Corea del Sud al bivio: un voto tra crisi interna e nuovi equilibri internazionali

  Articoli (Articles)
  Francesco Oppia
  24 aprile 2025
  5 minuti, 43 secondi

La notte del 3 dicembre, il presidente sudcoreano Yoon Suk-yeol ha infranto l’ordine costituzionale del paese invocando la legge marziale e inviando le forze armate presso l’Assemblea nazionale al fine di prenderne il controllo. La mossa, ampiamente condannata come una violazione dei basilari principi democratici, ha fatto precipitare il paese in una crisi istituzionale durata quattro mesi. Infine, la scorsa settimana, la Corte Costituzionale ha confermato l'impeachment di Yoon, giudicandolo colpevole di “violazione dell'ordine costituzionale” e “tradimento della fiducia del popolo”. La sentenza ha aperto la strada a elezioni presidenziali anticipate, previste per il prossimo 3 giugno.

Il Partito Democratico di Corea (DPK), principale forza di opposizione, ha salutato la sentenza come una conferma della solidità dei meccanismi democratici di controllo. Al contrario, il Partito del Potere Popolare (PPP), di cui era parte l’ex-presidente, ha inizialmente reagito con disappunto. Tuttavia, ha presto rilasciato una dichiarazione più moderata, affermando il rispetto per le istituzioni giudiziarie e l'ordine costituzionale.

In seguito alla crisi, secondo recenti sondaggi, l'opinione pubblica sembrerebbe essersi significativamente modificata in favore dell’opposizione in vista delle elezioni di giugno. Tuttavia, gli analisti avvertono che questo sostegno potrebbe non essere tanto un voto di fiducia nel DPK quanto un riflesso della delusione dell'opinione pubblica nei confronti di Yoon.

Il candidato presidenziale del DPK sarà con tutta probabilità Lee Jae-myung, già candidato nel 2022, sebbene la sua candidatura non sia stata ancora formalmente confermata. Ad oggi i sondaggi lo collocano al 34% delle preferenze, molto più avanti rispetto a qualsiasi rivale. La sua ascesa è stata favorita dall'ampia vittoria del suo partito alle elezioni parlamentari dell'anno scorso e dalla sua recente assoluzione dalle accuse di dichiarazioni mendaci durante la campagna elettorale del 2022. Tuttavia, Lee rimane coinvolto in diversi procedimenti giudiziari, tra cui figurano accuse di corruzione e concussione.

Per contro, il PPP si trova a un bivio. Il partito deve decidere se allontanarsi dalla controversa eredità di Yoon, nella speranza di attirare i voti dei moderati e degli indipendenti, o se puntare sulla sua base tradizionale favorevole all’ex-presidente. Ad aggravare le sfide del partito è l'assenza di un chiaro favorito. Attualmente in testa ai sondaggi tra i conservatori figura il ministro del Lavoro Kim Moon-soo, un convinto alleato di Yoon e conservatore integralista. Il deputato Ahn Cheol-soo è stato il primo a ufficializzare la propria candidatura, presentando una proposta incentrata sulle riforme costituzionali e su un piano economico quinquennale incentrato sull'IA. Anche il presidente in carica Han Duck-soo è oggetto di speculazioni in virtù della sua esperienza interpartitica, che potrebbe avvicinare i voti dei moderati e delle sue credenziali diplomatiche.

La posta in gioco, tuttavia, va ben oltre la politica interna. Le incertezze che attraversano il panorama politico sudcoreano si intrecciano infatti con un contesto internazionale sempre più teso. In particolare, la cooperazione militare tra Corea del Nord e Russia e le tensioni commerciali globali rappresentano sfide fondamentali per Seul. Inoltre, l'approccio transazionale di Trump in politica estera ha introdotto elementi di incertezza nell'alleanza con Washington e potrebbe mettere in dubbio la tenuta della cooperazione trilaterale Seul-Tokyo-Washington.

In tale cornice, la destituzione di Yoon potrebbe ridefinire in modo significativo la politica estera della Corea del Sud. Durante il suo mandato, Yoon ha privilegiato un più stretto allineamento con Washington e Tokyo, come testimoniano il vertice trilaterale di Camp David dell'agosto 2023 e la Dichiarazione di Washington. La sua rimozione mette ora in discussione la continuità di tale traiettoria.

