Alexei Navalny: la voce che ha scosso la Russia

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  Flora Stanziola
  20 febbraio 2024
  5 minuti, 20 secondi

Il 16 febbraio le autorità russe hanno comunicato la morte di Alexei Navalny, uno dei più noti oppositori di Vladimir Putin, attivista e blogger di 47 anni detenuto in carcere dal gennaio 2021 con l’accusa di finanziamento e l'incitamento all'”estremismo” e la “riabilitazione dell'ideologia nazista”.

Chi era Alexei Navalny

Laureato in legge e specializzandosi in finanza, Navalny inizia la sua attività politica all’interno di Jabloko, il principale partito di opposizione nella Russia post-sovietica. Spinto da un forte sentimento nazionalista, e con l’obiettivo di smascherare la corruzione interna al regime nel 2011 abbandona il partito per dedicarsi interamente nella lotta alla corruzione fondando la Fondazione anticorruzione (nota come FBK in russo). Seguendo la linea del suo blog, Navalny ha cercato di mobilitare il dissenso all’interno della società russa, conducendo indagini e pubblicando numerosi rapporti che denunciavano e documentavano la corruzione tra gli alti funzionari e importanti politici e uomini d’affari della Russia.

Tra il 2011 e il 2012 Navalny prese parte alle più grandi proteste organizzate dall’opposizione russa che si scagliavano contro il regime di Putin, accusato di aver falsato i risultati delle elezioni legislative e presidenziali di quegli anni. Fu in questo contesto che Navalny iniziò ad emergere come leader di opposizione assieme al campione di scacchi Garry Kasparov e Boris Nemtsov, ex primo ministro ucciso nel 2015 a Mosca in circostanze poco chiare. A partire da quegli anni Navalny organizzò l’opposizione a tutte le elezioni che avvenivano in Russia ma le formazioni politiche con le quali si candidava venivano rese illegali e motivate politicamente dalle accuse di corruzione, evasione fiscale, nonché di estremismo.

Avvelenamenti e attentati alla vita

In questi ultimi dieci anni Navalny è stato arrestato numerose volte con accuse di frode e partecipazioni a proteste pacifiche. Nel 2019, mentre si trovava in prigione per uno dei suoi numerosi arresti sviluppò una reazione allergica, probabilmente ad agenti chimici secondo i suoi medici che gli procurò gravi danni alla sua pelle e ai suoi occhi.

Tra il 2019 e il 2020 Navalny condusse una serie di indagini pronte a mostrare le enormi ricchezze che Putin e i suoi alleati possedevano illegittimamente e il 20 agosto 2020 mentre si trovava sul volo di ritorno da Tomsk, dove aveva incontrato attivisti, volontari e aspiranti candidati locali, ha avuto un collasso finendo in coma. Dopo dei primi controlli in Russia i quali negavano la presenza di tracce di veleno nel suo corpo, Navalny fu trasferito in Germania, ricoverato in terapia intensiva all’ospedale Charité di Berlino in coma farmacologico e in condizioni molto gravi per 32 giorni. A seguito degli esami condotti dall’ospedale tedesco, il governo dell’allora cancelliera Angela Merkel annunciò che gli esiti delle analisi dimostravano che Navalny fosse stato avvelenato con un agente nervino del gruppo novichok, una sostanza sviluppata in Russia tra gli anni ’80 e ’90 già usata in passato per avvelenare gli oppositori di Putin, in un secondo momento si scoprirà che Navalny era seguito dal 2017 da un gruppo di esperti di armi chimiche.

Tutto ciò, oltre a mettere in luce l’assenza di indagini adeguate da parte delle autorità russe sull’avvelenamento e rappresentare un evidente violazione del diritto alla vita, sposta anche l’attenzione sulla presumibilmente mancata distruzione delle riserve di armi chimiche dichiarata avvenuta dalla Russia nel 2017.

