Assad non è diventato una brava persona, i perché della normalizzazione

Assad è al Summit della Lega Araba, ma i suoi crimini restano impuniti

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  Gaia De Salvo
  06 giugno 2023
  4 minuti, 30 secondi

Il 19 Maggio di quest’anno, dopo tredici anni di ostracismo, il Presidente siriano Bashar al-Assad è stato riammesso alla Lega Araba, organizzazione regionale che aveva sospeso la membership del tiranno nel 2011, agli albori di quella che sarebbe diventata una delle guerre civili più sanguinose del passato recente e nel cui contesto Assad ha commesso vili atrocità contro la sua stessa popolazione.

In Arabia Sudita, luogo del Summit, il Presidente si è presentato con aria trionfante, con un discorso contro l’egemonia occidentale per proteggere l’identità araba. Intanto, nel paese non sono stati registrati progressi significativi: la produzione e l'esportazione di droga sono fuori controllo, la gestione dei rifugiati che tornano è carente (poiché tornano in un paese meno accogliente e libero rispetto a quello che hanno lasciato) e le milizie sostenute dall'Iran operano nel territorio siriano. Nonostante si possa prevedere un aumento delle attività economiche e quindi un miglioramento delle condizioni materiali, la riabilitazione di Assad non fa altro che legittimare le strategie brutali ancora in uso da parte del dittatore per difendere e consolidare il suo potere.

Assad al potere e il conflitto civile

Bashar al-Assad è il figlio di Hafez al-Assad, presidente e dittatore siriano salito al potere nel 1971 in seguito a un colpo di stato. Alla morte di Hafez, gli osservatori internazionali hanno guardato con favore all'ascesa del figlio, pensando che il giovane Bashar avrebbe portato a un'epoca di riforme democratiche e rinascita economica. Assad aveva infatti studiato a Londra e, una volta tornato in patria, aveva guidato una campagna contro la corruzione che coinvolse alcuni membri anziani del regime, oltre ad essere stato a capo della Syrian Computer Society. In un articolo del New York Times del 2000, il direttore del Center for Arab Studies dell'Università di Georgetown descrive Assad Jr., che ha incontrato in un congresso sull'informatica, come riservato, studioso e "apparentemente un bravo ragazzo".

A 34 anni, Bashar al-Assad diventa un presidente ma - nonostante le aspettative esterne date dalla sua età, educazione, ed esposizione all’occidente - egli esclude qualsiasi misura che mettesse in pericolo la dominanza del suo partito, rifiutando la democrazia come una forma di governo inappropriata per il paese. Le politiche restrittive verso ogni tipo di opposizione portano a un forte scontro con la popolazione dal Marzo 2011, ispirate da un’onda di proteste pro-democrazia nel Medio Oriente e nord Africa, la primavera araba.

Il conflitto civile si è rapidamente trasformato in un conflitto internazionale caratterizzato da crimini atroci, tra cui l'uso illegale di armi chimiche. Dal settembre 2015, le forze governative siriane sono state supportate dagli alleati russi con pesanti attacchi aerei. Dall'inizio del conflitto sono state uccise almeno 580.000 persone, tra cui si stima che 306.887 civili siano morti dal 1° marzo 2011 al 31 marzo 2021, secondo l'Ufficio dell'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani.

In tempi più recenti il conflitto è transitato da ostilità militari di larga portata a scontri regionali tra forze governative e gruppi armati, nonostante ciò, continuano ad essere violate norme fondamentali del diritto internazionale. Le forze governative hanno commesso omicidi, torture e violenze sessuali. Nelle aree precedentemente occupate dall'opposizione, il governo sta imponendo restrizioni arbitrarie alla libertà di movimento e sta privando gli individui delle loro proprietà, il che, secondo la Commissione d'inchiesta (CoI) sulla Siria, su mandato del Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite, potrebbe equivalere al crimine di guerra della punizione collettiva. Le forze governative avrebbero anche sottoposto i civili rientrati in Siria a detenzioni arbitrarie, sparizioni forzate, esecuzioni extragiudiziali e torture.

La corsa al reintegro, spotlight sull’Arabia Saudita

Dal 2018, alcuni paesi della regione iniziano a discutere di un potenziale reintegro del paese, quali gli Emirati, Oman, Bahrain, Iraq, e l’Algeria. Altri, come la Giordania e l’Egitto cercano una soluzione diplomatica di normalizzazione condizionale a concessioni da parte del regime, non apprezzata dagli alleati sopracitati.

La vicinanza di Assad all’Iran, rende la normalizzazione con la Siria impensabile per l’Arabia Saudita, che vede Teheran come nemesi assoluta. Il cambiamento di priorità del Principe Saudita Mohammed bin Salman però, concentrato su piani di sviluppo economico, lo ha portato a ridurre le tensioni con la Turchia e l’Iran, portando l’Arabia Saudita a ridurre i suoi coinvolgimenti nei conflitti regionali e spostando lo sguardo verso collaborazioni con Cina e Russia, piuttosto che l’inaffidabile ex egemone statunitense. Il terremoto di febbraio in Siria e Turchia ha offerto un varco per Bin Salman per la reintegrazione del paese, provvedendo necessari aiuti umanitari e al contempo approfittando di una diretta linea di dialogo con Assad.

L’endorsement saudita è stato abbastanza influente da persuadere Egitto, Giordania e Qatar alla riabilitazione fulminea degli scorsi mesi, con tenui proteste dagli osservatori occidentali. Assad non dimostra rimorsi, ignora le sue colpe e esige scuse dagli stati Arabi per averlo ostracizzato. Le memorie e la copertura delle carneficine del suo regime, passate e presenti, stanno svanendo, i crimini di Assad sono, e in tutta probabilità rimarranno, impuniti.

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Fonti consultate per il presente articolo:

(foto) https://pixabay.com/it/photos/... 

https://www.foreignaffairs.com/syria/bashar-al-assad-arab-league

https://www.hrw.org/news/2023/02/28/dont-rush-normalize-relations-assads-syria

https://www.britannica.com/biography/Bashar-al-Assad

https://www.globalr2p.org/countries/syria/

https://www.nytimes.com/2000/06/28/world/assad-s-son-designated-sole-candidate-for-syrian-presidency.html?searchResultPosition=8

https://www.nytimes.com/2023/05/18/world/middleeast/syria-assad-arab-league.html

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Gaia De Salvo

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