L'Europa può davvero difendersi da sola? La rielezione di Trump alla Casa Bianca solleva interrogativi cruciali sul futuro della difesa europea, lasciando il continente ad un bivio tra l’esigenza di una maggiore autonomia strategica e una persistente dipendenza dagli Stati Uniti.
Il primo mandato del neoeletto presidente è stato contraddistinto da un marcato unilateralismo e da critiche costanti agli alleati europei, accusati di investire insufficientemente nella difesa e di offrire un contributo inadeguato alla sicurezza collettiva nell'ambito della NATO.
La risposta attendista dei paesi Europei verso l’agenda “America First” - volto a comprendere come si sarebbe tradotta in azioni concrete - si è tramutata presto in un Hedging europeo attraverso lo sviluppo della Cooperazione Strutturata Permanente (PeSCo) e dell’European Defense Fund (EDF).
Il rischio di un ridimensionamento dell'ombrello protettivo americano, sfiorato in passato, è tuttavia riemerso dopo la vittoria di Trump. La sua presenza alla Casa Bianca sarà caratterizzata da uno scetticismo verso gli interventi militari e dalla volontà di limitare gli impegni internazionali, concentrandosi solo su questioni strategiche di vitale importanza.
Si prevede che il suo secondo mandato rappresenterà una sfida ben più grande per l'Europa in confronto al precedente. Non si tratta solo di un ritorno di Donald Trump e del partito repubblicano al potere, ma di una vittoria del movimento MAGA, che ora ha acquisito una coesione ideologica e politica senza precedenti. Il movimento, infatti, non solo controlla l'esecutivo, ma anche il legislativo, il giudiziario e ha una forte influenza nel mondo del big tech e dei media. Rispetto al 2016, il contesto politico e istituzionale è profondamente diverso, e Trump dispone di molte più risorse per perseguire la sua agenda.
La NATO di Trump
L'ipotesi di un disimpegno militare degli USA dalla NATO e dalla sicurezza europea è sempre più concreta. Già nel 2018, Donald Trump aveva minacciato di abbandonare l'alleanza per spingere i paesi europei a rispettare gli impegni di spesa per la difesa (2% del PIL). La sua nuova amministrazione potrebbe portare avanti un disimpegno più ampio , non solo politico ma anche militare. Pur non arrivando a un abbandono totale dell'alleanza, si profila lo scenario di una NATO "addormentata", con gli Stati Uniti che intervengono solo come ultima risorsa.
Con l'attenzione degli USA sempre più rivolta all'Indo-Pacifico e alla crescente minaccia della Cina, la difesa dell'Europa potrebbe perdere priorità. Ciò spronerebbe gli europei a rafforzare la propria sicurezza, consapevoli che la "finestra di opportunità" garantita dalla protezione americana si sta chiudendo. Il potere deterrente della NATO, infatti, si basa sulla presenza truppe statunitensi in Europa, supportate dalla promessa che gli Stati Uniti sarebbero pronti a utilizzare il proprio arsenale nucleare per difendere gli alleati. Se Trump riducesse il contingente di soldati statunitensi o continuasse a mettere in dubbio la sua volontà di difendere gli alleati, la deterrenza dell'Alleanza risulterebbe indebolita.
In risposta alla crisi Ucraina, l’UE ha reagito con lo sviluppo della Bussola Strategica e con la creazione della figura del Commissario alla Difesa. Inoltre la nuova strategia per l’industria europea (EDIS e EDIP) e l’aumento delle spese militari di alcuni paesi europei, seppur non sufficienti, potrebbero preservare l'interesse di Trump per l'alleanza e la difesa europea e ridurre le critiche sul "free-riding". Inoltre, il nuovo Segretario generale della NATO, Mark Rutte, è stato soprannominato 'il Trump Whisperer', un soprannome che potrebbe rivelarsi vantaggioso per i paesi europei, facilitando il mantenimento di buone relazioni con gli Stati Uniti.
Un secondo mandato di Trump potrebbe quindi stimolare l'Europa a intraprendere azioni comuni, come accaduto durante il suo primo mandato. Tuttavia, oggi l'Europa appare meno compatta di fronte alle pressioni di Trump. Il tradizionale asse franco-tedesco, che ha sempre rappresentato il nucleo del continente, è più diviso e indebolito. Al contempo, le forze politiche europee affini al partito repubblicano sono cresciute in influenza, e in alcuni casi sono ora al governo. Solo una ristretta minoranza spera che il ritorno di Trump possa fungere da "scossa" per l'Europa, spronandola finalmente ad investire sulla propria autonomia strategica. Questa divisione politica del continente si riflette anche sul conflitto Ucraino.