L’arresto

Alla fine del periodo di convalescenza in Germania Navalny decise di fare ritorno in Russia, nonostante fosse consapevole che una volta atterrato sarebbe stato arrestato. Per i servizi penitenziari Navalny aveva compiuto una violazione dei termini della libertà condizionale concessa dopo una condanna risalente al dicembre 2014 e a metà gennaio 2021 fu arrestato con l’accusa di non essersi presentato all'udienza per la libertà vigilata. La condanna risale a quando era stato imputato insieme al fratello Oleg per appropriazione indebita di 26 milioni di rubli da una filiale dell'azienda di cosmetici francese Yves Rocher.

Nel frattempo, nel 2021 la Fondazione anticorruzione rilascia un’inchiesta diretta contro Putin in cui viene denunciata la costruzione sulle rive del Mar Nero di un palazzo circondato da 7mila ettari di terreno che sarebbe costato 100 miliardi di rubli (oltre 1,1 miliardi di euro) finanziati da uomini che occupano posti chiave nella Federazione russa. Successivamente le autorità russe procedettero a smantellare la Fondazione anticorruzione e la Fondazione per la protezione dei diritti dei cittadini, fondate da Navalny, chiudendone gli uffici e mettendole al bando definendole organizzazioni estremiste.

Durante la sua detenzione, Aleksei Navalny è stato accusato di vari reati, tra cui estremismo, promozione del terrorismo e riabilitazione del nazismo. Ha subito ripetute punizioni, compreso l'isolamento in cella di isolamento penale senza possibilità di comunicazione con l'esterno. Questo trattamento è stato considerato una violazione dei diritti umani e del divieto assoluto di tortura e trattamenti crudeli, inumani o degradanti. Le condizioni di detenzione estreme imposte ad Aleksei Navalny sono state considerate ingiuste, e i lunghi periodi di isolamento prolungato hanno peggiorato la sua salute. A dicembre, è stato trasferito in una prigione di massima sicurezza IK-3, un ex gulag del periodo sovietico, situato nella regione autonoma di Yamalo-Nenets nel Circolo polare artico e conosciuta per le sue condizioni severe per i detenuti.

Secondo la ricostruzione delle guardie carcerarie russe, Alexei avrebbe avuto un malore durante una passeggiata pe cui ogni tentativo di rianimazione è stato invano. La morte di Navalny ha sollevato preoccupazioni e controversie a livello nazionale e internazionale. La sua morte in carcere evidenzia le difficili condizioni per gli attivisti politici in Russia e solleva interrogativi sul rispetto dei diritti umani nel paese. Le autorità russe sono state criticate per la mancanza di trasparenza su quanto accaduto a Navalny e per le condizioni carcerarie in cui era detenuto. Inizialmente le autorità russe hanno stabilito un nuovo esame istologico che prevedeva i risultati per la settimana successiva. Successivamente le autorità hanno dichiarato che gli esami erano stati completati e che avevano escluso l'ipotesi di un reato legato alla morte. La comunità internazionale ha esortato a una piena e imparziale indagine sulla sua morte e sulle circostanze che l'hanno preceduta.

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L'Autore

Flora Stanziola

Autrice da giugno 2022 per Mondo Internazionale Post. Originaria dell'Isola d'Ischia e appassionata di lingue e culture straniere ha conseguito nel 2018 il titolo di Dott.ssa in Discipline per la Mediazione linguistica e culturale. Dopo alcune esperienze all'estero e nel settore turistico, nel 2020 ha intrapreso la strada delle relazioni internazionali iscrivendosi al corso di laurea magistrale in Politiche per la Cooperazione Internazionale allo Sviluppo, appassionandosi alle tematiche relative alla tutela dei diritti umani. Recentemente ha concluso il suo percorso di studi con la tesi dal titolo: "L'Uganda contemporaneo: dalle violenze ai processi di sviluppo".

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Russia Navalny Libertà d'espressione prigione avvelenamento