Come la National Security Law ha cambiato Hong Kong

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  Gaia Recrosio
  04 luglio 2025
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Nel 1997 il Regno Unito ha ceduto la sovranità su Hong Kong alla Cina, la quale aveva promesso che avrebbe mantenuto un “alto livello di autonomia” e che “gli Hongkonghesi avrebbero governato Hong Kong”. Tuttavia, dal 2020 il Partito Comunista Cinese, peraltro non registrato come partito politico ad Hong Kong, ha esteso il suo controllo sulla città. Le Nazioni Unite avevano espresso preoccupazione per il rapido deterioramento delle libertà ad Hong Kong e gli Stati Uniti avevano addirittura imposto sanzioni a funzionari cinesi e di Hong Kong nel 2020, 2021 e 2025 per aver abusato della National Security Law. Ma di che legge si tratta esattamente?

Cos'è la National Security Law?

Lo scorso mese si è celebrato il quinquennale dalla promulgazione della National Secutiry Law (NSL): entrata in vigore il 30 giugno 2020, la legge ha come obiettivo quello di istituire quattro nuovi crimini punibili con severe condanne, tra cui l'incarceramento a vita, quali la secessione dalla Cina, la sovversione, il terrorismo e la collusione con forze esterne o straniere. Inoltre, ulteriori disposizioni affermano che alcuni processi si possono tenere a porte chiuse e che la Cina ha potere sull'interpretazione della legge ad Hong Kong e che, in caso di conflitto, a prevalere è sempre la legge cinese. Uno dei casi più noti è quello degli “Hong Kong 47”, un gruppo di individui processati per sovversione per il loro coinvolgimento nell'organizzazione delle primarie di alcune elezioni non ufficiali del consiglio legislativo. Questo regime oppressivo, definito da alcuni come “tirannico”, ha spinto numerosi residenti ad abbandonare Hong Kong, trasferendosi principalmente nel Regno Unito, il quale aveva istituito alcuni visti speciali per gli hongkonghesi. Nonostante ciò, non è neanche la distanza a garantire di eludere al controllo della NSL: la polizia di Hong Kong ha dichiarato il mandato di arresto e offerto taglie per persone che addirittura si trovavano oltremare, come l'attivista Nathan Law.

Prima della nuova legge: la Basic Law

Quando Hong Kong passò al controllo cinese nel 1997 venne firmato un accordo, la Basic Law, che prevedeva una soluzione “uno Stato, due sistemi”, a tutela dell'autonomia della città. Tale legge offriva molto di più, poiché era cassaforte di libertà fondamentali per gli hongkonghesi: il documento, infatti, tutelava la libertà di parola e di assemblea, un sistema giudiziario indipendente e diritti democratici addirittura non riconosciuti interamente in Cina e, in particolare, l'articolo 23 affermava che Hong Kong poteva “promulgare leggi proprie”. Tuttavia, nel 2019 la Cina propose un disegno di legge con il quale avrebbe potuto processare in Cina persone sospettate a Hong Kong: questo generò una serie di proteste mai viste prima di allora nella città, alla quale la Cina rispose emanando una legge ancora più stringente, la NSL, violando così il principio “uno Stato, due sistemi”.

Diritti a repentaglio

Quali diritti sono messi a repentaglio? Tra quelli indicati dal recente articolo di Human Rights Watch troviamo la violazione di alcuni diritti civili e politici, come la violazione del diritto a libere e giuste elezioni, alla libertà di assemblea e ad un processo giusto ed equo, così come la compromissione dell'indipendenza giuridica e di un'educazione non politicizzata. A questo si aggiunge l'impunità per gli abusi della polizia, insieme alla soppressione di gruppi della società civile, sindacati, partiti politici e canali media: tutti fattori che sembrano porre fine a quella che era la semi-democrazia hongkonghese. Il dissenso non è tollerato e, qualora lo si tenti, c'è rischio di spendere la vita in carcere. Il Partito Comunista Cinese ha imposto le proprie regole e ha così dato avvio ad una vera e propria rivoluzione ideologica, caratterizzata dalla censura e dal controllo sull'educazione primaria: l'obiettivo è quello di creare una Hong Kong che sia per soli “patrioti”, nonché persone esponenti del Partito comunista Cinese. Dal 2020 sono state arrestate 326 persone per offese alla sicurezza nazionale, mentre 187 persone e 5 compagnie sono state accusate e il tasso di condanna ammonta quasi al 100%. Oltre a questo, anche i diritti politici sono stati ampiamente limitati: esponenti pro-democrazia sono stati espulsi dalle candidature e ai votanti non è consentito l’uso del voto bianco come forma di protesta, rendendo così l'affluenza per le elezioni del 2021 del Consiglio Legislativo il minimo storico del 30%.

Cinque anni dopo

Tirando le somme di questi cinque anni dalla proclamazione della National Security Law, si può affermare con certezza che gli hongkonghesi hanno visto i loro diritti scalfiti ed erosi da quella che era la pietra della Basic Law. In questo scenario pare molto lontana la soluzione “uno Stato, due sistemi”: non ha più nessun valore l'articolo 23?

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Gaia Recrosio

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Diritti Umani

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Hong Kong Cina National Security Law diritti civili diritti politici