La Guerra in Ucraina
La campagna elettorale di Trump si è focalizzata sulla sua presunta abilità diplomatica nel risolvere le crisi internazionali, portandolo a spingere per una riduzione degli aiuti concreti, finanziari e militari, soprattutto in relazione al conflitto russo-ucraino. All'inizio dell'anno, ha fatto pressione sui funzionari repubblicani del Congresso per bloccare una proposta di legge che avrebbe incrementato gli aiuti a Kiev, dichiarando anche di voler rifiutare l'adesione dell'Ucraina alla NATO.
Quali sarebbero le implicazioni per l'Europa di una possibile riduzione degli aiuti americani all'Ucraina?
La recente guerra ha spinto gli Stati membri dell'UE a confrontarsi con gli effetti di decenni di produzione e competenze mantenute al minimo, con una dipendenza crescente dalle importazioni di armamenti, soprattutto dagli Stati Uniti grazie al programma Foreign Military Sales (FMS). La base industriale e tecnologica della difesa europea (EDTIB) è stata caratterizzata da un costante sottofinanziamento, una carenza di collaborazione tra paesi e una forte dipendenza dalle importazioni estere, soprattutto per quanto riguarda gli armamenti e l'innovazione tecnologica nel settore della difesa. Questo eccessiva dipendenza dagli USA solleva preoccupazioni, data l’imprevedibilità degli impegni americani, che potrebbero minacciare la sicurezza europea.
Se Trump dovesse ridurre l’impegno americano, gli europei non sarebbero in grado di compensare rapidamente, vista l’attuale difficoltà nel garantire un flusso costante di risorse verso l'Ucraina e ripristinare gli stock nazionali. In particolare, i Paesi dell'Europa centrale e orientale, che si sentono maggiormente minacciati dalla Russia, potrebbero opporsi alla politica di Trump per la “resa” Ucraina e continuare a sostenere il paese unilateralmente, ma senza il supporto degli Stati Uniti il loro impegno sarebbe limitato. Resta comunque difficile immaginare che l'Europa possa difendersi efficacemente senza il supporto degli Stati Uniti. Le risorse disponibili sono limitate e le capacità convenzionali dell'Europa sono nettamente inferiori a quelle americane, rendendo complicata la preparazione al ritorno alla guerra convenzionale in Europa. Inoltre, la carenza di soldati, il problema delle reclute e la scarsità di armamenti, come evidenziato dalla guerra in Ucraina, pongono sfide significative.
Questo potrebbe generare scetticismo e indebolire la coesione europea nella lotta, con i Paesi più favorevoli alla pace che potrebbero cominciare a considerare che il rischio di antagonizzare Trump e compromettere la difesa della NATO sia maggiore dei benefici del sostegno a Kiev. L'Europa rischia di essere non solo indebolita militarmente ma anche divisa politicamente, il che potrebbe favorire gli interessi di Putin, che vedrebbe una NATO depotenziata e frammentata, oltre ad un’Ucraina più vulnerabile e facile da sconfiggere.
Il bivio
La rielezione di Donald Trump rappresenta una sfida per la sicurezza europea. Sebbene alcuni progressi siano stati fatti verso una maggiore autonomia, l'Europa resta largamente dipendente dall’ombrello militare americano, specialmente dopo il ritorno della guerra nel vecchio continente.
Tenendo conto di due cambiamenti significativi - il disimpegno degli Stati Uniti dalla NATO e il ridimensionamento del supporto all'Ucraina - i paesi europei sono chiamati a sviluppare una reale autonomia strategica sia a livello militare che industriale.
Nel breve termine, l'obiettivo principale dell'Europa è garantire un flusso costante di risorse all'Ucraina, rifornendo al contempo le scorte nazionali attraverso sforzi di approvvigionamento congiunto. Nel lungo termine, l'attenzione dovrebbe concentrarsi maggiormente su iniziative legate alla fornitura e alla produzione industriale, nonché alla ricerca e sviluppo (R&D) all'interno del continente.
L’Europa si trova quindi a un bivio: cogliere l’opportunità di costruire una reale autonomia strategica o di rimanere immobilizzata in un’incertezza politica e strategica.
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L'Autore
Sofia Ena
Laureata in Scienze Internazionali e Diplomatiche all'università di Bologna.
Autore Framing The World
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