L’incertezza generata dall’imprevedibilità della politica estera di Trump si riflette anche sul piano commerciale, sollevando timori sulla solidità delle attuali relazioni economiche. Le nuove misure protezionistiche annunciate da Washington, se implementate, minaccerebbero settori nevralgici dell’economia sudcoreana, tra cui l’industria automobilistica. In questo clima di instabilità, Seul sembra guardare con crescente interesse a una maggiore cooperazione regionale: solo pochi giorni prima dell’annuncio dei nuovi dazi da parte del presidente americano, avvenuto il 2 aprile, Cina, Giappone e Corea del Sud avevano tenuto il loro primo vertice economico di alto livello dopo cinque anni, segnalando un rinnovato interesse verso un possibile accordo di libero scambio trilaterale.

È probabile che Pechino capitalizzi su queste incertezze per erodere l'alleanza Seul-Washington ed espandere la propria influenza nella regione. Una potenziale vittoria del Partito Democratico di Corea (DPK) potrebbe favorire questo processo. Sebbene Lee Jae-myung abbia recentemente ribadito il proprio sostegno alla cooperazione trilaterale con Washington e Tokyo, le sue passate critiche alla presenza militare statunitense in Corea del Sud continuano a sollevare interrogativi sulla direzione che potrebbe imprimere alla politica estera del paese nel lungo periodo.

Se la pressione economica da parte di Washington dovesse persistere, Lee potrebbe essere costretto a coltivare legami economici più stretti con la Cina. Un'amministrazione guidata dal DPK potrebbe quindi compiere un cauto avvicinamento verso Pechino, soprattutto se le criticità interne rendessero più attraenti gli incentivi economici cinesi rispetto alle garanzie militari offerte dagli Stati Uniti. Allo stesso tempo, è probabile che Pechino intensifichi la sua offensiva mediatica presentandosi come un partner economico stabile e pragmatico.

Nonostante Lee Jae-myung abbia ribadito il proprio impegno a proseguire la cooperazione con Stati Uniti e Giappone, è improbabile che la collaborazione trilaterale proceda senza attriti. Lo scetticismo diffuso all’interno del DPK, alimentato da un persistente sentimento antigiapponese, potrebbe ostacolare il consolidamento di tale intesa. Parallelamente, un’eventuale amministrazione progressista potrebbe imprimere un cambio di rotta anche nella gestione dei rapporti con Pyongyang. I governi del DPK si sono storicamente distinti per un approccio più moderato e dialogante nei confronti della Corea del Nord.

Tuttavia, nonostante i sondaggi, l’esito delle prossime elezioni rimane incerto e l’orientamento del DPK potrebbe non essere predominante. Qualora un’amministrazione progressista dovesse emergere, un approccio più conciliante verso Pyongyang potrebbe aprire nuovi canali diplomatici. Ma l’intesa tra Corea del Nord, Cina e Russia, unita alle frequenti provocazioni missilistiche, limiterebbero i margini di manovra. Questo cambiamento potrebbe coincidere con l’interesse di Trump a cercare un accordo con Kim Jong-un. Al contrario, un’amministrazione PPP troverebbe probabilmente maggiore sintonia con Trump nel contrastare la Cina, ma potrebbe scontrarsi con difficoltà nel gestire la questione nordcoreana.

Le prossime elezioni in Corea del Sud determineranno non solo il futuro leader del Paese, ma anche l’evoluzione delle sue alleanze e della politica estera. Un governo progressista potrebbe avvicinarsi a Pyongyang, ma incontrerebbe difficoltà nelle relazioni trilaterali, mentre un’amministrazione conservatrice consoliderebbe i legami con Stati Uniti e Giappone, pur affrontando la sfida nordcoreana. In ogni caso, il risultato elettorale avrà un impatto rilevante sulla posizione internazionale della Corea del Sud.

Mondo Internazionale APS - Riproduzione Riservata ®2025

Condividi il post

L'Autore

Francesco Oppia

Autore di Mondo Internazionale Post

Tag

Corea del Sud