Violenza contro le donne: l'Ue verso la ratifica della Convenzione di Istanbul

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  Laura Rodriguez
  27 May 2023
  5 minutes, 36 seconds

La violenza contro le donne, compresa quella che avviene all'interno delle mura di casa, è purtroppo uno dei fenomeni più diffusi in Europa. Nei Paesi dell'Unione Europea, infatti, una donna su cinque è stata vittima di una qualche forma di violenza fisica e/o sessuale, una condizione che è stata aggravata ancor più dal lockdown durante la pandemia. La Convenzione del Consiglio d’Europa sulla prevenzione e la lotta contro la violenza nei confronti delle donne e la violenza domestica, anche nota come Convenzione di Istanbul, è in questo senso un trattato rivoluzionario che mira a fornire una chiara tabella di marcia su come gli Stati possano e debbano lavorare per un Paese libero dalla violenza di genere.

Firmata sei anni fa, la Convenzione non è stata ancora recepita a livello europeo vista la mancata ratifica da parte di sei Paesi membri, quali Bulgaria, Repubblica Ceca, Ungheria, Lettonia, Lituania e Slovacchia. Il 10 maggio 2023, dopo una doppia votazione, è arrivato però il sì all'adesione da parte del Parlamento europeo, grazie anche al via libera della Corte di giustizia dell'Ue che risale all'ottobre del 2021, con cui si era stabilita la possibilità di ratificare il documento con un voto a maggioranza qualificata in mancanza di un accordo unitario.

Convenzione di Istanbul

La Convenzione è il primo testo internazionale che definisce giuridicamente la violenza contro le donne e stabilisce un quadro completo di misure giuridiche e politiche per prevenire tale violenza, sostenere le vittime e punire gli autori. Per gli Stati che vi aderiscono, il documento prevede l'obbligo di introdurre servizi di protezione e supporto per contrastare la violenza, come un adeguato numero di rifugi, la creazione di centri antiviolenza, linee telefoniche gratuite 24 ore su 24, consulenza psicologica e assistenza medica. Oltre a questo, la Convenzione è nata con l'obiettivo di promuovere l'educazione circa l'uguaglianza di genere e la sessualità.

Quanto al blocco europeo, è bene precisare che la Commissione ne aveva già proposto l'adesione nel 2016 e a questa era seguito, l'anno successivo, un voto congiunto a favore. Nonostante i diversi appelli del Parlamento, la ratifica si era invece arenata a causa della reticenza dei sei Paesi sopracitati. Ironicamente, è stata poi la stessa Turchia, Paese extra-Ue la cui capitale è stata la sede della firma ufficiale del documento, a ritirarsi nel 2021, aumentando così i rischi di subire violenze per migliaia di ragazze.

Sviluppi all'interno dell'Ue

Nella giornata di mercoledì 10 maggio 2023, i deputati hanno dato (finalmente) il loro consenso nel corso di due votazioni separate: la prima sulle istituzioni e la pubblica amministrazione dell'Ue, approvata con 472 voti a favore, 62 contrari e 73 astensioni e la seconda sulle questioni relative alla cooperazione giudiziaria in materia penale, all'asilo e al non respingimento, approvata con 464 voti a favore, 81 contro e 45 astensioni.

In tutto questo, ha destato sorpresa la decisione di due dei tre partiti di governo italiani che hanno deciso di non votare a favore della ratifica, ma di astenersi. Si tratta di Fratelli d’Italia e della Lega, rispettivamente i due partiti guidati dal premier italiano Giorgia Meloni e Matteo Salvini. La presa di posizione è stata del tutto inaspettata, soprattutto tenendo conto che l'Italia, come singolo Stato, aveva già sottoscritto il documento nel 2013, addirittura prima che entrasse in vigore ufficialmente, fatto che è avvenuto l’anno successivo. Nella votazione del 10 maggio, i due partiti di destra hanno invece deciso di seguire la strada intrapresa dai Paesi dell’Est Europa e non hanno votato a favore.

