Ecuador, la situazione a due settimane dal ballottaggio

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  Alessandro Dowlatshahi
  29 settembre 2023
  6 minuti, 40 secondi

La “muerte cruzada” e le elezioni anticipate

Il prossimo 15 di ottobre si terrà in Ecuador il secondo turno delle elezioni presidenziali. Il primo turno era stato indetto per il 20 agosto scorso, con largo anticipo rispetto alla normale scadenza del mandato dell’ex Presidente. Le ragioni della precoce chiamata alle urne sono da rintracciare nella “muerte cruzada” decretata dal Presidente Guillermo Lasso, meccanismo costituzionale sfruttato dal capo di stato per bloccare l’impeachment ordito dal Parlamento contro di lui – si parla di una condanna per malversazione di fondi pubblici - e sciogliere così la Camera per tempo. Al primo giro di votazioni si sono presentati partiti rappresentanti un vasto ventaglio di credo politici. Lo schieramento di sinistra si è radunato attorno a Luisa González, leader di Movimiento Revolución Ciudadana; quello di destra si è frammentato in quattro nomi (Otto Sonnenholzner, Xavier Hervas, Daniel Noboa Azin e Jan Topić) con altrettante declinazioni ideologiche e visioni politiche; mentre al centro il principale partito, Movimiento Construye, ha candidato il giornalista Christian Zurita per colmare il vuoto lasciato dall’omicidio del giornalista ed attivista Fernando Villavicencio, avvenuto il 9 agosto dopo un comizio elettorale a Quito. Gli inquirenti hanno sospettato che dietro all’attentato ci fossero gruppi di narcotrafficanti, criminali contro i quali Villavicencio aveva a lungo combattuto la sua battaglia sulla carta stampata.

Le vittime politiche

Quello di Villavicencio non è stato un episodio isolato. Altri due assassini hanno macchiato il periodo della campagna elettorale nel Paese: il primo è quello di Pedro Briones, esponente di Movimiento Revolución Ciudadana, ucciso il 14 agosto in casa sua; il secondo ha avuto per vittima un candidato della lista del conservatore Otto Sonnenholzner, Rider Sánchez Valencia, assassinato il 16 agosto. Le indagini sui responsabili conducono alla pista della criminalità organizzata ecuadoregna, entità che negli ultimi anni ha acquisito sempre più potere nei confronti dello stato. Secondo i dati del National Police and National Institute of Statistics and Censuses (INEC), dal 2020 a oggi gli omicidi in Ecuador sono più che raddoppiati, superando le 3500 vittime nel 2022. A pochi giorni dal primo turno elettorale queste morti hanno avuto l’effetto di seminare il panico nel Paese, ingenerando una profonda sfiducia popolare nei confronti delle istituzioni. Un recente sondaggio ha stimato all’87 per cento il tasso di insoddisfazione verso la democrazia ecuadoregna. La reazione del governo, però, non si è fatta attendere: con lo stato d’emergenza deliberato per un limite di 60 giorni a partire dal 10 agosto, Guillermo Lasso ha dato un segnale forte ai cittadini, dimostrando di voler mettere mano al problema dell’insicurezza sociale.

L’esito alle urne

Lo spoglio delle urne del 20 agosto non ha portato a un vincitore definitivo, in quanto non è stata raggiunta la maggioranza assoluta dei voti (50 per cento, oppure almeno il 40 per cento e un margine di almeno 10 punti dal candidato successivo). A metà ottobre si andrà dunque al ballottaggio. Gli sfidanti saranno i due candidati che hanno accumulato più voti al primo turno, vale a dire Luisa González di Movimiento Revolución Ciudadana (33 per cento) e Daniel Noboa Azin di Acción Democrática Nacional (24 per cento); il centrista Christian Zurita, invece, è stato escluso dal duello finale, avendo ottenuto solo il 16 per cento dei voti a favore. Stando ai sondaggi, la vittoria di Luisa González era molto probabile. Alla base di queste aspettative c’era la forte vicinanza – percepita dagli elettori, ma negata apertamente dalla candidata – alla controversa figura di Rafael Correa, ex presidente ecuadoregno amatissimo da molte classi sociali per la lotta alle diseguaglianze portata avanti durante il suo decennale mandato (2007-2017), ma poi caduto in disgrazia nel 2020 per uno scandalo di corruzione. Meno atteso, invece, il secondo posto di Daniel Noboa Azin: nonostante la poca esperienza politica, il trentacinquenne di Guayaquil ha guadagnato la stima di molti connazionali con un discorso tenuto la settimana prima delle votazioni, in cui si diceva a favore del liberismo in campo economico e deciso a cambiare la faccia politica al Paese, eliminando il bipolarismo tra “correisti” e “anti-correisti” con una proposta di stampo centrista.

Cosa ci si aspetta dal ballottaggio

Nell’intervallo temporale tra il primo e il secondo turno di elezioni sono state elaborate analisi di previsione del voto. Secondo alcuni sondaggi, Daniel Noboa Azin sarebbe il favorito: le stime danno il candidato di Acción Democrática Nacional al 55,16 per cento, mentre Luisa González al 44,84 per cento. Un ruolo decisivo in queste ultime due settimane avrà la campagna elettorale: il Consejo Nacional Electoral (CNE) ne ha decretato ufficialmente l’inizio nella giornata di domenica 24 settembre e ha imposto il silenzio elettorale a partire da giovedì 12 ottobre. Saranno giorni in cui le due liste dovranno rinnovare la fiducia dei votanti del 20 agosto e attirare il favore di indecisi e disillusi. In particolare, gli occhi dei 13 milioni di ecuadoregni saranno puntati sul dibattito televisivo di domenica 1 ottobre, in cui i due sfidanti esporranno le loro proposte in merito a temi come l’economia, la società e la sicurezza. A causa dei fatti di sangue dell’ultimo periodo e dell’instabilità politica in cui versa l’Ecuador, le votazioni del 15 ottobre saranno un momento cruciale per il futuro del Paese. E la gente lo avverte, tanto che, come ha rivelato Álvaro Marchante, manager dell’azienda di analisi dati Comunicaliza, l’interesse e la partecipazione attiva per le elezioni presidenziali del prossimo mese sono relativamente alti: l’indecisione generale si attesterà attorno al 12,3 per cento, mentre le schede bianche o nulle non andranno oltre il 9,5 per cento.

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Alessandro Dowlatshahi

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