Dalla scuola al carcere: minori detenuti e violentati in Bahrain

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  Giorgia Milan
  15 marzo 2025
  3 minuti, 24 secondi

In Bahrain continuano le violazioni dei diritti umani dei bambini detenuti nelle carceri del paese. Arrestati principalmente in occasione di proteste, in Bahrain i bambini continuano a rischiare la detenzione e innumerevoli violazioni dei loro diritti umani. Le indagini di Human Rights Watch e ADHRB (Americans for Democracy & Human Rights in Bahrain) hanno portato alla luce una condizione di vita inammissibile, una tendenza che deve essere interrotta quanto prima.

La questione dell’arresto e della detenzione di minori è tornata in auge negli ultimi anni. Da un lato, l’invasione della Palestina e i continui attacchi indiscriminati contro i palestinesi hanno portato a un’escalation di proteste, di arresti e di conseguenza una progressiva intensificazione della repressione della libertà di espressione, di riunione, di protesta pacifica. Tra agosto e dicembre 2023 sono stati arrestati ben 32 minori, 344 i cittadini arrestati tra ottobre 2023 e novembre 2024. La loro colpa? Aver espresso solidarietà ai palestinesi e libanesi.

Dall’altro lato, nell’aprile 2024 il governo del Bahrain ha concesso amnistia a 1584 prigionieri, di cui 40 minori, precedentemente arrestati per accuse legate alla libertà di parole e di espressione.

È evidente come negli ultimi decenni la detenzione di minori nel paese sia diventata purtroppo un’abitudine, un’abitudine piuttosto illegale in quanto l’arresto di minori dovrebbe essere considerato l’ultima spiaggia, essendo proibito dal diritto internazionale. È consentito appunto solo in casi estremi e, inoltre, per lo stretto necessario.

Secondo la legge interna del Bahrain, inoltre, l’età minima per l’arresto è di 15 anni, ma una legge del 2021 stabilisce che le autorità possono “collocare il minore in un istituto di assistenza sociale per periodi settimanali rinnovabili se le circostanze lo richiedono”, in altre parole possono quindi arrestare liberamente un minore di 15 anni. La legge interna, tra l’altro, non stabilisce delle regole da seguire prima, durante e dopo i processi.

I centri di detenzione sono caratterizzati da una serie di violazioni di diritti umani, in particolare quello di Dry Dock:

  • Torture e maltrattamenti
  • Violazione del diritto all’istruzione
  • Condizioni disumane (mancanza di acqua potabile, sovraffollamento, isolamento, scarsa alimentazione)
  • Soppressione della religione
  • Negligenza medica
  • Sciopero della fame

Tra novembre 2023 e settembre 2024 Human Rights Watch ha intervistato otto uomini che sono stati arrestati quando erano ancora minorenni (20213-2019) e che sono stati successivamente rilasciati (2019-2024) e quattro madri di ragazzi che sono stati arrestati in occasione delle proteste dell’ottobre del 2023 in supporto ai diritti dei palestinesi. In alcuni casi, non stavano partecipando attivamente alle proteste, ma le autorità del Bahrain li hanno percepiti come parte attiva e dunque arrestati.

Da queste dodici interviste sono emersi dettagli che fanno venire i brividi. Minori arrestati e poi torturati, violentati sessualmente e privati dell’accesso ad avvocati e supporto giuridico adeguato. Durante gli interrogatori, inoltre, sono stati ripetutamente torturati, sia fisicamente che psicologicamente, e portati a confessare crimini che non avevano commesso, solo per giustificare la successiva detenzione.

Un uomo, al tempo dell’arresto quindicenne, ha dichiarato che durante l’interrogatorio è stato ripetutamente picchiato. Ha confessato in quanto minacciato di stupro.
In seguito alle torture, i minori arrestati sono stati privati di un adeguato accesso a cure mediche, acqua e cibo, peggiorando così la situazione.
Con il rilascio, tuttavia, non si sono concluse le violazioni. Una volta liberi, gli otto ex detenuti hanno subito restrizioni in ambito lavorativo e di viaggi.

Nonostante la recente amnistia, altri 38 minori sono stati recentemente arrestati, 14 dei quali senza mandato. Il governo del Bahrain pare dunque non essere interessato a invertire questa rotta: continuano infatti le detenzioni illegali e le torture a minori innocenti.

Siamo davanti a un paese che costringe al silenzio i suoi giovani, accusati di crimini che non hanno nemmeno compiuto, privati della loro umanità e di qualsiasi diritto. Siamo davanti a un paese che sta spazzando via qualsiasi speranza di futuro.

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L'Autore

Giorgia Milan

Giorgia Milan, classe 1998, ha conseguito una laurea triennale in “scienze politiche, relazioni internazionali e governo delle amministrazioni”, con una tesi riguardo la condizione femminile in Afghanistan, e successivamente una laurea magistrale in “Human rights and multi-level governance”, con una tesi riguardo la condizione delle donne rifugiate nel contesto dell’attuale guerra Russo-Ucraina, il tutto presso l’Università degli studi di Padova.

I suoi interessi principali sono i diritti umani, in particolare i diritti delle donne. È proprio il forte interesse per questi temi che l’ha spinta a intraprendere un tirocinio universitario presso il Centro Donna di Padova, durante il quale ha avuto la possibilità di approcciarsi al mondo della scrittura e della creazione di contenuti riguardanti la violenza di genere e le discriminazioni.

In Mondo Internazionale Post Giorgia Milan è un'autrice per l'area tematica di Diritti Umani.

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Diritti Umani

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