A questo proposito è arrivato anche il commento di Pina Picierno, vicepresidente del Parlamento europeo che ha messo in luce l'immagine del Paese emersa a seguito di questa decisione, un'immagine "deprimente e indegna dell'Italia e del suo Governo, il tutto mentre il nostro esecutivo è guidato da una donna", tanto per usare le sue parole. Se è vero che l'arretramento sul piano dei diritti era già stato sancito in parte da alcune scelte ideologiche e identitarie del governo italiano, l'astensione rappresenta senz'altro il picco più alto di questo percorso degenerativo. Sempre citando le parole di Picierno, con una mossa simile il governo italiano si è messo sullo stesso piano degli Stati "più rozzi e reazionari dell'Unione".

Nel tentativo di motivare una tale presa di posizione, le questioni addotte sono state due: una di metodo e una di merito. Quanto alla prima, il capo-delegazione di Fratelli d'Italia al Parlamento europeo Carlo Fidanza e l'eurodeputato di Fdi Vincenzo Sofo, hanno messo in luce le problematiche legate alla votazione. Il fatto di adottare una decisione a maggioranza qualificata piuttosto che all'unanimità è stato giudicato "un precedente pericoloso per future decisioni su nuovi accordi internazionali", sottolineando che fino ad ora il meccanismo dell'Ue ha sempre seguito la logica del voto all'unanimità.

Sul fronte del merito, invece, i discorsi hanno cercato di riflettere le presunte preoccupazioni dei partiti circa le tematiche legate alle questioni di genere. Stando alle argomentazioni dei due partiti, la Convenzione di Istanbul sarebbe la prima a dare una definizione di genere che comprende i ruoli socialmente costruiti, i comportamenti, le attività e gli attributi appropriati alle donne piuttosto che agli uomini. Sotto questa luce, di fatto sarebbe essa stessa a distinguere tra genere maschile e femminile e tale distinzione avrebbe suscitato il timore dei leader di destra riguardo alle tematiche sul gender.

Quanto all'ambito di applicazione più appropriato, la Corte dell'Ue ha individuato quello relativo alle politiche di asilo e cooperazione giudiziaria in materia penale e agli obblighi delle istituzioni e della pubblica amministrazione dell'Unione Europea. Infine, i deputati hanno voluto precisare che l'adesione dell'Ue come "blocco" non esime gli Stati membri dal ratificarla a loro volta; in questo contesto, riconoscendone l'urgenza, è arrivata l'esortazione nei confronti dei sei Paesi reticenti a farlo quanto prima possibile.

Fortunatamente, giuste o sbagliate che siano, le scuse avanzate dalla Lega e Fratelli d'Italia non hanno impedito al Parlamento di dare il via libera al Consiglio per ratificare la Convenzione. Grazie al voto positivo della plenaria di Strasburgo, infatti, ora si aspetta solo che il Consiglio porti a termine la procedura, prima che questo grande successo possa dirsi raggiunto.

Le fonti utilizzate per la stesura dell’articolo sono consultabili ai seguenti link:

https://www.istat.it/it/files/2017/11/ISTANBUL-Convenzione-Consiglio-Europa.pdf testo della Convenzione

https://www.europarl.europa.eu/news/it/press-room/20230505IPR85009/violenza-contro-le-donne-ue-puo-concludere-adesione-a-convenzione-di-istanbul comunicato stampa PE

https://it.euronews.com/my-europe/2023/05/10/il-parlamento-europeo-approva-la-ratifica-della-convenzione-di-istanbul

https://www.socialistsanddemocrats.eu/it/newsroom/i-sd-la-ratifica-della-convenzione-di-istanbul-da-parte-dellue-e-un-grande-risultato-ma-si

https://europa.today.it/unione-europea/Ue-ratifica-Convenzione-Istanbul-violenza-donne.html

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Diritti Umani

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Convenzione di Istanbul ratifica violenza domestica