricerca. A questi si aggiunge un impianto per l’arricchimento dell’uranio per scopi militari.
La Grecia possiede un solo reattore per fini di ricerca.
L’Ungheria ha quattro reattori attivi per la produzione di energia elettrica e due divisi per scopi di ricerca e addestramento presso il Centro di Ricerca per l’Energia e l’Università di tecnologia ed economia a Budapest.
L’Italia ha quattro centrali nucleari dismesse presso i siti di Garigliano, Latina, Trino e Caorso. La chiusura dei centri venne decisa dopo il referendum del 1987 che seguì all’incidente della centrale di Černobyl' del 1986. Ad oggi sono attivi quattro reattori adibiti alla ricerca presso l’Università di Pavia, l’Università di Palermo e l’Ente Nazionale per l’Energia Atomica a Roma. I combustibili esausti vengono inviati in Francia e Regno Unito per lo smaltimento.
La Lettonia non ha impianti nucleari e conta di un solo reattore per la ricerca che è in fase di smantellamento dal 1998.
La Lituania ha due reattori per la produzione di energia elettrica presso la centrale nucleare di Ignalina.
La Polonia non ha al momento centrali nucleari attive ma è previsto per il 2024 il completamento del primo sito per la produzione di energia elettrica; un passo molto significativo per uno dei principali produttori di carbone dell’Unione. Oltre a questo, il paese conta di due reattori di ricerca presso il Centro Nazionale per la Ricerca Nucleare a Swierk.
Il Portogallo non ha reattori nucleari attivi nel paese; l’unico presente per scopi di ricerca è in fase di smantellamento.
La Romania conta due reattori adibiti alla produzione di energia elettrica e altrettanti in fase di costruzione presso la centrale nucleare di Cernavoda. A questi si aggiungono quattro reattori attivi per scopi di ricerca presso l’Istituto di fisica e ingegneria nucleare di Bucarest.
La Slovacchia ha due centrali nucleari per la produzione di energia con un totale di quattro reattori presso i siti di Bohunice e Mochovce.
La Slovenia ha due reattori; uno adibito alla produzione di energia elettrica e uno attivo a fini di ricerca. La Slovenia risulta essere il paese più piccolo dell’unione ad essersi dotato di una centrale nucleare.
La Spagna ha sette reattori per cinque centrali nucleari presso i siti di Almaraz, Ascó, Cofrentes, Trillo e Vandellòs. Non vi sono reattori in costruzione o attivi per scopi di ricerca.
La Svezia ha sette reattori nucleari per un totale di tre centrali nei siti di Forsmark, Oskarshamn e Ringhals. Il paese ha condotto sostanziali progetti di ammodernamento di tutti i reattori nel corso degli ultimi due decenni soprattutto dopo il clamore mediatico scaturito dagli incidenti naturali che hanno visto coinvolta la centrale di Fukushima in Giappone nel 2011.
I Paesi Bassi dispongono di una centrale nucleare in funzione presso il sito di Borssele e due reattori adibiti a scopi di ricerca medicale e accademica.
L’Irlanda, il Lussemburgo, Malta e Cipro non hanno nessun tipo di reattore sul loro suolo.
Ad oggi, l’Italia risulta essere il primo paese importatore di energia elettrica non solo nell’Unione ma nel mondo; il paese infatti deve importare ogni anno 22,4 Terawattora per soddisfare la sola richiesta interna, per un 15% del totale. La maggioranza di questa energia viene comprata dall’eccesso della produzione del nucleare francese.
Le fonti impiegate per la redazione del presente post sono liberamente consultabili:
http://www.ensreg.eu/members-glance/nuclear-eu
https://europa.eu/european-union/about-eu/history_it
https://www.eni.com/it-IT/ricerca-scientifica/energia-nucleare-europa.html
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L'Autore
Fabio Di Gioia
Dottore in Scienze internazionali ed istituzioni europee, attualmente si sta specializzando nel corso di laurea magistrale in Relazioni Internazionali. È stato Presidente del Collegio dei Revisori dei Conti, Referente di Segreteria e co-ideatore del progetto TrattaMI Bene. È ora Caporedattore e autore per la sezione Diritti Umani.
Bachelors degree in International Sciences and European Institutions, currently majoring in International Relations. He has served as Chairman of the Board of Auditors, Secretariat Liaison, and co-creator of the TrattaMI Bene project. He is now Editor-in-Chief and author for the Human Rights section.
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Nucleare Europa